Bolivia, Áñez si autoproclama presidente: e nel paese scoppia il caos
L'ex presidente della Bolivia Evo Morales è fuggito in Messico e così, nell'attesa di trovare una nuova guida il Paese, la senatrice dell'opposizione Jeanine Áñez, si è autoproclamata presidente ad interim fino a quando non si terranno nuove elezioni. Il vicepresidente Álvaro García, la leader del Senato Adriana Salvatierra e il leader della Camera dei deputati Victor Borda, infatti, hanno consegnato le dimissioni insieme a Morales e non c'erano quindi altri nomi disponibili che potessero navigare l'esecutivo fino alla riapertura delle urne.
"Mi assumo questa responsabilità con l'unico obiettivo di arrivare ad un nuovo voto", ha detto Áñez, precisando che "questa è semplicemente una fase di transizione".
In assenza di altre cariche istituzionali, è stato il comandante delle Forze armate, Williams Kalimanla, a investire della fascia presidenziale la Áñez. La quale, subito dopo la proclamazione, è uscita sulla piazza Murillo per salutare le forze di polizia, chiedendo loro "obbedienza e costanza".
Nuovi scontri tra manifestanti e polizia
Secondo la costituzione della Bolivia, chi prende il controllo come presidente ad interim ha 90 giorni per indire nuove elezioni. Ma i 90 giorni di Áñez, di certo, non hanno avuto un inizio facile.
Non appena è stata ufficializzata la notizia della sua autonomina, infatti, gli scontri sono ricominciati a La Paz e in migliaia sono scesi in piazza per chiedere le sue dimissioni. A dichiarare guerra alla nuova presidente sono soprattutto gli elettori vicini a Morales, tra cui i sindacati, i minatori, i militanti del Mas, gli insegnanti, i contadini del Tropico di Cochabamba.
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Le preoccupazioni degli Stati Uniti
La tensione fra i gruppi pro-Morales e i militari è talmente alta che gli Stati Uniti hanno chiesto ai familiari dei dipendenti di rappresentanze diplomatiche e imprese di abbandonare il Paese per ragioni di sicurezza.
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