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Borsa Milano pesante su impasse debito Usa, inflazione UK, giù banche, Leonardo

L'ingresso alla Borsa di Milano

MILANO (Reuters) - Seduta pesante a Piazza Affari, bersagliata dalle vendite a causa dell'empasse sul tetto al debito Usa e per il dato odierno sull'inflazione in Gran Bretagna ancora elevato.

Sul fronte delle materie prime, torna a salire il prezzo del greggio sulle attese di un ulteriore taglio alla produzione di Opec+.

Un trader sottolinea che oggi prevalgono i timori di un rallentamento generale delle economie sulla scia di quello che sta accadendo negli Usa e anche per i nuovi casi di Covid in Cina.

Intorno alle 12,50 il Ftse Mib mostra un ribasso del 2,35%, vicina ai minimi di seduta. Volumi contenuti pari a 1,1 miliardi di euro.

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Tra i titoli in evidenza:

La lettera oggi colpisce un po' tutti i comparti con poche eccezioni, come nel caso di MEDIOBANCA che balza dell'1,4%, quasi in solitaria, con il mercato che apprezza il nuovo piano industriale al 2026 che prevede una più generosa remunerazione degli azionisti rispetto alle attese.

Pesante LEONARDO che arretra del 5% circa. Un trader sottolinea che lo stallo sul debito Usa mette incertezza un po' in tutti i comparti, incluso quello della spesa per gli armamenti e questo oggi spinge alle vendite.

Giù anche PIRELLI in flessione del 4,6% in linea con l'andamento dell'automotive e di STELLANTIS che arretra del 3,6%.

In forte calo il comparto bancario con l'indice generale in flessione del 4% ai minimi da oltre un mese e mezzo. UNICREDIT sta lasciando sul terreno il 4,8% e INTESA SP il 3,5%. Il peggiore è MPS (-6,6%) realizzata dopo i recenti rialzi del titolo. A livello europeo l'indice settoriale cede il 2,5% e gli istituti di credito italiani sono quelli più presi di mira quest'oggi.

L'incertezza sul debito Usa penalizza anche DIASORIN che cede il 3,2% alla luce del fatto che la società di diagnostica italiana è presente negli Stati Uniti da oltre 30 anni e, come riporta l'AD Carlo Rosa in un'intervista al Sole 24 Ore, il mercato americano è oggi il più importante con una spesa sanitaria pari al 16% del Pil rispetto alla media Ocse di 7/8%.

Infine, vendite copiose anche su MFE azioni A in calo dell'1,9% e azioni B del 3,3% dopo i risultati del trimestre che sono stati comunque migliori delle attese grazie all'apporto della controllata spagnola.

(Giancarlo Navach, editing Stefano Bernabei)