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Banche Italiane: analisti ottimisti. Ma con alcune eccezioni

Piazza Affari in negativo, oggi, ma resta ancora alta l'attenzione sul settore bancario con la questione delle banche venete sotto i riflettori e il petrolio che accenna a qualche reazione. Cosa fare adesso? A rispondere è Filippo Diodovich Market Strategist per IG.

Intesa salva le banche venete: quali le conseguenze per il sistema bancario italiano? Quali sono le vostre attese per Intesa San Paolo?

Crediamo che l’operazione di Intesa Sanpaolo sulle banche venete abbia permesso di allentare notevolmente le tensioni sull’intero sistema bancario italiano. Il dossier su Popolare Vicenza e Veneto Banca aveva creato forti tensioni per le banche portando anche lo spread btpbund a risalire in modo molto pesante. La questione della gestione dei non performing loans ha creato problemi alla continuità aziendale e sotto le pressioni delle richieste della BCE era necessario trovare una soluzione il prima possibile. L’unica offerta è stata quella di Intesa Sanpaolo che si è assicurata una importante rete di sportelli in zone strategiche e ricche per un prezzo simbolico. Crediamo che sia stata molto importante l’introduzione di una clausola risolutiva che in caso di cambiamenti da parte degli organi legislativi che rendano più onerosa l’operazione per Intesa Sanpaolo il contratto siglato dalle parti diventerebbe inefficace. Riteniamo che l’acquisto delle banche possa portare molti benefici ad Intesa Sanpaolo soprattutto in termini di crescita degli utili. Valutiamo che il titolo possa raggiungere entro fine anno il target di 3,20 euro. Siamo positivi anche sul settore bancario italiano in generale visto i prossimi cambiamenti di politica monetaria da parte della BCE. Rimaniamo tuttavia scettici su alcune banche su cui consigliamo di valutare attentamente un possibile investimento (Banca Mps e Banca Carige).

Importante reazione del petrolio, quale scenario per i prezzi del greggio nei prossimi mesi?

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Nonostante il rimbalzo dei prezzi del greggio mostrato nelle ultime sei sedute riteniamo che le prospettive grafiche di medio periodo sui corsi petroliferi rimangano ancora ribassiste. L’andamento dei prezzi dell’US Crude Oil è stato contenuto nelle ultime 6 settimane in un canale discendente. Dopo aver toccato il limite inferiore di tale canale in area 42 il petrolio è ripartito verso l’alto e potrebbe raggiungere nel breve anche quota 44,50 dollari al barile. Tuttavia solo il superamento di 45 potrebbe dare qualche segnale di inversione del trend di fondo di medio creando i presupposti per un target a 47. Crediamo più probabile uno scenario di un petrolio a 40 dollari al barile a fine estate. Dal punto di vista fondamentale non vi sono state chiare indicazioni di un cambio di situazione sul mercato del petrolio. Rimane, infatti, un eccesso di offerta sul mercato che ha portato i prezzi del greggio a toccare settimana scorsa nuovi minimi degli ultimi 10 mesi. L’ultimo dato macroeconomico pubblicato negli Stati Uniti ha dato ulteriore forza alle attese negative di medio termine. Il gigante statunitense dei servizi petroliferi Baker Hughes ha pubblicato i numeri sul numero di trivelle attive negli Stati Uniti che sono salite per la 23esima settimana consecutiva salendo a 941, ben 520 in più rispetto a un anno fa (+125%). La produzione di greggio statunitense è salita a 9,35 mln di barili al giorno, toccando i massimi da agosto 2015. Gli Stati Uniti hanno confermato la propria terza posizione nella classifica dei produttori globali dietro a Russia e Arabia Saudita. Il nuovo boom dello shale oil statunitense grazie al forte calo dei costi di produzione ha reso senza effetto la decisione dei tagli alla produzione (1,8 mln di barili al giorno) scelta dall’OPEC e da altri paesi (Russia, Kazakhistan, Messico, Oman, Azerbaijan). Con una domanda di petrolio non particolarmente forte (solamente l’India ha aumentato in modo significativo le richieste) e con una offerta di greggio che non diminuisce, valutiamo che i prezzi nel medio continueranno nel trend ribassista di medio (obiettivo 40 dollari).

Continua ad aumentare l'incertezza sugli esiti della Brexit e, con essa, anche la fuga da Londra. Quali le possibili ripercussioni sulla sterlina?

Lo scenario è ancora molto incerto perché dopo la vittoria risicata dei conservatori, Theresa May ha perso gran parte del proprio potere per scegliere quale scenario di Brexit uscirà dalle trattative con l’Unione Europea. Anche l’accordo sul nuovo governo Conservatori assieme agli Unionisti nordirlandesi (DUP) potrebbe non aver vita lunga. Al momento il deal è costato un miliardo di sterline ma potrebbe avere un costo ben maggiore in termini di stabilità politica. E dietro la May molti conservatori sembrano intenzionati a prendere il suo posto come nuovo primo ministro. Se Boris Johnson l’ex sindaco di Londra si è tirato fuori dalla lotta per la poltrona del primo ministro stanno aumentando i rumour per l’ascesa del ministro delle finanze Philip Hammond che avrebbe intenzione di guidare il Regno Unito verso una “soft” Brexit. Intanto le trattative sono partite ufficialmente con il team UK guidato da David Davis e quello dell’Unione Europea condotto dal francese Michel Barnier. Ci aspettiamo tante tensioni per la sterlina e manteniamo le nostre aspettative ribassiste su GBP sulla scia dei contrasti interni. Il cambio EURGBP ha segnato un nuovo massimo annuale a 0,8880. Possibile l’obiettivo a 0,90.

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