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Banco Bpm al lavoro su riduzione Utp, aperti a tutte le opzioni - Mastroianni

Il logo Banca Popolare di Milano (BPM) presso una filiale di Milano

di Andrea Mandala'

MILANO (Reuters) - Banco Bpm concentrerà i propri sforzi in tema di derisking sulla riduzione degli Utp e utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione.

A questo scopo la strategia del gruppo è quella di suddividere il proprio portafoglio in una parte 'core' e in una 'non-core' in modo da ottimizzare la gestione di questa categoria di crediti non performing.

Lo ha detto a Reuters Mattia Mastroianni, responsabile gestione Npe di Banco Bpm.

"Dopo la clamorosa attività di derisking effettuata, la banca è tornata ad un livello fisiologico di Npe", ha detto Mastroianni a margine di un convegno sugli Utp.

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A fine settembre Banco Bpm aveva uno stock di crediti deteriorati lordi di 10,4 miliardi, due terzi dei quali (6,9 miliardi) inadempienze probabili, risultato di un programma di cessioni di sofferenze molto più aggressivo rispetto agli obiettivi originari del piano che ha portato ad un taglio di quasi 20 mld di Npl da fine 2016.

L'Npe ratio lordo, ovvero l'incidenza dei deteriorati sugli impieghi complessivi, è sceso al 9,4%.

Tuttavia un ratio del 5% si sta affermando come nuovo benchmark per il sistema, dopo che l'Eba ha individuato tale soglia nell'ambito delle proprie guideline sugli Npl.

Banco Bpm è al lavoro sul nuovo piano industriale che punta a presentare nel primo trimestre dell'anno prossimo.

Allo scopo di limitare l'impatto a bilancio di eventuali cessioni, la banca ha aumentato nel terzo trimestre le coperture sugli Utp portandole al 37%.

"Stiamo passando al vaglio tutte le nostre esposizioni Utp, dividendole in due categorie che potremmo definire 'core' e 'non-core' in base alla controparte, ovvero quelle per cui consideriamo fondamentale costruire un futuro relazionale, da quelle meno strategiche", ha spiegato il manager da poco a capo della gestione degli Npe della banca dopo una lunga esperienza nel corporate.

Una segmentazione del portafoglio, che vedrà la parte 'core' prevalente, permetterà alla banca di valutare nel modo migliore tutte le opzioni disponibili per ridurre gli Utp, oltre alla gestione interna, incluse cessioni - comunque non massicce - o gestione in partnership con operatori del settore, sulla falsariga dell'accordo che Intesa Sanpaolo ha stretto con Prelios.

"L'utilizzo di servicer esterni per la gestione degli Utp è uno dei potenziali strumenti utilizzabili, che presenta però il rischio di recidere il rapporto banca-cliente, disperdendo valore specie laddove è ancora elevato il contenuto industriale", dice Mastroianni.

"Guarderemo comunque con attenzione tutte le ipotesi che sul mercato andranno affermandosi", conclude.

Un'altra opzione per alleggerire il peso delle inadempienze probabili è quello dell'utilizzo dei cosiddetti 'fondi ad apporto', ovvero dei fondi ai quali conferire pacchetti di Ut a fronte dei quali la banca ottiene quote azionarie.

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(in redazione a Milano Silvia Aloisi)