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Antitrust, gli ultimi provvedimenti su carburanti, ecommerce e recupero crediti

Tra gli interventi dell'Agcm un'azione contro la disparità di prezzi tra distributori legati a compagnie petrolifere e impianti no logo

Pompa di benzina (Fotolia)

Nell’ultima settimana del 2012, l’Antitrust è intervenuta con provvedimenti importanti in tre settori: i carburanti, l’ecommerce e il recupero crediti. In tema carburanti, ha agito riguardo alla disparità di prezzi tra i distributori delle società petrolifere e le “pompe bianche” o i punti vendita Gdo. C’è il sospetto infatti che le grandi compagnie possano aver fatto cartello dei prezzi. L’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è consistito in una richiesta al legislatore di introdurre ulteriori norme per consolidare le potenzialità dei nuovi soggetti che entrano nel mercato dei carburanti – al momento ci sono oltre 2mila operatori indipendenti (“pompe bianche”) e 82 punti vendita collegati alla Gdo, contro più di 22mila pompe delle compagnie petrolifere – ed evitare concentrazioni oligopolistiche che influiscano sui prezzi a danno dei consumatori.

L’indagine dell’Antitrust sui prezzi alla pompa ha riscontrato infatti che tra il 2010 e il 2011, i distributori legati alla Gdo praticavano prezzi più bassi rispetto ai no logo (da 1,5 a 5 centesimi per litro in meno) e agli impianti delle compagnie petrolifere (dai 9 ai 13 centesimi in meno), in particolare quando esponevano solo il brand della catena di Gdo. Se invece si trattava di impianti in co-branding, i prezzi tendevano a salire e permettevano ai concorrenti, sia pompe bianche che impianti “colorati”, di adeguarsi alle politiche di prezzo dei distributori Gdo nelle aree in cui fossero presenti impianti legati alla Grande distribuzione organizzata.

A parere dell’autorità indipendente, la liberalizzazione del mercato dei carburanti, pur avendo migliorato il sistema, non ha ancora prodotto tutti i benefici di prezzo previsti. Le norme che dovranno essere introdotte dal legislatore dovranno quindi, secondo l’Antitrust, favorire l’ingresso di operatori indipendenti anche in quelle aree del Paese (il Sud in primis) in cui la presenza di pompe bianche non agevola il manifestarsi di un’autentica concorrenzialità tra distributori; far sviluppare impianti legati alla Gdo privilegiando il marchio proprio; incentivare un’evoluzione delle pompe legate alle compagnie petrolifere.

Inoltre, sostiene l’Autorità, occorre provvedere all’istituzione di una banca dati istituzionale che aggreghi e pubblichi i prezzi praticati in ogni singolo impianto a livello nazionale; sfruttare l’avvio futuro di un mercato delle logistica petrolifera e di un mercato all’ingrosso dei prodotti petroliferi liquidi per autotrazione per dare maggiori possibilità di sviluppo alle “pompe bianche”; rendere migliori le condizioni di approvvigionamento degli operatori indipendenti; agevolare  lo sviluppo di forti operatori attivi su base regionale o pluriregionale; infine, favorire la costituzione di gruppi di acquisto tra piccoli operatori per poter “strappare” prezzi all’ingrosso più convenienti.



Riguardo al commercio elettronico, l’Authority della Concorrenza ha fatto chiudere i battenti a un sito che vendeva farmaci online, comminando una sanzione di 200mila euro al titolare, e ha sanzionato per 240mila euro Private Outlet Srl e Private Outlet SaS, le società che gestiscono il sito di ecommerce Private Outlet.

Quanto al primo provvedimento, la chiusura del sito per la vendita di farmaci online, va ricordato che il sito era già stato oscurato in via cautelare a giugno 2012 in quanto pratica commerciale scorretta. In Italia la vendita di farmaci sul web è illegale, nonché pericolosa perché avviene in assenza di un farmacista esperto che certifichi la qualità del prodotto e l’appropriatezza. Tra l’altro, questo sito aveva anche consentito lo smercio di farmaci per cui era obbligata la prescrizione medica.

Private Outlet, invece era stato segnalato l’anno scorso dagli utenti (nonché oscurato a marzo in via cautelare) per problemi come consegne mancate o sbagliate, non rispetto dei tempi di consegna, mancata garanzia di assicurare a tutti gli acquirenti lo stesso prezzo per i prodotti venduti, impossibilità di contattare i fornitori o di presentare reclami, difficoltà a far valere i propri diritti contrattuali. Infine, il sito ha invitato il consumatore all’acquisto di prodotti ad un determinato prezzo, senza rivelare l’esistenza di prevedibili ragioni che avrebbero impedito la consegna degli stessi a quel prezzo. Per le due società, quindi 240mila euro di sanzione. Queste due istruttorie, farmaci e Private Outlet, sono le prime durante le quali l’Antitrust ha applicato la normativa che prevede la possibilità di chiedere ai provider di Internet di impedire l’accesso ai siti.

Il terzo settore su cui è intervenuta l’Autorità è il recupero crediti, per il quale ha sanzionato 4 compagnie per pratiche commerciali scorrette, con sanzioni per complessivi 350mila euro. Sotto accusa l’accanimento e i metodi invasivi con cui costringevano i debitori a pagare. Multe di 100 mila euro a Eurorec e Eurocredit che mandavano atti di citazione presso sedi di Giudici di Pace per intimorire i consumatori. Altre 100mila euro sono state comminate ad Agenzia Debiti e 50mila euro a B&p.