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Bond day: Venezuela preferita dai trader. Ma c’è di meglio?

I trader obbligazionari fanno scelte precise: puntano soprattutto sui titoli di Stato italiani (ora però meno attrattivi) e su quelli del Venezuela. I bond di Caracas hanno da sempre volumi significativi su Tlx, con “book” da favola, “spread” ipercontenuti, scambi rilevanti, controvalori di tutto rispetto e soprattutto “yield” esasperati, elemento primario nella selezione dei titoli per l’indiretto effetto leva che comporta. Tecnicamente parlando sono ottimi strumenti adatti a operazioni di breve periodo. Resta pur sempre il problema di un Paese sull’orlo di una crisi irreversibile, che nemmeno l’aumento del prezzo del petrolio è riuscito a sanare. Inevitabile poi l’operatività mediante un conto in dollari, poiché tutte le nove emissioni presenti sul Mot sono espresse in tale valuta. Esistono allora alternative con rapporti rischio/rendimento meno esasperati?

Argentina da valutare

Le sue obbligazioni sono altrettanto ben scambiate, presentano trend facilmente delineabili e tagli molto bassi per quelle espresse in euro, il cui “book” è però sempre esposto a “spread” rilevanti (anche oltre 100 punti base), mentre quelle in dollari sono caratterizzate in vari casi da tagli forti (150.000) e soltanto in pochi da microlotti, il che le rende, nella maggior parte dei casi, strumento soprattutto per istituzionali. Un esempio interessante riguarda l’Argentina 7,82% “sinkable” 31dc33 (Isin XS0205545840) in euro, a basso taglio, con “time to maturity” alto, volatilità significativa e frequenti correzioni di anche oltre 10 punti in percentuale, tali da far tollerare differenze medie di “spread” denaro/lettera di circa 100 punti base. Ha ormai superato quota 100, ma le prese di profitto sono frequenti e spesso abbastanza profonde. Un bond "sinkable" impone all'emittente il riacquisto - su base periodica- di una quota dei titoli in mano al mercato, il che avviene a scadenze predeterminate, definite in sede di prospetto, a un prezzo predefinito (cosiddetto "sinking price").

Doppio fattore per gli australiani

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Per chi voglia effettuare trading senza troppi stress un’opzione interessante è rappresentata dai titoli di Stato australiani, quotati su Tlx. Risentono della variabile valutaria, essendo espressi in Aud, divisa per la quale è più difficile disporre di un conto specifico, ma – caratterizzati da minore volatilità rispetto ai bond venezuelani e argentini – possono trarre vantaggio proprio dai movimenti della moneta di riferimento. Interessante per esempio l’Australia 2,75% 21ot19 (Isin AU3TB0000184) a lotto 1.000 Aud, con “time to maturity” medio, “spread” molto bassi (circa 20 punti base) e una volatilità perfetta in alcune fasi dei mercati: per esempio nell’estate 2015 e nella primavera 2016. Quota sui 102, con “duration” 2,6.

Brasile ben sopra la pari

Una delle caratteristiche fondamentali per i bond da trading è di quotare il più possibile sotto la pari, allo scopo di muovere bassi importi. Non soddisfa tale esigenza il Brasile 10,125% 15mg27 (Isin US105756AE07), in Usd, a taglio 1.000; prezza infatti a Tlx sui 142, ma presenta una volatilità attraente e una relativa facilità di analisi grafica dei trend. Il basso lotto di entrata consente di correggere agevolmente eventuali errori di posizionamento, altro aspetto decisivo per chi fa trading obbligazionario. Data la sua vita residua decennale, è ipersensibile ai fattori politico/economici del Paese sudamericano, fattore talvolta trainante nei movimenti al rialzo e al ribasso dei titoli di Stato emergenti.

Turchia, tutto bene, salvo un fattore

Un emittente non molto considerato da chi fa trading è quello turco, interessante per lo stesso motivo appena esposto, ovvero per l’estrema variabilità legata a fattori politico/economici. Su Tlx ne sono quotati vari. Meritevole di attenzione il Turchia 8% 14fb34 in dollari (Isin US900123AT75), a lotto 2.000, che quota sui 118 – quindi ben sopra la pari – ma con frequenti escursioni: nell’ultimo anno ha registrato un minimo a 110 e un massimo a 140. Il “book” è sempre completo e stretto di “spread”, con un “time to maturity” molto lungo, grazie al quale non ci si espone a perdite in conto capitale dovute all’approssimarsi del rimborso. Graficamente parlando, è oggi il titolo forse migliore fra quelli presi in considerazione, grazie al recupero in atto, successivo al forte calo dell’autunno 2016.

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