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Bilancio dello Stato: la spesa regionalizzata

Proseguendo con un altro approfondimento settimanale sul Bilancio dello Stato passiamo in rassegna uno dei principali centri di spesa per maggior assorbimento di risorse finanziarie: stiamo parlando naturalmente delle regioni. Con l’intento di approfondire ulteriormente questa voce di Bilancio dello Stato ci viene in aiuto ancora una volta la Ragioneria Generale dello Stato che pubblica annualmente un documento a consultazione pubblica denominato la Spesa dello Stato Regionalizzata che ha lo scopo di mettere in evidenza la ripartizione territoriale dei pagamenti del Bilancio dello Stato relativamente ad ogni regione italiana. La cosiddetta regionalizzazione della spesa dello Stato pertanto viene presentata in rispetto alla medesima classificazione economica adottata dal Bilancio dello Stato e pertanto suddivisa anch’essa in missioni e programmi in modo tale da far emergere le finalità di ogni titolo di spesa in relazione alle politiche di bilancio adottate dal governo reggente. Purtroppo in virtù della complessità di rielaborazione dei dati, tale reportistica solitamente risulta disponibile entro un arco di due anni dalla presentazione dell’ultimo bilancio, questo significa che il documento più aggiornato ci porta ai dati consuntivi riferibili al 2014: si presuppone che il 2015 sarà disponibile verso il primo trimestre del 2017. Vista la finalità che si prefigge questo editoriale anche i dati rielaborati del 2014 possono considerarsi più che soddisfacenti per aiutarci ad analizzare le risorse che assorbono le regioni.

Il Bilancio dello Stato Regionalizzato ci dice pertanto che nel 2014 i trasferimenti di spesa corrente alle amministrazioni pubbliche hanno totalizzato l’importo di 236 MLD, circa la metà delle spese correnti di tutta la nazione (che per il 2014 a consuntivo sono state di 504 MLD, di cui 81 MLD per interessi passivi sia sul debito pubblico che sui deficit di gestione degli enti pubblici). Questo importo lo possiamo spezzettare in tre tranche: amministrazione centrale con 8.86 MLD, amministrazioni locali con 110 MLD ed enti di previdenza con 116.70 MLD. Da questa prima disamina potete capire sostanzialmente come pensioni ed gestione degli apparati pubblici (leggasi Roma) rappresentano le due categorie economiche di maggior corposità e rilevanza ai fini della definizione di qualsiasi politica di bilancio: al terzo posto si trova la categoria economica degli oneri finanziari sul debito pubblico. Torniamo sulla categoria di spesa relativa alle amministrazioni locali che a loro volta può essere ulteriormente suddivisa nelle seguenti: regioni per 91 MLD, comuni e province per 11.7 MLD, enti erogatori di servizi di assistenza sanitaria ed associazioni culturali per 7.8 MLD. Ne abbiamo già fatto menzione nei redazionali precedenti, in Italia sono le regioni (soprattutto le province autonome) che devono essere rivisitate in termini di contenimento della spesa pubblica di parte corrente, ad esempio con l’istituzione delle macroregioni, mentre le province ordinarie ed i comuni sostanzialmente hanno un impatto in termini di categoria economica oggettivamente poco rilevante in percentuale sul totale della spesa.

Grazie alla rielaborazione della Ragioneria Generale dello Stato possiamo pertanto imputare alle regioni un totale di 117 MLD sotto forma di trasferimenti per amministrazioni pubbliche: 1.47 MLD dal totale di cui sopra (8.86 MLD + 110 MLD) vengono defalcati in quanto considerate spese non afferenti alle regioni. A questo punto possiamo iniziare a vedere in rassegna alcune regioni italiane per sapere quanto sono costate durante il 2014. La regione che ha speso più in assoluto è stata la Sicilia con 12.6 MLD, seguita dalla Lombardia con 12.5 MLD, il Lazio con 12 MLD, la Campania con 10.9 MLD ed infine al quinto posto la Puglia con 7.2 MLD. La mia regione, il Veneto, ha speso 6.98 MLD, contro gli 8.1 MLD di Trento e Bolzano messe assieme. Preferisco non fare commenti: se vi mettete ad analizzare tutte le tavole riclassificate vi rendete conto che ci sono classifiche e graduatorie che non ricevono la sufficiente visibilità mediatica perchè potrebbero produrre spiacevoli prese di coscienza da parte dell’elettorato italiano. State certi che le sperequazioni sulla spesa regionalizzate le potete trovare al Sud quanto al Nord. Infine a titolo di cronaca, la regione che ha speso meno in assoluto è il Molise con appena 0.7 MLD. La spesa sopra riportata rappresenta il costo regionalizzato delle amministrazioni pubbliche, questo significa che per rendersi conto di quanto costa il solo apparato regionale deve essere defalcato gli oneri attribuibili al mantenimento delle amministrazioni centrali. In tal senso quasi la metà degli 8.86 MLD sono attribuibili solo alla regione Lazio, per ovvie motivazioni logistiche (a Roma si trovano i ministeri e le direzione generali di tutto, ossia la testa del pesce che puzza).

Le altre regioni producono per questa categoria di spesa un costo mediamente compreso tra i 200 ed i 300 milioni di euro con la Lombardia al secondo posto con i suoi 581 milioni di euro e come detto prima il Lazio in pole position con i suoi 3.4 MLD. Le regioni che spendono in assoluto più delle altre per mantenere le loro province e comuni sono Lombardia e Campania entrambe a pari merito con 1.62 MLD, il Lazio con 1.36 MLD, la Sicilia con 0.97 MLD ed al quinto posto il Piemonte con 0.81 MLD. Se dovessimo invece ordinare la spesa finale per missione e programmi (nel 2014 le missioni totali ammontavano a 34) allora avremmo un’idea diversa di come sono assorbite le risorse in base alle politiche di governo che sono vengono adottate da chi guida il Paese. Ricordo per semplicità di raccordo con i passati redazionali che le missioni consentono di comprendere gli obiettivi della spesa e consentono una lettura immediata delle politiche pubbliche implementate, mentre i programmi costituiscono aggregati omogenei di attività all’interno di ogni singolo ministero diretti al perseguimento di risultati, definiti in termini di prodotti e servizi finali. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) rispetto di questa classificazione avremmo che la prima regione per assorbimento di risorse risulterebbe il Lazio con 44 MLD, al secondo posto la Lombardia con 37 MLD, al terzo e quarto posto, quasi a pari merito, Sicilia e Campania con 22 MLD, ed infine il Piemonte con 16 MLD. Ad esempio, la Missione 1 (organi costituzionali) con i suoi quasi 2 MLD viene interamente attribuita regionalmente parlando al Lazio. La Missione 5 (difesa del territorio) vede una impensabile Puglia in seconda posizione con i suoi 1.67 MLD, dopo i 3.6 MLD del Lazio e prima dei 1.2 MLD della Campania.

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Sulla Missione 6 (giustizia) potremmo scrivere un libro: 864 milioni per il Lazio, 733 milioni per la Sicilia, 723 milioni per la Campania, 645 milioni per la Lombardia, mentre importi ridicoli per regioni come il Veneto con i suoi 238 milioni, 289 milioni per l’Emilia Romagna o i 317 milioni per la Toscana. Sostanzialmente ai tribunali veneti vengono assegnate risorse pari ad 1/3 di quelle assegnate alla Sicilia. Un’altra missione, la Numero 22 (istruzione scolastica), ci spiega la geografia delle risorse umane nel pubblico impiego, in questo caso la scuola: primo posto per la Lombardia con 4.3 MLD, Campania al secondo posto con 3.5 MLD e Sicilia al terzo posto con 3 MLD. Praticamente solo queste tre regioni assorbono 1/3 degli stanziamenti per la Missione 22. Infine chiudiamo con l’ultima missione, la Numero 34 ossia il debito pubblico, che ci consente di comprendere a quali regioni si deve assegnare l’incremento del debito pubblico durante il 2014 pari a 47 MLD. Rimarrete sorpresi, sono infatti le regioni più ricche assieme alla testa che puzza che sono generatori di nuovo debito pubblico: Lombardia al primo posto con i suoi 15 MLD, seguita dal Lazio con 9.5 MLD, Piemonte ed Emilia Romagna a pari merito in terza posizione con 4 MLD, Veneto in quarta posizione con 2.7 MLD ed infine Friuli Venezia Giulia in quinta posizione con i suoi 2.5 MLD. Regioni come Sardegna e Basilicata hanno un impatto in termini percentuali molto modesto con assieme 490 milioni di incremento sul debito pubblico, si mantiene invece sempre una regioni molto hot la Campania con i suoi quasi 2 MLD di contributo sull’aumento del debito pubblico.

Autore: Eugenio Benetazzo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online