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Arrivano i supporti per Wall Street

Venerdi sera, dati macro ed earnings positivi hanno offerto supporto a Wall Street, permettendogli di ritoccare marginalmente il record in chiusura.

Sul fronte earnings, con 129 aziende su 500 dell’S&P 500 che hanno riportato, oltre l’80% ha battuto (o rispettato) le stime, con una sorpresa aggregata del 5.8%. Il 60% ha battuto le stime di fatturato, in aggregato dell’ 1.4% (Dati di Bloomberg). Si tratta di numeri decisamente rispettabili, provenienti da un campione di aziende (un quarto del totale) che comincia a farsi significativo. Questa settimana riportano 197 aziende, tra cui Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) e Verizon (domani), Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) e Coca-Cola (Mercoledi), Google (giovedi), Exxon Mobil (Swiss: XOM.SW - notizie) e Chevron (Euronext: CHTEX.NX - notizie) (venerdi), e quindi venerdi avremo un quadro affidabile. Entra (Londra: 0R3Y.L - notizie) nel vivo anche l’earning season dello Stoxx 600 (ad oggi EPS e sales beat del 55% circa ma su un campione più ridotto), con 200 società che riportano.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) week end, il G-20 in Cina, conclusosi con un comunicato in cui si è ribadita la determinazione a usare tutti i mezzi fiscali, monetari e strutturali per sostenere una crescita che permane “inferiore a quanto desiderabile” (…zzzzzz….) non ha portato spunti di dibattito particolari.

Diversamente, con la Fed mercoledi, e la BOJ giovedi notte, e l’annuncio dei risultati degli stress test bancari europei venerdi (a mercati chiusi) si annuncia una settimana interessante e piena di incognite. Stupisce poco, quindi, il clima interlocutorio della seduta asiatica , con solo India e Australia in grado di mostrare qualche vitalità.

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A latere del G-20, Kuroda è tornato sull’argomento Helicopter Money, sostenendo che ve ne sono diverse varietà . Il finanziamento della spesa pubblica ad opera della banca Centrale è vietato, ma un mix di politiche monetarie e fiscali può supportare l’economia.

Bloomberg riporta che quasi l’80% degli analisti interpellati si attende una mossa giovedi notte, il che lascia spazio ad un discreto ammontare di delusione se anche questo meeting dovesse essere lisciato (si sa, a Kuroda piace sorprendere).

Peraltro, come accennato i giorni scorsi, le autorità non hanno molto margine di manovra, e mi pare che questa settimana offra l’occasione perfetta per mostrare coordinamento tra politica monetaria e fiscale. Sarebbe madornale se se la lasciassero sfuggire.

L’apertura europea ha visto un sentiment positivo prendere il sopravvento. D’altronde, l’ IFO tedesco di luglio ha confermato che, per il momento, per apprezzare l’effetto della Brexit sulla Core Europe serve la lente d’ingrandimento. Ovviamente si tratta delle prime settimane, e in ogni caso i dati reali potrebbero mostrare che l’ottimismo delle survey è mal riposto.

Ma tant’è, per ora sembra che lo siano i catastrofismi della prima ora.

Naturalmente, l’incombere degli stress test mantiene nervosismo sul settore bancario, in particolare sugli istituti più deboli.

Nel primo pomeriggio, il mood si è afflosciato in in US, senza un preciso catalyst, se non i soliti sospetti: l’oil ha fatto segnare i minimi da maggio, oppresso da un accelerazione nelle riaperture di impianti di estrazione, nonchè un nuovo record di scorte di carburanti. Come si nota dal grafico di Bloomberg, il massimo relativo del petrolio ha quasi coinciso con il minimo di impianti aperti.

Su queste basi, un ritorno dell’oil sotto 40$ dovrebbe arrestare la rinascita della shale industry, e porre i presupposti per una stabilizzazione.

Naturalmente, anche l’avvicinarsi del FOMC contribuisce a creare qualche nervosismo. La prudenza della Fed è sicuramente tra i fattori del recente rally, e per quanto non ci sia da attendere un azione mercoledi, con l’impatto della Brexit ancora da definire e e il mercato assolutamente impreparato (Bloomberg attribuisce solo un 10% di probabilità ad una mossa), il Committee potrebbe cercare di aprirsi una possibilità di rialzo nella seconda parte del 2016, eventualità a cui al momento i futures attribuiscono meno del 50% di probabilità. In fin dei conti, Brexit a parte, al momento non c’è molto a cui aggrapparsi per escludere una tale eventualità (se non motivi di opportunità, visto l’incombere delle Presidenziali).

Cosi Wall Street ha preso la via del ribasso, guastando la festa all’Eurozone, che ha chiuso in pari, e ridando fiato ai bonds, che stamattina languivano. Abbastanza stabili € e Yen mentre il mondo emergente ha ceduto qualcosa, infastidito da oil e Fed.

Detto degli appuntamenti di politica monetaria e degli earnings, sul fronte macro la settimana propone domani in US PMI services e Consumer confidence, mercoledi i Durable goods di Giugno, e venerdi il GDP europeo del secondo trimestre, e in US il Chicago PMI.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online