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Bene Wall Street, ma ecco i rischi

Il termine spread in Inglese ha molti diversi significati. Spesso in finanza lo si associa al mondo del reddito fisso per indicare il differenziale di rendimento fra un’obbligazione e un’altra, o nel mondo del credito per indicare la maggiorazione applicata a un tasso base di interesse di un prestito.

Tipico e noto a tutti è lo spread BTP-BUND, il differenziale di rendimento fra i titoli di stato italiani e tedeschi; altrettanto, tutti coloro che hanno avuto a che fare con un mutuo conoscono bene lo spread applicato al tasso base (cioè la maggiorazione) che determina gli interessi passivi del mutuo stesso.

Uno spread meno conosciuto, ma molto osservato nelle “stanze dei bottoni”, è quello fra il rendimento azionario e obbligazionario applicato ad una determinata area geografica. L’area geografica di riferimento da cui partire sono sempre gli USA in quanto nel passato molto spesso i macro trend azionari sono partiti da lì.

Il rendimento obbligazionario di riferimento per gli USA sono il tasso dei titoli di stato decennali, il cosiddetto T-Note (Stoccolma: NOTE.ST - notizie) a 10 anni. Per quanto riguarda il rendimento azionario di riferimento si parte dal rapporto Prezzo/Utili, in Inglese Price/Earnings o semplicemente P/E. Questo rapporto pone al numeratore il prezzo di mercato di un’azione e al denominatore gli utili per azione degli ultimi 12 mesi.

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Rovesciando il P/E abbiamo il rapporto utili/prezzo che è per l’appunto la quota percentuale di utili per azione. Per ottenere un valore che valga per l’intera area geografica americana si prende il rapporto utili/prezzo medio ponderato di tutte le azioni componenti l’indice S&P500. In Inglese questo rapporto viene chiamato Earnings Yield.

Possiamo ora disegnare un grafico che metta a confronto il rendimento nel tempo del T-Note con l’Earnings Yield delle azioni USA. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) grafico qui sotto (fonte: Bloomberg) abbiamo disegnato anche l’andamento dell’indice S&P500 (linea nera puntinata).

A inizio 2012 il rendimento del T-Note era attorno all’1,50% e l’Earnings Yield era vicino a 7,50%, lo spread fra i due rendimenti era addirittura del 6% (600 bps). E’ chiaro che i due rendimenti hanno un peso differente in quanto il rendimento obbligazionario è certo mentre quello azionario negli anni successivi è ipotetico, tuttavia quando la differenza è così pronunciata è intuitivo che i flussi di investimento si spostino dall’obbligazionario all’azionario. Ed è così che è iniziato il rally quinquennale dell’indice americano passato in questo periodo da meno di 1300 a 2372 punti.

In tutto questo periodo l’Earnings Yield è andato calando poiché, pur in costanza di utili, i prezzi azionari crescenti determinavano una diminuzione del rapporto. Contemporaneamente, i rendimenti obbligazionari hanno proceduto a fasi alterne e negli ultimi mesi sembrano aver imboccato decisamente la strada del rialzo.

A causa di ciò oggi (13 marzo) lo spread di cui stiamo parlando è sceso a soli 200 bps: l’Earnings Yield è al 4,57% e il rendimento del T-Note è il 2,57%. E’ giustificato che vi sia sempre uno spread tra azioni e bond, proprio perché le azioni sono tendenzialmente una classe di investimento più rischiosa rispetto ai titoli di Stato. E questo spread misura proprio il premio al rischio che un investitore riceve per il fatto di investire in un asset potenzialmente più pericoloso.

Quando questo spread si riduce, si riduce anche il premio al rischio e i titoli di Stato diventano di conseguenza più attraenti. In sostanza, detenere azioni anziché bond inizia a valere meno la pena che in passato. Questo non vuol dire che la borsa USA sia inevitabilmente destinata a un crollo, ma certamente la probabilità di una correzione è aumentata.

Gianni Lupotto

ALFA Consulenza Finanziaria

Autore: ItForum Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online