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Bond day: high yield in $, c’è ancora chi rende bene

Gli indici high yield sono tornati da dove venivano. Le difficoltà di inizio anno – per quanto marginali – sembrano ormai superate e i rendimenti del settore si posizionano su valori testati più volte negli ultimi tempi. E’ il caso, per esempio, del BofA Merrill Lynch US High Yield BB, ridisceso verso il 4,5%, in un’area dove di solito tende successivamente a rimbalzare. E’ successo ogni anno dal 2013 in poi, con la maggiore presa di profitti avvenuta all’inizio del 2016, quando lo yield risalì a quasi il 7%, sebbene dopo una prolungata fase di debolezza. Il timore è che lo stesso movimento possa ripetersi nei prossimi mesi. Altrettanto surriscaldato appare l’indice Bloomberg Barclays US Corporate High Yield Total Return Unhedged Usd, ai massimi degli ultimi 5 anni.

Comprare o vendere?

Il mercato è ancora propenso al “buy”, anche per il forte divario in termini di facilità operativa riferita agli high yield in dollari rispetto ad altre valute (soprattutto euro), grazie ai bassi tagli delle emissioni nel biglietto verde. Un po’ di prudenza, anzi molta, comincia però a imporsi. Certo è che chi cerca cedole alte preferisce acquistare direttamente bond sul mercato statunitense piuttosto che Etf quotati a Borsa Italiana. Il motivo è presto spiegato. Fra le prime si trovano emissioni che quotano attorno alla pari, con rapporti rischio/rendimento accettabili per chi è più propenso a diversificare sui bond a basso e bassissimo rating d’oltre Oceano. Resta certamente il solito problema dell’intermediario utilizzato: non tutti e soprattutto nessuno di quelli del trading online prevedono la copertura di questo segmento, il che ostacola non pochi investitori alla ricerca di elevate cedole. L’alternativa sta logicamente negli Etf presenti a Piazza Affari, fra i quali si segnala l’esordio del nuovo Lyxor Bofa $ High Yield Bond (Isin LU1435356149), a distribuzione semestrale di dividendi. Replica l’indice BofA Merrill Lynch, comunemente considerato benchmark di riferimento per le obbligazioni high yield di emittenti statunitensi. Particolarmente ampio e diversificato, comprende 2000 titoli di circa 1000 emittenti, più del doppio rispetto ad altri indici.

Quattro titoli di poco sotto o sopra la pari

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Per chi abbia possibilità invece di entrare direttamente sul mercato delle singole emissioni, eccone alcune liquide, trattate sull’“Otc” e adatte a mettere pepe nei portafogli:

  • Sanchez Energy (settore petrolifero – rating Moody’s B3): cedola 7,75% - scadenza 15/6/2021 – Isin US79970YAB11 – importo 600 milioni di Usd – taglio minimo 2.000 Usd e quotazione attuale sui 101,8.

  • Frontier (settore telefonia – rating S&P BB-): cedola 8,75% - scadenza 15/4/2022 – Isin US35906AAK43 – importo 500 milioni di Usd – taglio minimo 2.000 Usd e quotazione attuale sui 101,5.

  • Telecom Italia (Amsterdam: TI6.AS - notizie) (settore telefonia – rating S&P BB+): cedola 6% - scadenza 30/9/2034 – Isin US87927VAM00 – importo 1 miliardo di Usd – taglio minimo 1.000 Usd e quotazione attuale sui 98,5.

  • AngloGold (settore estrazione aurifera – rating Moody’s Baa3): cedola 5,125% - scadenza 1/8/2022 – Isin US03512TAC53 – importo 750 milioni di Usd – taglio minimo 1.000 Usd e quotazione attuale sui 103,8.

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