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Le attese sui mercati tra Jackson Hole e Ventotene

Quella che si apre è una settimana di transizione che vede i mercati uscire dal tunnel ferragostano.

Quali le attese?

Lo sguardo, sebbene non si siano certo esaurite le argomentazioni su agosto, si concentra su settembre, per la precisione su quel vertice che, il 16 del mese prossimo, si terrà a Bratislava e che, per la prima volta, vedrà l'assenza del Regno Unito. Unica certezza è che nel mare di difficoltà, aumentate con l'ultimo attentato in Turchia in cui sono morte circa 50 persone, si deve fare sempre più fronte comune contro una serie di “nemici” appartenenti un po' a tutte le categorie, sia politici che finanziari. Ecco allora che, partendo dalla volontà più volte espressa dai vertici europei, cioè quella di restare un'unione a prescindere dal risultato a sorpresa della Brexit, l'appuntamento del vertice di Ventotene che si apre oggi tra Italia, Francia e Germania, potrebbe essere un'occasione per gettare le basi di una rivoluzione (totale o parziale) non solo delle regole ma anche dell'approccio verso il concetto di Ue. Ancora di più vista la tempesta di venerdì che si è abbattuta sul listino italiano e che ha riproposto, qualora ci fosse bisogno di conferma, la fragilità del sistema di credito italiano. Una situazione, quella italiana, che vede coinvolto anche il sistema politico oltre quello economico in sé; infatti sarà necessario, nell'immediato, riuscire a gestire non solo la flessibilità di bilancio ma anche l'emergenza sicurezza oltre alle questioni interne riguardanti le pensioni e il prossimo referendum sulla riforma costituzionale.

La paura nasce dalle banche

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Nello specifico, a spaventare, soprattutto venerdì, è stato il problema bancario: la Bce (Toronto: BCE.TO - notizie) , negli ultimi verbali di luglio, è particolarmente preoccupata per la tenuta delle banche a causa più che altro del legame tra economia e istituti finanziari. Il nodo, infatti, si trova tutto nel rallentamento dell'economia e del prodotto interno lordo che continua a calare a sua volta: le banche, legate a filo doppio, infatti, rischiano di vedere trasformati i propri prestiti prima in incagli e poi in sofferenze. Da qui la vendita che ha contraddistinto i titoli del settore nell'ultima seduta di venerdì, chiusasi con un passivo del 2,18%, un copione che si sta ripetendo troppo spesso e in cui una nazione con un listino particolarmente bancocentrico è la prima vittima. La Germania, infatti, ha un colosso con i piedi d'argilla come Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) ma alla fine della partita vede un passivo solo dello 0,55%.

Francia e Germania

Allargando il fronte all'Europa, si può dire che se da una parte Roma piange, di certo Parigi e Berlino non ridono. Per quanto riguarda il problema bancario, arriva proprio dalla Germania la notizia secondo cui la controllata di Deutsche Bank, Postbank, si appresta a mettere un canone mensile di poco meno di 4 euro, 3,9 per la precisione, per tutti i conti correnti con entrate inferiori ai 30mila euro mensili. Un ennesimo escamotage per riuscire a migliorare i margini di guadagno nell'era dei tassi negativi, era che è la stessa anche delle numerose norme che impongono requisiti di capitale sempre più stringenti, imposti dalla vigilanza europea. Da parte sua la Bce e le autorità europee hanno intrapreso a tempo una politica di rafforzamento e messa in sicurezza del settore che, al di là delle rassicurazioni e dei numeri, non ha però ottenuto il risultato sperato se è vero come pare che dal 29 luglio, giorno in cui vennero resi noti i risultati dei tanto temuti (e discussi) stress test, l'indice di riferimento del settore bancario ha visto per l'Italia un calo del 4% nelle ultime tre settimane, nonostante quasi tutti gli istituti della nazione siano stati promossi, con l'unica eccezione di Monte Paschi. Numeri alla mano si parla, sempre nelle ultime tre settimane, di un calo del 6,5% per Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , Ubi (Taiwan OTC: 6562.TWO - notizie) a -20% dal 29 luglio e Banco Popolare (Amsterdam: PB8.AS - notizie) a -13% sempre nello stesso periodo.

E gli Usa?

Per loro si aspetta il 26 agosto quando Janet Yellen, si spera, darà qualche indicazione in più sulle strategie che la banca centrale Usa ha intenzione di adottare, sempre che loro stesi sappiano cosa fare vista l'ondata di dichiarazioni contradditorie arrivate dai rappresentanti dei vertici Fed e il quadro dipintosi con la pubblicazione delle ultime minute Fomc.

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