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Amatrice Accumoli Arquata…

No, nessuna immagine di crolli e devastazioni, nessuna immagine di sofferenza, non lo so neanche io il perchè, ma questa mattina presto, ho subito cercato un’immagine di serenità, come erano Amatrice, Accumoli, Arquata e tante altre culle di anime sparse tra le Marche e il Lazio, prima che la terra tremasse, come fa quotidianamente in ogni angolo del nostro Paese portandosi via i sogni e la storia di tanti fratelli.

Amatrice, Accumoli, Arquata e tanti altri piccoli paesi e borghi disseminati ovunque che torneranno nel tempo ad essere come erano, perchè non c’è nulla che può esaltare questo Paese se non le difficoltà, il dramma, la tragedia, l’Italia migliore rinasce sempre dalle macerie…purtroppo!

Lo so non dovrebbe essere questo il tempo delle polemiche, ma oltre ad aiutare questi nostri fratelli abbiamo bisogno di tornare ad essere consapevoli di quello che sta accadendo in mezzo a questa depressione economica, questa follia monetaria. Questo accade da sempre ma oggi in mezzo a questa depressione più di ieri c’è bisogno dello Stato ovvero di tutti noi.

Prima però voglio condividere queste splendide parole apparse sul profilo Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) di un nostro carissimo compagno di viaggio …

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Tanto per cominciare, siamo vivi. Ma definire le emozioni di oggi è impossibile. Vengo da tre delle settimane più belle della mia vita. Troppe le persone da nominare, i giri in bicicletta da ricordare e le escursioni da raccontare sulle mie amate montagne. Erano in preparazione gli album degli ultimi, meravigliosi 23 giorni, fatti di famiglia, affetti veri, giornate spensierate con gli amici aquilani e marchigiani, i giri in bici sul Gran Sasso, a Campotosto e ad Amatrice, le escursioni in montagna e la mia vita spartana e spensierata a Norcia, Visso e Castelsantangelo sul Nera. Era arrivata anche la bella novità di un nuovo lavoro, proprio a Visso, ad un tiro di schioppo da quei Sibillini, che sono diventati una seconda casa. Poi alle 3.36 mi sveglio all’improvviso, provo un senso di malessere diffuso, quasi una nausea, che non mi so spiegare. 10-15 secondi e il mondo inizia a tremare, l’intonaco a cascare sul tuo viso, la Natura ti mette alla prova con il suo grido più forte. Chiami, urli, provi a capire se nella stanza di fianco alla tua, tuo fratello, tua cognata e tuo nipote sono ancora vivi. Il tempo di mettere la tuta, un paio di scarpe e con ancora il pigiama indosso ci si getta fuori di casa. Attimi lunghi vite intere, in cui non hai tempo di scrivere su Facebook chi ha sentito il terremoto. Perchè l’epicentro del terremoto sei te. Sono seguite ore drammatiche, in cui si fa la conta di chi c’è e chi no, in cui chi può, DEVE aiutare, in cui anche il vicino di casa scorbutico diventa una persona da aiutare. Lo sciame sismico continua, quasi a forza bisogna convincere i più anziani a lasciare le loro case, per trasferirsi nel freddo parcheggio all’aperto del paese. Arrivano le prime notizie, Amatrice non esiste più, perchè l’epicentro è proprio sotto il tuo culo. Lo capisci quando arriva una chiamata da L’Aquila (Parigi: FR0010340711 - notizie) e proprio in quel momento la terra trema sotto i tuoi piedi, 8 secondi prima che tremi nella valle dell’Aterno. In pochi rimangono con i nervi saldi. Al mio fianco ho però un grande uomo. E non perchè sia mio fratello Marco. Andiamo (Other OTC: ANDI - notizie) alla casa di riposo su a Nocelleto e mentre tutti fuggono, mentre tutti sono fuori all’aria aperta, mentre c’è chi pensa a mettere in salvo oggetti e vini di valore (che amarezza!) ci buttiamo dentro, insieme a due carabinieri e due fantastiche donne del personale del nosocomio, per tirare fuori dalla struttura pericolante persone allettate che non possono muoversi. 30 minuti interminabili, fra calcinacci e stanze piene di crepe, in cui il timore di un crollo improvviso o di una nuova forte scossa, vengono sopraffatti dall’adrenalina e da quell’atavico senso di altruismo, di cui “soffre” chi da più valore alle persone che alle cose. Solo a mente fredda, ragionando un pò sulle vicissitudini di questa notte, capisci che sarebbe bastato un niente e tua madre, in un solo colpo, avrebbe perso non uno, ma due figli. Perchè scrivo questo? Per farmi dire bravo? Assolutamente no. In quei momenti non pensi a rischiare la tua vita per un encomio o un complimento. Ma quando a bocce ferme ripensi a quello che è avvenuto, ti rendi conto di come tutte le frivolezze, tutti i litigi stupidi, tutte le cazzate che consideriamo importanti, non abbiano valore alcuno, di fronte ad eventi di questa portata. Stasera prima di andare a dormire, abbracciate e date un bacio ai vostri figli. Chiamate qualcuno a cui volete bene e diteglielo. Chiamate qualcuno con cui avete litigato e fate la pace. Potrebbe essere l’ultima volta che avete la possibilità di farlo. E allora fatelo e vivete con gioia la vostra vita, che è il dono più prezioso e meno considerato che la Natura ci ha dato.

Grazie di questa splendida testimonianza di Vita caro Francesco, ti chiedo scusa se non ho chiesto il consenso per condividerla, ma era una perla che non poteva restare nascosta sotto le macerie.

Chiedo scusa anche a Voi cari compagni di viaggio se ora sarò polemico, mi vergogno di essere qui a scrivere invece di correre ad aiutare come fanno tanti eroi di questa terra, ciò che conta lo ha scritto Francesco alla sera della vita ciò che conta è avere amato (cit) ma alcune cose vanno dette.

Si trovano miliardi come noccioline per ricostruire macerie finanziarie, salvare banchieri falliti e si taglia ovunque, dalla scuola alla sanità, dalla cultura all’istruzione, chiudendo ospedali e distruggendo welfare ovunque.

Vi dice nulla questa immagine?

Siamo il Paese con il più alto numero di frane e alluvioni, territorio sismico per eccellenza, eppure tagliamo nella prevenzione, risparmiamo sulla ricostruzione, sull’adeguamento alla realtà, investimenti in questo campo quasi uno ZERO assoluto.

Basta parlare di fatalità, basta continuare a dire che è tutto imprevedibile. BASTA!

Date un’occhiata qui sotto…ImmagineNorcia esempio virtuoso, senza morti né feriti.

No solo dopo che ormai è accaduto l’innevitabile, ma prima, certo se la natura decide di sfogarsi anche rendere antisismico un borgo che ha più di 500 anni di storia potrebbe non servire a nulla, ma almeno proviamoci.

Inutile paragonare grattacieli giapponesi o californiani alla culla della storia, dove giace metà del patrimonio culturale e artistico mondiale, questa si è inutile polemica, investiamo per rendere sicuro questo Paese e al diavolo patti di bilancio anacronistici.

Abbiamo uno slancio umano da far impallidire il mondo uomini e donne che lasciano tutto per correre ad aiutare il fratello, immensa Italia, l’Italia migliore!

Abbiamo per fortuna la migliore Protezione civile al mondo e in nome dell’Europa di vincoli anacronistici, di patti di bilancio allucinanti, cosa stiamo facendo?

965 MILIONI PER SEI ANNI. Per quest’anno, alla voce emergenze ricorrenti sono previsti investimenti per 51 milioni di euro, un taglio netto rispetto ai 96 stanziati l’anno precedente.

Ma il dato più significativo è la riduzione di un’altra voce del bilancio della Protezione civile: quella per il fondo di prevenzione del rischio sismico, diminuito dai 145 milioni di euro del 2015 agli attuali 44 milioni. La coperta, insomma, è corta. E sbilanciata dalla prevenzione all’urgenza.

Il fondo per la prevenzione, approvato in piena urgenza due settimane dopo quel 3 aprile maledetto de L’Aquila, era programmato su sei anni, dal 2010 al 2016, per un importo complessivo di 965 milioni di euro. Una cifra minima. E a dirlo è lo stesso dipartimento della Protezione civile. Rischio sismico, fondi irrisori per la prevenzione – Lettera43

Non ho seguito l’evoluzione di questa autentica fesseria, ma mi auguro che in questo Paese qualcuno faccia un passo indietro…

Nessuno verrà lasciato solo ha detto ieri Renzi, ma questo deve essere oggi e anche domani, nella ricostruzione, altro che assicurazioni PRIVATE su un evento catastrofico come il terremoto in nome dell’Europa!

Ora è il tempo della solidarietà, il tempo di lasciare cadere le parole e darsi da fare per essere vicini a questi nostri fratelli che stanno soffrendo in ogni villaggio, in ogni paese in ogni città della martoriata terra tra le Marche e il Lazio.

Se nella zona vi fosse qualche azienda agricola in difficoltà che i GAS Gruppi di Acquisto Solidale possono aiutare con la loro formidabile rete di cui faccio parte di cui molti di Voi fanno parte, attraverso il passa parola per l’acquisto e il sostegno immediato di prodotti agricoli, facciamolo, aiutiamoli in ogni maniera… E soprattutto ricominciamo, ricostruiamo rapporti UMANI!

Nell’immagine qui sotto c’è tutta la metafora di questo Paese, si piega ma non si spezza, crolla ma allo stesso tempo resiste ancora incredibile, forza Ragazzi ricominciamo…

Autore: Andrea Mazzalai Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online