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Bond oggi: il caro vecchio franco svizzero torna in auge

Prima oltre 1,15 e poi leggermente sotto: la flessione del franco svizzero è andata ben di là delle più rosee aspettative per l’investitore in euro, che riscopre una valuta finora impossibile perché esageratamente sopravalutata dal 2015 in poi. Il problema interessa in particolare molti salariati italiani occupati soprattutto in Ticino, ritrovatisi a non poter investire sul reddito fisso, diventato non solo spesso illiquido ma anche a rendimento negativo e di molto. Adesso (IOB: 0N5I.IL - notizie) la situazione cambia? Solo in parte, perché se è vero che il franco si è indebolito sull’euro è altrettanto sicuro non si registrano invece cambiamenti in termini di politica monetaria, con i tassi sempre caratterizzati dal segno meno (-0,75%).

Un “range” possibile

Gli analisti tecnici ritengono che il Chf resti sopravalutato, sebbene non ipotizzino movimenti accentuati nel breve periodo. Gli 1,145 – 1,15 dovrebbero costituire un tetto per l’euro sulla valuta d’oltralpe, mentre in presenza di un rafforzamento di quest’ultima gli 1,12 - 1,125 appaiono come limite massimo. E’ il caso di segnalare tuttavia che c’è chi non esclude ulteriori interventi della Banca nazionale svizzera tendenti a indebolire di nuovo la moneta nazionale, allo scopo di aiutare l’export. Di (KSE: 003160.KS - notizie) recente alcuni quotidiani d’oltralpe hanno pubblicato inchieste in cui si ipotizzava il “cross” 1,20 per il 2018, ma la battuta d’arresto dell’euro sul dollaro potrebbe rendere impossibile tale opzione.

Quella quotata in Italia

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Sul mercato regolamentato italiano c’è una sola obbligazione in franchi, presente su Mot e Tlx: si tratta della Banca Imi Tf 2,30% Ap18 Chf (Isin IT0004918402), troppo corta per costituire strumento utile a operare con la valuta elvetica. Prezza sui 101,6 Chf, con “spread” talvolta larghi. Meglio rivolgersi allora (se si può) all’“Otc”, oppure – nel caso si abbia una buona conoscenza dell’operatività di questi prodotti finanziari – agli Etf puramente valutari di tipo sia long sia short, a replica lineare oppure a leva 3 e 5. Che sono logicamente ben diversi rispetto ai bond. Volendo invece restare nel settore del credito, ecco tre emissioni a rendimenti positivi (mercato “Otc”), idonee a puntare sul franco in una proiezione di pura performance da cambio.

Alpiq 3% scadenza 16/05/2022 (Isin CH0184183322) – principale impresa energetica elvetica, attiva pure in altri Paesi, si distingue per la sua rilevante offerta di emissioni obbligazionarie. Fra tutte la scelta ricade su una scadenza non troppo lunga a taglio 5.000 Chf, che quota a 102,8, con yield 2,7%.

EDF (Parigi: FR0010242511 - notizie) 0,65% scadenza 13/10/2028 (Isin CH0341725866) – Electricité de France ha diversificato molto le valute su cui emette bond. La 0,65% a taglio 5.000 in Chf spicca per una quotazione sotto la pari: prezza sui 96,7 con yield 1%.

Swisscom (IOB: 0QKI.IL - notizie) 1,0% scadenza 17/4/2035 (Isin CH0268988182) – per la società di telefonia svizzera occorre scegliere una scadenza lunga volendo restare nella fascia dei rendimenti positivi. Il titolo – a taglio 5.000 Chf – quota sui 102/102,5 Chf con “yield” 0,85-0,90% e movimenti abbastanza rapidi, compresi fra minimi appunto a 102 e massimi a 106.

Malgrado tutto il segno più

Il quadro generale appare ancora sfavorevole per investire nella valuta svizzera in termini di rendimenti e diversificazione delle emissioni, ma il forte arretramento della valuta sull’euro costituisce una novità in parte inattesa dai mercati. Considerando che i governativi di Berna sono inavvicinabili, l’unica alternativa possibile consiste nel reperire appunto dei corporate a yield positivo. Non sono molti ma riaprono una porta su un mondo che si credeva chiuso per lungo tempo.

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