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Arriva la bastonata per Wall Street

Bella bastonata, quella presa da Wall Street venerdi sera. Tutti i principali indici US hanno chiuso sui minimi di seduta, lasciando sul campo oltre il 2% (Il Russell 2000 small caps oltre il 3%). Tra i settori, comprensibilmente massacrati Telecom e utilities, ovvero quelli che più si erano avvantaggiati dei tassi bassi, offrendo i flussi di dividendi più stabili. Un po’ meglio, in relativo, i finanziari, che più hanno da guadagnare da tassi in rialzo e curve più ripide.

Già, perchè anche i bonds hanno chiuso sui minimi, con i rendimenti in molti casi ai massimi da diverso tempo (vedi T-note a 1.67% e bund tornato positivo a 0.01%, in entrambi i casi massimo da post Brexit, a luglio).

Tra i motivi del selloff generalizzato, il principale sembra essere la percezione di un cambio di atteggiamento da parte di alcune delle principali banche centrali:

  • L’ECB ha deluso le attese negando indizi di nuovo stimolo in arrivo, e dichiarandosi soddisfatta di quanto già disposto.

  • la BOJ ha offerto un po’ di sostanza ai rumors che da tempo la descrivevano in cerca di una modifica del QE per ettenuarne l’effetto sul long end della curva dei tassi Giapponese.

  • La FED, dal canto suo, non è sembrata avallare le attese di un nulla di fatto sui Fed Funds il 21 settembre, nonostante il peggioramento dei dati.

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In soldoni, sembra che le banche centrali abbiano infine spostato il loro focus sugli effetti collaterali delle misure di easing straordinario erogate, e siano, chi più chi meno, in cerca di un policy mix più equilibrato e salubre, nel medio periodo.

Naturalmente, si tratta di un amara sorpresa per un mercato, come quello globale del reddito fisso, fin qui focalizzato sul “buyer of last resort” e sugli effetti scarsità per le categorie di bonds oggetto dei programmi di acquisto.

Un brusco rimbalzo dei rendimenti, sebbene da livelli miserrimi, non è ovviamente uno sviluppo granchè apprezzato dall’azionario dei paesi sviluppati, visto che nell’ultimo periodo il paragone tra il dividend yield e il livello dei tassi governativi è stato dai fattori più citati a favore dell’investimento in equity, in particolare su multipli elevati come quelli osservati a Wall Street di recente.

Poi, c’è il peggioramento dei dati macro in US e, in minor misura in Europa, anche se non credo che questo sia già entrato appieno sul radar screen degli investitori. Lo farà se la fase di volatilità si protrarrà per più di una settimana.

Venendo alla giornata odierna, naturalmente l’esplosione di volatilità a Wall Street ha agitato parecchio l’Asia, che ne condivideva da tempo la calma olimpica. Le variazioni dei principali indici si collocano tra il -1.7% dell’ India e di una Toyo che spera nella FED ma teme la propria Banca Centrale il -4% dello HSCEI, riportato sulla terra da violente prese di beneficio dopo la performance stellare dei giorni scorsi. Sui mercati locali cinesi ci si son messe anche le autorità locali, con il capo economista della PBOC che ha citato la necessità di contenere gli investimenti sull’immobiliare.

I mercati europei hanno dovuto fattorizzare il robusto calo di Wall Street occorso dopo la loro chiusura di venerdi (le perdite sono quasi raddoppiate). Oltre a ciò, non è che il newsflow nel week end sia stato bellissimo, con il mancamento della Clinton ad alimentare i dubbi sul suo effettivo stato di salute.

Cosi (NasdaqCM: COSI - notizie) gli indici hanno aperto in gap down, e hanno raggiunto rapidamente passivi intorno al 2%. Prese di beneficio anche sui bancari, che però avevano outperformato il mercato fino a venerdi compreso. In assenza di dati macro significativi anche i rendimenti hanno continuato a salire, sebbene non ai ritmi della scorsa seduta. Anche sul credito è proseguita la presa di beneficio.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo pomeriggio, un accenno di rimbalzo di Wall Street ha permesso all’Eurozone di ridurre il passivo, che però a fine giornata resta consistente, se paragonato ai recenti standard.

A differenza di quello dei dati macro, oggi il calendario di interventi dei membri FED era alquanto affollato (Kashkari, Lockhart), ma l’attenzione era tutta per l’intervento della Brainard, fissato per le 19.15 ora italiana, a causa dell’ipotesi di complotto citata venerdi (un membro “colomba” aggiunto all’ultimo momento, ore prima che partisse il black out pre FOMC, per puntellare le attese di un rialzo). Una chiara dimostrazione dell’isteria raggiunta dai mercati sulla normalizzazione dei tassi US.

Niente di più sbagliato, la Brainard si è confermata iperprudente: la necessità di agire preventivamente si è attenuata, è più preoccupata dalla possibilità che l’inflazione si riveli sotto attese e la politica monetaria dovrebbe orientata a contenere i rischi.

Su questo, le probabilità di una mossa a settembre estrapolate dalla Fed Funds strip sono tornate al 22%, livello medio della prima metà di agosto (ancora troppo alte, a mio modo di vedere).

La reazione dei mercati è stata, fin qui, meno veemente delle attese, in parte perchè Wall Street aveva già accumulato un progresso discreto al momento del discorso e in parte forse perchè comunque la comunicazione FED resta un UFO in questa fase.

Infine la reazione dei tassi a lunga ad un mancato rialzo a settembre non è ovvia.

Sul fronte dati, l’evento della settimana sono le retail sales US di agosto, giovedi, particolarmente rilevanti per valutare lo stato del ciclo statunitense, dopo i fiaschi sugli ISM, visto che i consumi sono stati l’aspetto più positivo dell’economia US in questo 2016.

Sul fronte tecnico, sembra che l’S&P 500 oggi voglia negare il follow through alla rottura ribassista di ieri, il che ne attenua un po’ gli effetti nefasti sullo scenario. Ma bisogna tenere a mente che il crollo era stato cosi brusco da spedire l’ipervenduto sul grafico orario a livelli assai estesi (RSI orario a 17). Inoltre i grafici sui treasuries non mostrano al momento la stessa reattività.

Il posizionamento sull’azionario US era tatticamente abbastanza affollato (vedi grafico courtesy of Citigroup (NYSE: C - notizie) ), per cui non credo che si possa essere riequilibrato cosi in fretta. Per cui la prudenza resta d’obbligo.

E poi c’è sempre quella questione dei dati macro.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online