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Banche italiane: la febbre è passata, ma la salute resta precaria

L'ultima notizia è l'accorpamento di Visa Europe in capo alla controllante americana che garantirà alle banche italiane azioniste un incasso da 600 milioni di euro. Non una cifra di particolare rilievo, visto che va divisa tra più istituti, ma comunque una boccata d'ossigeno per il sistema del credito, che ha superato la fase più critica, ma non può dirsi ancora del tutto risanato.

Ritorno generalizzato agli utili
Oggi si apre la stagione delle trimestrali per il settore bancario con la pubblicazione dei dati relativi a Intesa SanPaolo, la numero uno in Italia. Poi, nel giro di una decina di giorni, toccherà a tutte le altre, da Unicredit a Mps, a Ubi. La sensazione diffusa è che, in linea con quanto già emerso con i risultati del primo semestre, tendenzialmente domineranno gli utili, anche il merito è da ascrivere più ai tagli dei costi, che a una ripresa vera e propria del giro d'affari.

Credito al palo, il nodo delle sofferenze
Il problema principale è lo stesso da oltre due anni: i mancati rimborsi da parte delle aziende e delle famiglie che hanno ricevuto prestiti e non riescono a restituirli per via della crisi. Ad agosto le sofferenze hanno raggiunto quota 198,5 miliardi (contro i 197 miliardi a luglio) pari al 10,4% del totale. Un dato enorme (basti pensare che nel settembre del 2008, data di fallimento di Lehman Brothers, il dato si attestava a soli 44,1 miliardi), che pesa sui bilanci degli istituti di credito e sulla loro disponibilità a concedere nuove credito. Non a caso, a settembre le erogazioni hanno fatto segnare un calo dello 0,2% rispetto a dodici mesi prima nonostante tassi ai minimi storici (3,34% l'interesse medio richiesto).

Si rischiara l'orizzonte
Si è creato un cortocircuito per cui da una parte le banche sono prudenti nel prestare denaro alle aziende e alle famiglie a rischio per il timore di non vederselo restituire; dall'altra le aziende sane vedono una crescita dell'economia ancora debole e non se la sentono di effettuare nuovi investimenti (e quindi indebitarsi).
In questo scenario, che pure è in miglioramento anche solo rispetto a due-tre trimestri fa, resta sul piatto la prospettiva della bad bank, un veicolo finanziario nel quale far confluire i crediti malati. Una prospettiva che aiuterebbe a liberare i bilanci, con l'auspicio che questa serva a riattivare l'economia reale. Altrimenti il Tltro (prestiti della Bce alle banche a tassi agevolati) e il quantitative easing (acquisto di titoli di Stato da parte dell'istituto di Francoforte) non basteranno.