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Bond day: emergenti in rush. Ora s’impone prudenza, salvo che…

L’anno è partito bene per chi opera con obbligazioni espresse in valute emergenti, oggi di fatto le uniche a riservare ancora rendimenti cedolari di tutto rispetto. Ma cosa sta accadendo nelle ultime sedute?

Rublo russo – Dopo la mini rottura di quota 60 il 15 scorso si è verificata una presa di profitti – inevitabile e prevedibile – che ha riportato la divisa moscovita verso i 62 contro euro. Tutti gli indicatori tecnici sono nondimeno fortemente orientati ancora al “buy” e il recupero delle ultime sedute lo conferma. Il trend sembra meno deciso rispetto a quello iniziato il 1° febbraio, proseguimento del movimento di medio periodo che ha fatto del rublo un cavallo di battaglia assolutamente vincente sul fronte delle divise emergenti.

Real brasiliano – Situazione simile per la valuta sudamericana, che da dicembre ha guadagnato molto sull’euro. Ora il real entra in un’area di probabile volatilità, destinata a proseguire fino a livello 2,90 contro euro, abbastanza distante rispetto a una resistenza che si colloca proprio sui valori attuali (3,26). Non si può escludere quindi una correzione, necessaria dopo l’irresistibile marcia in avanti iniziata già nei primi mesi del 2016.

Peso messicano – Trump sembra aver svestito gli abiti di “toreador”, ma il progetto del muro al confine fra Usa e Messico prosegue, sebbene la diplomazia sia al lavoro. Ne risente positivamente la valuta centro americana, che dal top di debolezza a 23,4 del 19 gennaio ha riguadagnato parecchio sull’euro, tornando addirittura sotto i 21,5, per poi correggere leggermente. D’ora in poi è possibile una fase volatile, avvalorata d’altra parte dagli indicatori di analisi grafica, solo in parte svoltati con convinzione verso il “buy” per la divisa messicana.

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Rand sudafricano – Vari fattori hanno agevolato questa valuta nel suo forte rinvigorimento sull’euro (ma non solo!), confermando come la debolezza dello scorso anno fosse in parte immotivata. Dai 18,35 del 10/1/2016 è passata agli attuali 13,8, con un progresso che pochi obbligazionisti hanno saputo sfruttare, reduci da alcune scottature del passato. Ora ci si avvicina all’area dei 13,30/13,00, in cui la volatilità aumenterà. Se fosse superata e tanto più d’impeto, gli spazi di ulteriore consolidamento risulterebbero rilevanti.

Lira turca – Le ultime sedute sono state nervose e il recupero sull’euro appare meno convincente rispetto a quanto accaduto per le altre divise. Dopo il top a 4,15 di fine gennaio ha rotto quota 4, per tornare sui 3,85 con un movimento progressivo, che trova conferma negli indicatori di analisi tecnica, improntati al “buy”. Solo sotto i 3,80 e ancor più i 3,6 si sarà però effettivamente chiusa una fase complessa, quella degli ultimi mesi.

Renminbi cinese – Le sue oscillazioni risultano nervose, ma da un anno si manifestano all’interno di una banda laterale, con fluttuazioni fra 7,30 e 7,50 contro euro. Il rafforzamento sulla nostra moneta si è smorzato da tempo, complici le micro svalutazioni sul dollaro, rispetto al quale il Cny si sta tuttavia dimostrando stabile, grazie alla scelta di Pechino di non innervosire troppo l’amministrazione Trump.

Il 2017 conferma quindi il sentiment positivo per le valute emergenti, ma le rincorse recenti portano a consigliare un po’ di prudenza su nuove esposizioni, non fosse altro perché quasi tutte entrano in aree decisive (e quindi inevitabilmente volatili) per il proseguimento dei trend di rafforzamento sull’euro. A meno che non sia quest’ultimo a cedere, complici vicende politiche incentrate fra Bruxelles e le altre capitali dei Paesi dell’Unione europea. Questa sarebbe però tutta un’altra faccia della storia!

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