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Amazzonia, un piano internazionale per salvare gli indigeni a rischio estinzione

Amazzonia, un piano internazionale per salvare gli indigeni a rischio estinzione

In Amazzonia la popolazione indigena rischia di sparire. Un’emergenza che riguarda anche e soprattutto la comunità degli Yanomami nella foresta pluviale a causa non solo della pandemia ma dall’attività mineraria e dalla scarsa sicurezza alimentare.

Il team delle Nazioni Unite in Brasile ha proposto un piano di intervento immediato per dare supporto a queste comunità. L'iniziativa segue la mossa del nuovo governo di Lula da Silva che ha dichiarato lo "stato di emergenza" mentre la polizia federale ha aperto un'inchiesta sul sospetto di genocidio prendendo di mira anche un funzionario legato all'ex presidente Jair Bolsonaro.

Secondo Junior Hekurari, presidente del distretto sanitario indigeno yanomami, ha fatto notare che "loro sono rimasti quattro anni senza assistenza sanitaria nelle comunità. 120 comunità lottano per la vita. Più di 20mila cercatori d'oro nella terra indigena yanomami seminano il terrore con le armi, tutti vivono nella paura.” presidente del consiglio del distretto sanitario indigeno yanomami."

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La situazione è disastrosa. Una delle priorità è ora affrontare le minacce ambientali, tra cui quella delle alte concentrazioni di contaminazione da mercurio in diversi fiumi della regione. Inoltre a diffondere malattie agli indigeni con un basso sistema immunitario anche i minatori presenti nella foresta.

Secondo le stime di gruppi ambientalisti e per i diritti degli indigeni, nell'area sono presenti quasi 20.000 lavoratori attratti dall'alto prezzo dell'oro e appoggiati dall'ex presidente Jair Bolsonaro.

Le concessioni minerarie assicurate dai diversi Paesi amazzonici coprono approssimativamente 1,28 milioni di chilometri quadrati, pari al 18% della superficie della foresta amazzonica. Poco meno di un terzo di queste concessioni – circa 450 mila chilometri – si estende nei territori appartenenti ai popoli indigeni, occupando una superficie pari al 20% del totale.

Tra il 2000 e il 2015, la perdita di aree coperte da foreste è stata maggiore nelle terre indigene in cui era presente attività mineraria, rispetto a quelle in cui non erano attive miniere.