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Bond oggi: effetto Macron? Il Bund scenderà

Il vero filo conduttore delle elezioni francesi è stato davvero quello di un referendum pro o contro l’Europa. Si è visto ieri sera, quando il popolo dei “macronisti” ha festeggiato calorosamente proprio l’incondizionata adesione alla Ue e all’euro, con i giovani in prima linea su una scelta inconfutabile. Adesso (IOB: 0N5I.IL - notizie) però si apre una fase complessa sia per la formazione del Governo sia nei confronti di come l’Europa dovrà cambiare. Su questo fronte Macron è stato chiaro riguardo agli aspetti istituzionali ma molto meno su quanto potrà accedere in chiave di politica monetaria. Nei giorni scorsi Draghi aveva detto: “Le nostre strategie sono del tutto indipendenti dall’esito dei risultati elettorali”. Aveva messo le mani avanti rispetto a possibili pressioni congiunte sul nuovo asse Berlino-Parigi.

Ottimismo per gli Oat

Intervistati dopo i risultati della prima sessione elettorale, i big della finanza hanno riconosciuto che l’impegno di Macron di ridurre sensibilmente il debito pubblico nazionale favorirà a medio termine la stabilità dei titoli di Stato francesi, gli Oat, con prospettive di sovraperformance. Tradotto in termini concreti, ciò significa che il loro ruolo sui mercati si affiancherà a quello del Bund, creando una coppia capace di sostenere le sfide di Treasuries e quant’altro. Questi gli auspici, ma logicamente perché ciò avvenga occorre un Governo forte e stabile in Francia, possibilità oggi data al 50%, visti già i primi nervosismi e contrasti fra i diversi partiti di centro destra e centro sinistra.

Bund in tensione

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Se l’atteggiamento nei confronti degli Oat è quindi di attendismo, molto più chiaro appare il comportamento dei mercati nei confronti del Bund tedesco. L’essere passato in pochi giorni dal rendimento - per il decennale - dello 0,15% a quello dello 0,42% di venerdì è il segnale evidente di un’inversione che potrebbe diventare definitiva. L’obiettivo dello “yield” allo 0,48% appare quasi scontato per le prossime ore, ma da lì si aprirebbero scenari imprevedibili. Già toccato il 26 gennaio e il 10 marzo scorsi, rappresenta un tetto che riporterebbe indietro di oltre un anno, ovvero all’inizio del 2016, quando iniziò la discesa verso i tassi reali negativi.

Pressioni sulla Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie)

Intanto a Parigi si sentono le prime voci del mondo assicurativo, assai preoccupato per le evoluzioni del risparmio gestito più conservativo – assai forte oltralpe. Nessuno lo vuole ammettere ma le pressioni per un rialzo progressivo dei tassi primari si manifestano nei documenti interni delle leader del settore. Inevitabilmente Macron dovrà sentire anche queste voci, favorevoli a una visione meno rigorista della politica monetaria. Dopo le elezioni olandesi, austriache e francesi e il chiaro segnale europeista che ne è emerso, c’è già chi guarda alla scadenza del mandato di Draghi, prevista per il 31 ottobre 2019. Quasi un’eternità per la finanza ma molto meno per la politica, che si appresta a chiudere un’epoca. Le pressioni sulla Bce si faranno certamente sentire nel frattempo e proprio il Bund potrebbe diventare la vittima sacrificale di un movimento di lento incremento dei tassi che trova fautori in varie capitali finanziarie dell’Europa.

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