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Banche, crescita prestiti a famiglie e imprese quasi ferma, salgono tassi - Abi

Foto di alcune monete in euro

ROMA (Reuters) - I prestiti delle banche italiane a famiglie e imprese sono cresciuti dello 0,5% a marzo su base annua da +1% a febbraio, rallentando per gli effetti della politica monetaria della Bce.

Lo mostra l'ultimo rapporto mensile dell'Abi, in cui si ricorda che a febbraio, il primo mese utile per avere questi dati disaggregati, i prestiti alle imprese erano stati negativi per lo 0,5% mentre quelli alle famiglie erano cresciuti del 2,5%.

Oltre a raffreddare il credito, i rialzi dei tassi Bce continuano a riflettersi nelle condizioni applicate dalle banche.

Un ulteriore aumento dei tassi sui prestiti a imprese e famiglie, che fa segnare nuovi massimi, viene registrato a marzo e non incorpora pienamente l'ultimo rialzo di 50 punti base di Francoforte della metà dello scorso mese.

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Il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 3,81%, massimo da giugno 2014, quello medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 3,90% ed è un massimo da gennaio 2012, mentre il tasso medio per i mutui ha raggiunto il 4%, al massimo da maggio 2012.

"Ora importante che il rialzo dei tassi non penalizzi l'economia nel suo complesso, in modo da combattere l'inflazione senza raffreddare eccessivamente l'economia", ha osservato il vice direttore generale vicario dell'Abi, Gianfranco Torriero, nel corso di una conference call.

Le banche stanno iniziando anche a remunerare maggiormente le forme di deposito di liquidità a durata prestabilita. I dati più recenti, di febbraio, mostrano che questi nuovi depositi vincolati e certificati di deposito offrono un tasso del 2,5% e le nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso danno un rendimento del 4,01%.

Resta invece vicino a zero, allo 0,26%, il tasso praticato sui soli depositi, considerando che, dice l'Abi nel rapporto, "il conto corrente permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento".

La raccolta diretta complessiva a marzo ha mostrato una ulteriore flessione su base annua dell'1,6%, effetto di un saldo tra un calo del 2,9% dei depositi da clientela residente e un aumento della componente in obbligazioni, salita del 10,9%, secondo un trend in atto dallo scorso dicembre.

"La riduzione dei depositi è imputabile prevalentemente alle imprese che avevano registrato tra dicembre 2019 e luglio 2022 un incremento dei depositi di oltre 130 miliardi di euro, mentre per la raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente della clientela), si rileva un incremento di circa 163 miliardi tra febbraio 2022 e febbraio 2023, di cui 88,7 miliardi riconducibili alle famiglie, 27,9 alle imprese e il restante agli altri settori (imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione).

Per il secondo mese consecutivo Abi registra un lieve peggioramento della qualità del credito, misurato dall'andamento delle sofferenze nette.

"A febbraio 2023 sono state 15,5 miliardi di euro, in lieve ulteriore aumento (erano 14,2 miliardi a dicembre 2022 e 15,3 miliardi a gennaio 2023) e inferiori di circa 2,4 miliardi rispetto a febbraio 2022".

(Stefano Bernabei, editing Gianluca Semeraro)