Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 4 hours 32 minutes
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.780,24
    -679,84 (-1,77%)
     
  • EUR/USD

    1,0709
    +0,0008 (+0,07%)
     
  • Bitcoin EUR

    60.032,24
    -2.191,41 (-3,52%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.387,26
    -36,84 (-2,59%)
     
  • HANG SENG

    17.288,69
    +87,42 (+0,51%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     

Biden/Putin, punto e a capo. Dopo la call, ritornano le solite minacce reciproche

SOCHI, RUSSIA - DECEMBER 7, 2021: Russia's President Vladimir Putin (R) is seen in his office in the Bocharov Ruchei residence in Sochi during a bilateral meeting with US President Biden via a video call. Mikhail Metzel/POOL/TASS (Photo by Mikhail Metzel\TASS via Getty Images) (Photo: Mikhail Metzel via Getty Images)
SOCHI, RUSSIA - DECEMBER 7, 2021: Russia's President Vladimir Putin (R) is seen in his office in the Bocharov Ruchei residence in Sochi during a bilateral meeting with US President Biden via a video call. Mikhail Metzel/POOL/TASS (Photo by Mikhail Metzel\TASS via Getty Images) (Photo: Mikhail Metzel via Getty Images)

La videochiamata tra Joe Biden e Vladimir Putin è durata più di due ore, ma - come la maggior parte delle riunioni su Zoom – poteva bastare una email. La battuta del comico e conduttore televisivo Jimmy Fallon riflette bene il bilancio del tanto atteso vertice virtuale sulla crisi ucraina tra il presidente americano e il suo omologo russo. Il day after, infatti, restituisce la rigidità delle rispettive posizioni, come se i due, anziché essersi parlati, si fossero semplicemente scritti una email con le affermazioni che ripetono da giorni. Il collegamento tra la Situation Room della Casa Bianca e la residenza putiniana di Sochi ha però fornito a entrambi l’occasione per rilanciare la propria immagine agli occhi delle rispettive opinioni pubbliche: per Biden, la rassicurazione che non sarà ‘debole’ come Barack Obama nel caso di una nuova invasione russa dell’Ucraina; per Putin, la promessa che non resterà passivamente a guardare gli sviluppi di un ipotetico ingresso dell’Ucraina nella Nato.

All’indomani del vertice, è Putin il più loquace dei due. “Non possiamo che essere preoccupati per la prospettiva della possibile ammissione dell’Ucraina nella Nato, perché questa sarà senza dubbio seguita dal dispiegamento di contingenti militari, basi e armi che ci minacciano”, ha dichiarato il capo del Cremlino. “Abbiamo tutte le ragioni - ha aggiunto - per credere che questo accadrà, se l’Ucraina sarà ammessa alla Nato. Non pensarci sarebbe una nostra inazione criminale”. Rispondendo poi a un giornalista che gli chiedeva se la Russia attaccherà l’Ucraina ha detto: “Questa è una domanda provocatoria. La Russia sta perseguendo una politica estera pacifica, ma ha il diritto di garantire la sua sicurezza”.

La spia d’allarme che è tornata ad accendersi sul fronte ucraino, del resto, è composta da almeno due voci: da una parte ci sono le manovre militari russe (molto concrete, con la concentrazione di qualcosa come 100mila soldati russi in punti strategici a ridosso del confine con l’Ucraina); dall’altra parte ci sono le parole incendiarie che raccontano di un’espansione della Nato a est che in realtà esiste solo nella propaganda di Putin (nessun passo in avanti è stato compiuto verso l’ingresso di Kiev o di Tbilisi nell’Alleanza).

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Di concreto – oltre ai soldati e ai carri armati russi – c’è sicuramente la determinazione di Biden a far pagare salatamente a Putin qualsiasi avventatezza oltre la linea di confine. E la novità che il coordinamento con gli alleati europei – a cominciare dalla Germania – funziona ed è foriero di guai molto seri per la già traballante economia russa. Se Putin attaccherà l’Ucraina, scatteranno “sanzioni mai viste”: è il monito lanciato oggi dal presidente americano, che allo stesso tempo ha escluso una risposta militare con l’impiego di truppe americane - “l’opzione non è sul tavolo”.

Biden “ha detto direttamente al presidente Putin che se la Russia dovesse invadere nuovamente l’Ucraina, gli Stati Uniti e gli alleati europei risponderebbero con forti misure economiche”, ha affermato il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, secondo cui gli Usa sarebbero anche pronti a “fornire materiale difensivo aggiuntivo agli ucraini” e a “rafforzare i nostri alleati Nato sul fianco orientale con capacità aggiuntive in risposta a tale escalation″.

Biden ha parlato con i leader dei Francia, Germania, Regno Unito e Italia prima e dopo la call con Putin. “Speriamo entro venerdì di essere in grado di annunciare che avremo incontri al più alto livello, non solo con noi, ma con almeno quattro dei principali alleati della Nato e la Russia per discutere delle preoccupazioni” di Mosca sull’allargamento dell’Alleanza, ha detto Biden. Gli incontri dovrebbero servire a vedere “se si può lavorare o meno” a un accordo per “abbassare la temperatura lungo il fronte orientale”.

Le minacce di “sanzioni mai viste” arrivano da Washington, ma prendono vigore grazie all’assenso delle cancellerie europee. Fresco di giuramento, il neo cancelliere tedesco Olaf Scholz ha minacciato possibili “conseguenze” per il gasdotto Nord Stream 2 che collega la Russia alla Germania – già completato e solo da attivare - in caso di un’invasione russa dell’Ucraina. “La nostra posizione è molto chiara - ha detto Scholz al canale televisivo Welt Tv - vogliamo che l’inviolabilità delle frontiere sia rispettata da tutti, tutti capiscono che ciò avrebbe conseguenze se così non fosse”.

Anche la Francia ha messo in guardia la Russia sulle “pesanti conseguenze strategiche” di un’eventuale aggressione contro l’Ucraina. “Messaggi di fermezza sono stati trasmessi alla Russia sulle conseguenze strategiche e pesanti che avrebbe un nuovo attacco all’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha fatto sapere il ministero degli Esteri francese. “Seguiamo con la massima attenzione la situazione attorno all’Ucraina - ha fatto sapere Parigi - I capi di Stato e di governo hanno espresso la loro determinazione affinché la sua sovranità venga rispettata”. Un concetto sottolineato anche dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel, secondo cui “le attività militari della Russia al confine sono molto preoccupanti e bisogna essere chiari sul fatto che ci sarà un prezzo decisamente alto da pagare, sia politico che economico, se la sovranità dell’Ucraina sarà minacciata dalle truppe russe”.

L’obiettivo di Usa e Ue è dissuadere Putin da qualsiasi tentazione di ripetere un’incursione tipo quella che portò all’aggressione illegale della Crimea. Gli Stati Uniti – ha dichiarato Sullivan - ritengono che Putin non abbia ancora preso una decisione definitiva sull’invasione; di qui l’impegno a enfatizzare la portata straordinaria delle sanzioni in gioco. Nel 2014, quando le truppe russe entrarono nella penisola del Mar Nero, Biden era vicepresidente. Secondo i suoi collaboratori, la memoria di quanto accaduto in Crimea - uno dei momenti più bui per l’allora presidente Barack Obama sulla scena internazionale – incombe su Biden mentre osserva l’attuale crisi. Gli oppositori repubblicani di Biden a Washington stanno inquadrando questo momento come un test chiave della sua leadership sulla scena globale. Biden ha promesso come candidato di riaffermare la leadership americana dopo l’enfasi del presidente Donald Trump su una politica estera “America First”. Per questo – ha spiegato Sullivan - “Biden ha guardato il presidente Putin negli occhi, e gli ha detto che ciò che non abbiamo fatto nel 2014 siamo pronti a farlo ora”.

Dopo il ritiro dall’Afghanistan, con la sfida cinese nell’Indo-Pacifico che si fa sempre più centrale, la Casa Bianca non ha alcuna intenzione di impegnarsi in una guerra alle porte dell’Europa. L’assenza di questa opzione dal tavolo rende ancora più centrale il coordinamento con gli attori europei, chiamati a un atteggiamento più compatto nei confronti di Mosca. L’intento è mettere alle strette Putin con la carta del multilateralismo, di cui il summit della democrazia che si apre domani potrebbe essere il manifesto. Putin e il presidente cinese Xi Jinping sono i grandi esclusi, assieme a leader autocratici come il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e decisamente poco democratici come il premier ungherese Viktor Orbán. La sua esclusione non può che creare un certo imbarazzo a Bruxelles, la cui linea dura deve pur sempre tenere conto della liaison unisce Budapest a Mosca.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.