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Bond oggi: contrordine, per gli high yield niente sell-off

Aver consigliato di alleggerire le posizioni sugli high yield, soprattutto per chi vi investe con gli Etf, è stato corretto, ma il calo delle quotazioni ha trovato origine in particolare nella correzione del dollaro. Quando invece si è scelta l’opzione di replicanti “hedgiati” sul cambio le quotazioni non si sono mosse; anzi in certi casi hanno perfino registrato piccoli upside. L’avvertimento si basava su timori strutturali di tensioni per l’intero settore e in particolare per quello più significativo riferito al mercato Usa. Invece le cose sono andate in maniera diversa, pur in presenza del nuovo crollo del petrolio, della politica rialzista dei tassi da parte della Fed e di complesse vicende che hanno coinvolto alcuni emittenti high yield.

Imprevedibile stabilità

Gli analisti del comparto sono rimasti sorpresi della costanza delle quotazioni, proprio quando si temeva che si potessero manifestare “sell-off” massicci. Così non è stato e perfino i bond del comparto petrolifero, che in occasione della precedente caduta dei corsi avevano registrato forti correzioni, questa volta hanno tenuto meglio. Un gestore di BlackRock (Sao Paolo: BLAK34.SA - notizie) sostiene che il mercato è stato molto razionale, più di quanto non fosse avvenuto un anno fa. Il perché della stabilità deriva da diversi fattori: i default sono ancora ai minimi storici, al contrario di quanto si temeva; i profitti delle corporate a basso rating continuano a migliorare; le nuove emissioni sono malgrado tutto accettabili, sebbene con rendimenti cedolari inevitabilmente minori rispetto al passato.

Ha ancora senso?

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Continuare a restare quindi collocati sugli high yield trova quasi tutti concordi, ancorché con percentuali al ribasso. Oggi i margini di crescita delle quotazioni appaiono quasi a zero e quindi la strategia prevalente sta nell’incassare le super cedole in presenza di un mercato stabile. Se alcuni anni fa una quota di patrimonio investito su tale asset poteva addirittura salire al 30-35% per i portafogli più aggressivi, ora scende nettamente. Ipotizzare al massimo un 10-12% è già tanto, proprio perché il rapporto rischio/redditività appare poco favorevole, a causa soprattutto dei rendimenti in inevitabile contrazione.

Persistono le incertezze

Il maggiore timore riguarda la politica dei tassi Fed. Finora tutto è andato bene, con il decennale in calo di rendimento fino a qualche giorno fa, all’opposto di quanto ci si poteva attendere. Adesso (IOB: 0N5I.IL - notizie) però il Treasury sta risalendo e lo fa con rapidità, avendo recuperato dal 2,13% del 26 giugno al 2,35% di ieri. Gli high yield non hanno ancora risentito delle prese di profitto sui titoli di Stato Usa, ma qualcosa dovrà pur succedere. E’ consigliabile quindi prudenza nel maneggiare i bond a basso rating. Il calo di quotazione degli specifici Etf non hedgiati ha trovato origine - come detto - nel dollaro ballerino, ma gli spazi di ulteriore crescita appaiono esauriti. Il verdetto è per il momento ok e forse lo resterà ancora per qualche mese, ma i margini di manovra si riducono progressivamente. Non è ancora arrivato il momento di vendere ma non è nemmeno più quello di comprare senza freni.

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