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Bitcoin: cosa è accaduto fino alla prima metà di dicembre

L’evolversi degli eventi segna una prospettiva in crescita

Dicevamo ieri della deriva del Bitcoin.

Risulta utile soffermarsi su quanto accaduto nella prima metà di dicembre per comprendere l’andamento e la portata della criptovaluta di Satoshi Nakamoto.

Prendendo le mosse da fine novembre, il BTC ha registrato diverse critiche, essendo tacciato più volte di essere una bolla speculativa prossima allo scoppio. Con tutte le conseguenze del caso.

Le critiche di cui sopra si inseriscono in un contesto alquanto particolare, dal momento che in meno di un mese la criptomoneta più famosa al mondo ha registrato un progresso di più di 10.000 dollari, segnando un salto percentuale di +154,18% (valori coinbase).

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Difficile spiegare le motivazioni di una siffatta crescita, ma quel che non può sottovalutarsi è l’aumento valoriale stesso, sintomo e sinonimo di una realtà in ascesa, solido traino del comparto tecnofinanza che ha spinto perfino il mondo dei derivati a interessarsi.

Derivati, per l’appunto.

Come già riportato qui, questa settimana ha visto l’esordio dei futures BTC sul CBOE (Chicago Board Options Exchange) e tra due giorni seguirà lo stesso iter anche sul Chicago Mercantile Exchange.

Tali contingenze indicano un interesse massivo dell’alta finanza verso la criptovaluta, investendola di una responsabilità e un’attenzione per molti meritata, per altri eccessiva.

Qualunque sia la ragione, qualunque sia la direzione che prenderà il valore del BTC, è indubbio che la detta valuta digitale si stia confermando più forte di emuli e manovre atte a imitarla o limitarla.

In primo luogo si può considerare il caso del BitRublo, la criptomoneta nazionale russa, valuta centralizzata con cui il Paese degli Zar intende contrastare lo strapotere del Bitcoin, ma sotto sotto ne approfitta per accaparrarsi capitali cripto traducibili in BitRublo previa tassazione e per questo utilizzabili nel Paese più grande al mondo.

Sempre nell’alveo di manovre statali non può dimenticarsi quanto stia accadendo in Venezuela, con Maduro impegnato nel lancio del suo “Petro”, una criptomoneta statale sulla falsariga di quella russa, che però sembra più un espediente politico dal sapore propagandistico che reale competitor per il Bitcoin, divenuta indirettamente moneta di stato a causa dell’iper inflazione sofferta dal Paese.

A testimoniare la concretezza di quanto detto sopra ci pensa l’eminente professore Alexander Guerrero, PhD a Londra, Fellow a Oxford e professore di Economia all’Università Metropolitana di Caracas, secondo cui: “Maduro offre una criptomenta centralizzata, pubblica. Cioè il contrario di una criptomoneta. In realtà quello che sta promettendo è di digitalizzare e dematerializzare la moneta. Semplicemente, gli è finita la carta per stampare banconote! Carta, inchiostro e stampa costano ormai troppo, ai livelli di iper-inflazione del Venezuela. Maduro confonde dunque criptomoneta con digitalizzazione”.

Parole dure ma espressione di un alto livello di competenza che lascia poco spazio all’interpretazione.

Da un provvedimento a un altro, giova ricordare quanto accaduto in Cina, dove le ICO (Initial Coin Offering) sono state messe al bando e rubricate come fattispecie di reato ben precisa: frode finanziaria. Questo, al pari delle parole settembrine dell’ad di JP Morgan Jamie Dimon, aveva colpito duramente il BTC ma, come si è visto, la risalita è stata più rapida e copiosa della discesa.

Tutti questi eventi sono da contestualizzare nell’ondulazione del BTC e forniscono un’indicazione chiara e precisa della forza della valuta stessa: oggi, per quanto sensibile a notizie e frenesie dei mercati, il BTC si attesta come uno dei più remunerativi strumenti di investimento.

È fondamentale ricordare come sia uno strumento di investimento sui generis e dall’elevato grado di rischio, sia per quanto riguardi il suo acquisto (sic!) sia per quanto riguardi il trading sullo stesso (circostanza che ogni trader conosce nel momento in cui decide di scommettere su futures attraverso la leva finanziaria).

Non esiste al momento un orientamento consolidato che possa consigliare di investire nel BTC o di starne lontani, siamo davanti al più classico degli esempi di scommessa contro rischio ed è bene che questa consapevolezza si diffonda per illuminare le menti di quanti (la maggior parte) siano rimasti sorpresi dalla crisi dei subprime.

La finanza è anche questo e il BTC non fa eccezione.

This article was originally posted on FX Empire

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