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Azionario in ripresa, Dollaro debole e tassi stabilizzati

Torno da una settimana di vacanza, e trovo l’azionario in ripresa (US ed Emerging sui massimi), Dollaro debole e tassi tendenzialmente stabilizzati.

Cosa è successo? Fondamentalmente 2 cose:

  1. la retorica FED si è nuovamente un po’ ammorbidita. La manifestazione principale di questo fenomeno si è avuta alla testimonianza della Yellen al Congresso, dove la Chairwoman ha osservato che ai Fed Funds non manca molto per raggiungere un livello di politica monetaria “neutrale”, e ammesso che i “fattori temporanei” potrebbero non spiegare interamente il calo della core inflation.

  2. dopo le survey di Giugno, gli ultimi dati macro hanno smesso di collaborare con le ambizioni di normalizzazione della FED, uscendo maggiormente sul lato debole (vedi Small business optimism, CPI, Retail sales, U. of Michigan Confidence). Ovviamente la principale collaborazione era attesa dal CPI core, alla quarta delusione consecutiva, e dai consumi.

Sul fronte FED, non si può parlare di un ritorno al passato, ma più di una lieve correzione di tiro. La Yellen non ha fornito indizi di una modifica del percorso stabilito, ed anzi ha ribadito l’intenzione di procedere alla riduzione del bilancio FED. Il mercato sembra ritenere che un ulteriore “scarsa collaborazione” dei dati vedrà la FED portare avanti la riduzione del bilancio ed eventualmente rinunciare ai rialzi. Di (KSE: 003160.KS - notizie) qui il rimbalzo dei risk assets, in particolare quelli più adatti ai cosiddetti carry trades come gli emergenti, e la rinnovata perdita di momentum del $. La riduzione del bilancio viene vista generalmente come un fenomeno meno rilevante, perchè non si sa ancora quando inizia, perchè sarà molto graduale, e comunque gli effetti non sono cosi chiari.

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Personalmente, non condivido questa view. Certo, la balance sheet reduction impiegherà tempo per dispiegare i suoi effetti (come fu per il tapering). Ma mi pare uno sviluppo assai rilevante, più di un eventuale rinvio dei rialzi dei tassi. Intanto, sui tassi, il mercato prezza già uno scenario assai più graduale di quello FED (sull’ ulteriore rialzo nel 2017 siamo 50/50). E poi, a rilevare sono i tassi reali, il che vuol dire che ulteriori delusioni su inflazione lasceranno invariati forse i tassi nominali ma l’inasprimento delle condizioni finanziari ci sarà comunque. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo, l’offerta di dollari inizierà a ridursi gradualmente.

Venendo alla giornata odierna, l’apertura di settimana ha avuto un tono contrastato in Asia. Sul fronte Cina eravamo in trepidante attesa dei dati macro di giugno e del secondo trimestre dell’anno. Si è trattato di uno strike generalizzato:

  • Il GDP ha sorpreso in positivo confermando il +6.9% del primo trimestre, vs attese per 6.8%. In generale, la crescita si sta tenendo sopra il target ufficiale di circa 6.5%. Tra i driver principali della forza un corposo recupero del property sector.

  • Retail sales, produzione industriale e investimenti fissi hanno tutti battuto il consenso (nei primi 2 casi consistentemente).

Che a 2/3 mesi dal diciannovesimo Congresso del partito l’attività economica acceleri nei dati ufficiali, non deve sorprendere più di tanto. E’ forse marginalmente più sorprendente che la ripresa, che si nota comunque anche in dati non facilmente edulcorabili, sia avvenuta in una fase in cui la politica monetaria (in particolare sul lato credito) è stata leggermente inasprita. Ma gli ultimi dati sui loans, e quelli sull’immobiliare, mostrano che comunque non si è trattato di una stretta feroce.

La sorpresa della giornata è che un serie di dati cosi robusti venga salutata da uno storno dei mercati azionari, storno che vede l’indice delle small caps lasciare sul terreno il 5.1%, facendo i minimi da gennaio 2015.

Diversi fattori sono stati citati per quest’inaspettata debolezza:

  • indiscrezioni di incremento delle regolamentazioni sui media;

  • aumento delle IPO in attesa di quotazione;

  • delusione dagli earnings;

  • attese di ulteriore tightening in seguito alla forza dell’economia.

Vedremo se nei prossimi giorni vi sarà seguito, ma dubito che le autorità si lasceranno sfuggire di mano i mercati proprio adesso, a 2 mesi dal Congresso.

In ogni caso la debolezza è rimasta confinata nei mercati locali, col resto dei principali indici in grado di mettere a segno modesti guadagni (Hong Kong e HSCEI compresi), o nel caso di Sydney, perdite marginali.

La seduta europea è partita con un tono positivo, che però, in assenza di dati significativi, si è progressivamente un po’ stemperato a fronte della Forza dell’€ (giovedi abbiamo l’ECB) e le prese di beneficio sui settori che erano risultati favoriti dal rialzo dei rendimenti. E’ il caso delle banche, penalizzate anche dalla reazione compassata del comparto US ai primi earnings eccellenti (Citi, JPM, Wells Fargo (Swiss: WFC-USD.SW - notizie) ) venerdi.

Nel pomeriggio, l’unico dato macro US di rilievo ha nuovamente deluso. L’Empire manufacturing NY di luglio è sceso più delle attese (9.8 da prec 19.8 e vs attese per 15) e i sottoindici confermano il calo. Il dato resta comunque su livelli robusti, e il calo forse riflette un eccessiva accelerazione di giugno.

Wall Street fatica a trarre ispirazione dalle news e oscilla poco sopra la parità, a fronte di un dollaro stabile sui livelli di venerdi, e rendimenti in marginale calo. Su queste basi i mercati europei hanno chiuso con cali marginali dell’azionario e dei rendimenti core, mentre i bonds periferici hanno approfittato della calma relativa per comprimere gli spreads.

in settimana i principali appuntamenti macro sono domani in cina coi prezzi dell’immobiliare, e con la survey trimestrale ECB in Eurozone. Poi giovedi abbiamo i meeting di BOJ ed ECB.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online