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Bce, ok alla separazione del trading

L'istituto di francoforte ha pubblicato un documento sul rapporto liikanen. Però prima dovrà essere effettuata un'analisi di impatto. Draghi dice sì anche al bail-in sui bond degli istituti

Draghi vede ripresa graduale a fine 2013, ma non di punto svolta

La Bce approva la separazione tra attività retail e d'investimento delle banche, proposta dal gruppo di esperti guidato da Erkki Liikanen, ma chiede prima un'analisi di impatto per valutarne al meglio le conseguenze. L'opinione dell'Eurotower, che da marzo 2014 sarà supervisore unico delle banche dell'Eurozona, è stata pubblicata ieri in una risposta scritta nell'ambito della consultazione sul report del banchiere centrale finlandese.

In generale, «la Bce riconosce l'opportunità di separare alcune attività ad alto rischio delle istituzioni finanziarie che non sono associate alla fornitura di servizi ai clienti», ha precisato l'istituto guidato da Mario Draghi. Così i depositi dei clienti sarebbero più protetti dai rischi del trading in conto proprio e delle speculazioni finanziarie (i derivati di Mps ne sono un esempio). Tuttavia nel caso specifico delle proposte di Liikanen, secondo la Bce, «la divisione obbligatoria deve essere stabilita sulla base di criteri chiari e ragionevolmente applicabili», considerando anche che l'innovazione finanziaria può aggirare limiti non definiti con precisione. In particolare, Francoforte «richiede un'ulteriore analisi per consentire a una banca retail di svolgere un ruolo di market maker, entro certi limiti». La separazione obbligatoria, in ogni caso, non esclude l'utilizzo di denaro pubblico «se l'unità di trading di una banca è troppo sistemica, grande e interconnessa», ha aggiunto il documento. Anche per questa ragione la Bce ha chiesto «un'ulteriore fase di studio».

Un'altra proposta contenuta nel rapporto Liikanen riguarda la possibilità di svalutare o convertire il debito delle banche in caso di crisi (il cosiddetto bail-in). L'Eurotower si è detta «favorevole alle proposte per il bail-in», che hanno il merito di «minimizzare l'esposizione dei contribuenti nei confronti delle perdite nel caso del fallimento di una banca». Tuttavia anche in questo caso la Bce ha precisato che le modalità concrete vanno chiarite. Per esempio, agli istituti di maggiori dimensioni potrebbe essere imposto un limite minimo di debito soggetto al bail-in. Sulla materia i regolatori internazionali discutono da tempo, perché il rischio del bail-in è quello di allontanare gli investitori dai bond bancari. Anche i bonus dei manager, secondo la Bce, potrebbero essere pagati con bond svalutabili o convertibili, per evitare l'assunzione di rischi eccessivi, soprattutto nel medio-lungo termine. Quanto all'eventuale aumento dei requisiti patrimoniali sul trading (con un cuscinetto di capitale non ponderato per il rischio), ipotizzato da Liikanen, la Bce vuole chiarimenti sulle circostanze in cui va applicato. Inoltre, «l'analisi dovrebbe essere esauriente e dovrebbe comprendere anche l'impatto delle misure in via di definizione da parte del Comitato di Basilea e dell'Eba, che comprende, tra le altre cose, il trattamento del rischio di mercato». Le proposte del report si aggiungerebbero infatti alla stretta dei requisiti in arrivo soprattutto con Basilea 3. Commentando il rapporto Liikanen, la Bce ha osservato che le proposte «potrebbero avere impatti diversi nell'Ue, considerando le differenze nella struttura dei settori bancari dei vari Paesi». Potrebbero quindi esserci «diverse conseguenze in termini di differenti costi di finanziamento, così come alcuni effetti inattesi sull'economia reale degli Stati membri». Secondo la Bce queste conseguenze «devono essere valutate». Completa la lettura sul sito di Milano Finanza.