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Booster diverso dalle prime dosi è efficace e sicuro. Lo studio su Lancet

NAPOLI, CAMPANIA, ITALY - 2021/05/22: A female doctor is injecting a dose of vaccine with a syringe to a woman in the vaccination centre during the campaign for the 30-39 age group with the AstraZeneca vaccine, vaccinations will go on all night until 7 a.m. the following morning. (Photo by Antonio Balasco/KONTROLAB/LightRocket via Getty Images) (Photo: KONTROLAB via Getty Images)

Le dosi di richiamo contro il Covid riescono a rafforzare significativamente le difese immunitarie e dopo un primo ciclo a due dosi di vaccinazione antiCovid con AstraZeneca e Pfizer, la terza dose può essere effettuata anche con uno dei prodotti realizzati da Novavax, Janssen, Moderna, Valneva o Curevac, con risultati ottimi in termini di sicurezza e di efficacia. Questi, in estrema sintesi, sono i risultati dello studio COV-BOOST, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati dell’Ospedale universitario di Southampton, dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Oxford, che hanno valutato la possibilità di un secondo richiamo con un vaccino diverso da quello utilizzato per le prime due inoculazioni.

Il team, guidato da Saul Faust, ha coinvolto 2.878 adulti di età pari o superiore a 30 anni, che sono stati sottoposti all’immunizzazione con sei diversi booster a 10-12 settimane dopo il completamento del ciclo a due dosi con ChAdOx1-nCov19, sviluppato da AstraZeneca, o BNT162b2, prodotto da Pfizer-BioNTech. I volontari sono stati reclutati in 18 centri del Regno Unito tra il 1 e il 30 giugno 2021. Circa la metà del campione aveva ricevuto due dosi del vaccino AstraZeneca, mentre i restanti avevano completato il ciclo a due dosi con il vaccino Pfizer. Stando ai risultati del gruppo di ricerca, questa strategia è sicura e può portare a un incremento dell’immunità contro SARS-CoV-2 rispetto ai valori ottenuti somministrando i richiami a distanze di tempo più elevate.

I ricercatori evidenziano tuttavia una notevole variazione nelle risposte immunitarie osservate tra i partecipanti, che però non hanno riportato effetti collaterali gravi. Il lavoro, precisano gli scienziati, ha esaminato la risposta immunitaria piuttosto che l’efficacia nella protezione da infezioni o malattie gravi. I due parametri, osservano, sono strettamente correlati tra loro, ma restano comunque distinti, per cui sarà comunque necessario approfondire le indagini.

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Secondo la letteratura scientifica esistente e le indagini di popolazione, il ciclo a due dosi con ChAd e BNT è stato associato a una protezione rispettivamente del 79 e del 90 per cento contro l’ospedalizzazione e la morte per Covid-19, ma la capacità di contrastare l’infezione sembra diminuire con il passare del tempo. COV-BOOST ha esaminato la sicurezza, l’immunogenicità e la tollerabilità di sette diversi vaccini utilizzati come terza dose di richiamo dopo la somministrazione di ChAdOx1 e BNT162b2. Gli esperti hanno considerato i farmaci sviluppati da Novavax, Janssen, Moderna, Valneva o Curevac, oltre ai due vaccini di partenza. “I dati sugli effetti collaterali mostrano che tutti e sette i vaccini sono sicuri come terza dose - afferma Saul Faust, direttore del National Institute for Health Research Ospedale universitario di Southampton - con livelli accettabili di effetti collaterali infiammatori come dolore al sito di iniezione, indolenzimento muscolare, affaticamento. Tutti e sette i vaccini hanno potenziato l’immunogenicità della proteina spike dopo due dosi di AstraZeneca, mentre con i pazienti immunizzati con il ciclo a due dosi di Pfizer sembravano associati a risposte efficaci a seguito di una terza dose con AstraZeneca, Pfizer-BioNTech, Moderna, Novavax, Janssen e Curevac, con il richiamo Valneva che risultava meno efficace”.

Gli aumenti dei livelli di anticorpi proteici variavano significativamente tra i diversi farmaci, riportano gli studiosi. Dopo due dosi di ChAdOx1, la risposta immunitaria elicitata dal secondo richiamo era da 1,8 a 32,3 volte più elevata, a seconda del vaccino utilizzato. Tra i partecipanti che avevano invece completato il ciclo iniziale con BNT162b2, l’intervallo era da 1,3 a 11,5 volte superiore. A 28 giorni, tutti i risultati del richiamo erano simili per i partecipanti di età compresa tra 30 e 69 anni e quelli di età pari o superiore a 70 anni. Gli effetti collaterali riportati più frequentemente riguardavano affaticamento, cefalea e dolore al sito di iniezione ed erano associati a tutti i vaccini.

Solo 24 persone hanno manifestato effetti collaterali più gravi. “Il fatto che un’ampia gamma di vaccini che sfruttano diverse tecnologie possa essere impiegata come terza dose in modo efficace è davvero incoraggiante - commenta ancora l’autore - questi risultati sono importanti anche in vista di potenziali difficoltà legate alla logistica e alle catene di approvvigionamento”. Il gruppo di ricerca precisa che nei prossimi lavori verrà valutata l’efficacia dei booster a distanza di 3-12 mesi dalla somministrazione. Nei prossimi studi, concludono gli scienziati, sarà necessario esplorare anche la possibilità di somministrare diversi booster per il richiamo in una popolazione più variegata.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.