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Bce conferma status quo. Draghi fotocopia di se stesso

Status quo confermato. Numeri alla mano, il costo del denaro resta fermo a zero nell'area euro, il tasso sui depositi resta negativo a -0,40%, confermato anche il tasso marginale a +0,25%.Inflazione in aumento ma non abbastanza, per questo il Quantitative Easing, già allungato fino a dicembre del 2017, potrebbe continuare ulteriormente. Questo per riuscire a dare una mano al rialzo dei prezzi che, attualmente, sembra essere dovuto in massima parte al rincaro dei prezzi degli energetici. Un incremento deciso se non altro perché, come confermato dallo stesso Mario Draghi nella sua ultima conferenza stampa, ci sarebbero segnali di ripresa economica in Europa.

Inflazione e riforme

Le comunicazioni date da Draghi nel suo primo incontro del 2017 sembrano essere la fotocopia di quanto sempre più spesso dichiarato dal governatore della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) e cioè che la ripresa dell'Eurozona, in realtà, è zavorrata dalla difficoltà con la quale le riforme fanno presa nel Vecchio Continente, riforme che potrebbero incrementare ulteriormente i benefici della politica monetaria. Riforme che devono essere accelerate per combattere disoccupazione, crescita debole e favorire gli investimenti. E ancora, le pressioni sui prezzi rimangono basse con un'inflazione “core” cioè depurata dagli energetici e dai prezzi degli alimentari freschi, che non mostra segnali di un convincente trend al rialzo". Ripresa debole, dunque, con u rischi che la minacciano da più parti. Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, mentre la prospettiva di un tapering non è stata presa in considerazione, il che fa presumere che il QE potrebbe anche continuare oltre la soglia, già posticipata, della fine dell'anno. Ad ogni modo non mancano le buone notizie, quelle che vogliono un rafforzamento della ripresa anche a livello generale nel quarto trimestre.

Trump: ancora presto per dire qualcosa

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Alla vigilia dell'insediamento di Donald Trump, Mario Draghi ha preferito evitare di fare commenti ricordando però, a proposito delle dichiarazioni del futuro presidente sul dollaro troppo forte dello yuan troppo debole, che il sentiment presente nella comunità finanziaria internazionale, è assolutamente contrario a svalutazioni competitive.

Al di là delle dichiarazioni di facciata resta però innegabile il pericolo di una guerra valutaria e soprattutto commerciale visto che, a poche ore dal suo arrivo alla Casa Bianca, il repubblicano non ha fatto nulla per calmare le ansie circa le sue dichiarazioni a dir poco roboanti.

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