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Le Borse aspettano Fitch ma a Piazza Affari si guarda a Telecom

L'Europa si trova nuovamente faccia a faccia con i suoi problemi: se qualche tempo fa la protagonista in negativo era la Grecia, oggi lo è la Spagna e non per questioni economiche, pur avendo in passato incarnato proprio questo spettro con la crisi del suo sistema bancario, bensì con le aspirazioni indipendentiste della Catalogna, regione particolarmente ricca e storicamente insofferente alle imposizioni provenienti dalla capitale.

Telecom ancora al centro dell'attenzione

Ma in questo momento i giochi sono messi in stand-by, il che permetterebbe ai mercati del Vecchio Continente di riprendere fiato dopo le ultime performance di ieri che hanno visto tutte le borse europee chiudere in negativo con la maglia nera affidata al -1% del Ftse Mib.

Oggi invece si è partiti più speranzosi e alle 10 il panorama contava su un incoraggiante semaforo verde sia per Londra (0,25%) che per Parigi (0,3%) che per Francoforte (0,44%), arrivando al Ftse Mib (0,3%) con i suoi 22.201 punti. Sotto i riflettori il titolo di Telecom Italia (Amsterdam: TI6.AS - notizie) con Vivendi (Londra: 0IIF.L - notizie) sul piede di guerra e pronto a invocare il ricorso al tar del Lazio contro il decreto sul golden power approvato lunedì dal governo. Attualmente Vivendi è il primo azionista di TI con il 24% circa e una decisione del genere, per quanto non alteri la forza do controllo di Vivendi, potrebbe creare forti tensioni. Al vaglio dell'Agcom ci sarebbe un piano di scorporo che farebbe confluire gli asset della rete di Telecom in una nuova società in mano a Telecom stessa.

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Il caso Bridgewater

In agenda risaltano le comunicazioni di Fitch che arriveranno a mercati chiusi e riguarderanno il rating sovrano dell'Italia (BBB outlook stabile); ma il venerdì è giorno di rating visto che sempre di venerdì, ma questa volta il prossimo, 27 ottobre, si saprà la decisione di Standard & Poor's, sempre sull'Italia (BBB- outlook stabile). Un interesse quantomai opportuno, soprattutto alla luce delle recenti scommesse di Bridgewater contro il sistema Italia. Partito con una scommessa contro le banche (Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) , Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , BancoBpm, Ubi (Taiwan OTC: 6562.TWO - notizie) e Bper) successivamente Ray Dalio, numero uno del più grande fondo speculativo al mondo ha aggiunto alla sua lista anche Enel (Londra: 0NRE.L - notizie) , Generali (EUREX: 566030.EX - notizie) e Prysmian (EUREX: 3056144.EX - notizie) . Totale della scommessa: 1,1miliardo di dollari. Il pericolo? Prima di tutto per lui visto che, qualora il ribasso da lui sperato non dovesse arrivare, il fondo registrerebbe pesanti perdite.

Resta però il dubbio sulla tempistica di Bridgewater: sebbene sia innegabile che i titolo bancari abbiano visto un calo dopo l'annuncio della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) di voler mettere a punto nuove regole sul fronte dei crediti deteriorati, è altrettanto innegabile che, per quanto lentamente, i bilanci delle banche italiane siano in via di miglioramento.

Tra Fitch e Moody's

Innegabile che un eventuale irrigidimento delle regole sui Npl avrebbe conseguenti deleterie per il sistema di credito italiano, l'ultimo esempio in ordine di tempo è arrivato sia da Moody's che da Fitch. Non più tardi di qualche giorno fa entrambe le agenzie di rating hanno evidenziato nei rispettivi paper il problema dei Non Performing Loan ovvero i crediti deteriorati, vero e proprio macigno che sta zavorrando le banche tricolori, in un panorama che, come ricordava Moody's nel suo report "Banking System Outlook - Italy - Negative Outlook Reflects Continued Balance Sheet Fragility" non offre grandi opportunità di raccolta di capitali, senza contare la crisi reputazionale che serpeggia tra istituti e clienti, in particolare dopo i recenti scandali e le varie operazioni di salvataggio messe a punto dal governo. I Npl, nella view di Fitch, hanno raggiunto il livello insostenibile del 17% degli impieghi contro una media Ue poco superiore al 5,3%, un numero troppo forte e troppo alto per permettere agli istituti di garantire una redditività solida e costante come evidenziato dagli analisti che hanno redatto il "Sovereign rating overview". In quest'ultimo caso, però, si è potuto avere il vantaggio di far notare come i vertici politici avessero, per lo meno, preso coscienza della situazione e si siano attivati per risolverla.

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