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Un anno fa scoppiava il Dieselgate: cosa è stato fatto finora?

Un anno fa scoppiava il Dieselgate: la Volkswagen (Londra: 0P6N.L - notizie) ammetteva pubblicamente di aver truccato i software per la rilevazione dei livelli di gas inquinanti in fase di test per alcuni autoveicoli sul mercato Usa.

Le reazioni a catena

Uno scandalo che, oltre ai milioni di euro (ma sarebbe più corretto dire miliardi) tra risarcimenti, danni di immagine, autoveicoli ritirati e multe dai vari paesi, è costato anche il posto all’allora ad Martin Winterkorn sostituito da Matthias Müller il quale, anche per ridare nuova credibilità all’azienda ha deciso di inaugurare un nuovo corso improntato verso la sobrietà e la piena collaborazione con le autorità che, in un anno, hanno investigato su quello che è stato il peggiore scandalo per la società tedesca. Numeri alla mano si parla di accantonamenti per circa 16 miliardi, pagamenti agli Usa in qualità di risarcimenti per 15 miliardi, il tutto mentre in Europa partivano i ritiri dei modelli coinvolti tra le varie marche in mano alla casa automobilistica tedesca (5 milioni di Volkswagen, 2,1 milioni di Audi (Londra: 0FG8.L - notizie) , 1,2 milioni di Skoda e 700mila Seat); a tutt’oggi, però, i modelli richiamati e riparati da Volkswagen sono meno del 10% degli 8,5 milioni coinvolti.

Boom di denunce e azioni legali

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Sul fronte giudiziario, intanto, si è assistito a un vero e proprio boom di azioni legali a vario titolo: in Europa le varie class action intentate sono circa 1.400 da parte di altrettanti investitori tra privati e istituzionali (fondi pensione, fondi di investimento, istituzioni pubbliche compresi i Laender tedeschi di Baviera, Baden-Württemberg e Assia) che alla fine hanno chiesto oltre 8 miliardi di euro. Un numero talmente alto che la procura del Tribunale di Braunschweig, giurisdizione cui fa capo la sede della Volkswagen, ha dovuto trovare nuovi locali per far spazio alle pratiche e chiamare rinforzi per potenziamento del personale.

E non finisce qui...

Una serie di conseguenze e di falle che si sono aperte su più fronti, un effetto domino imprevisto che ha trascinato con sè la società la quale alla fine, si troverà a pagare un conto di circa 35 miliardi. Ma la situazione potrebbe peggiorare proprio in questi giorni: voci non confermate parlano di un coinvolgimento anche dei vertici Audi, nello specifico l’amministratore delegato Rupert Stadler, il quale sarebbe stato a conoscenza dell’uso irregolare dei software di rilevazione già sei anni fa e non avrebbe avvertito le autorità di controllo nè corretto la situazione.

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