Aziende petrolifere a impatto ambientale zero, ecco chi ci sta provando (e perché)
La compagnia petrolifera British Petroleum, meglio conosciuta come BP, ha annunciato che farà ogni passo necessario per diventare un’azienda a impatto zero, o limitando il più possibile l’inquinamento prodotto. La scelta di BP segue quella di Shell, che ha pubblicato un comunicato simile. E presto anche Exxon potrebbe annunciare la stessa cosa.
Ma perchè aziende petrolifere così importanti si impegnano in un programma così ambizioso? E non è un paradosso, per una compagnia che tratta petrolio, cercare di limitare i danni del cambiamento climatico andando contro i suoi interessi?
La risposta a queste domande è una sola parola: trasparenza. La stessa trasparenza che almeno 300 grossi investitori di BP hanno invocato, pressando la dirigenza e ‘costringendola’ a rendersi più ecologica. Pena, ovviamente, il disinteresse.
Gli affari andranno a gonfie vele, per gli investitori, quando BP avrà un comportamento adeguato a quanto richiesto dal trattato di Parigi sul clima, datato ormai 2015. Per raggiungere questo la compagnia farà di tutto per ridurre le emissioni di ogni suo ufficio e impianto, con una considerevole somma di denaro da investire. Parte di quei soldi sono sotto la forma di bonus e benefit per i dipendenti: verranno ‘modificati’ gli usi possibili di quei benefit in modo che siano usati per attività a impatto zero.
Il gruppo di investitori Climate Action 100+ è riconosciuto come l’intermediario più credibile in questa situazione un po’ particolare, con i soldi del petrolio che devono bilanciare un minor inquinamento. E a BP ha detto, sostanzialmente, che l’azienda non ha mai dimostrato di impegnarsi troppo in questa battaglia. Ma ora sarà costretta a farlo, visto che Shell ha annunciato un obiettivo simile.
A questo punto, se le compagnie petrolifere diventeranno amiche del pianeta, alla lobby della riduzione delle emissioni rimarrà ‘solo’ un nemico da convincere: i governi dei paesi sviluppati e in via di sviluppo.
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