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Borse deboli: tanta incertezza sulla riforma dell'Obamacare

L'ultima seduta della settimana è stata archiviata con il segno più dalla piazza azionaria giapponese che ha visto il Nikkei 225 salire dello 0,93%. Lo shopping è stato favorito dal parziale recupero del dollaro nei confronti dello yen, malgrado le incertezze che pesano ancora sulla riforma dell'Obamacare. Il voto è slittato ma il presidente Trump ha lanciato un ultimatum ai deputati repubblicani, dichiarando che oggi o si vota sulla sostituzione della riforma voluta da Obama oppure si accantonerà la proposta.

L'attesa per il voto Usa che avrà inizio nel pomeriggio italiano contribuisce a mantenere un po' al palo le Borse europee che dopo un avvio incerto si confermano tutte sotto la parità. Il Ftse100 e il Dax30 cedono entrambi lo 0,16%, lasciando più indietro il Cac40 che arretra dello 0,48%.

In Europa è stato diffuso l'indice PMI composito che nella versione preliminare di marzo è salito da 56 a 56,7 punti, al di sopra dei 55,8 punti del consensus, mentre l'indice PMI manifatturiero è cresciuto da 55,4 a 56,2 punti contro i 55,2 messi in conto dal mercato. Infine, l'indice PMI servizi è passato da 55,5 a 56,5 punti, superando anche in questo caso le previsioni fissate a 55,3 punti.

In Germania l'indice PMI manifatturiero a marzo si è attestato a 58,3 punti, al top da quasi 6 anni, in rialzo rispetto ai 56,8 di febbraio e oltre le previsioni che stimavano un calo a 56,5 punti. Sempre in Germania l'indice PMI servizi è salito a marzo da 54,4 a 55,6 punti, poco oltre i 54,5 messi in conto dal mercato.

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In Francia l'indice PMI manifatturiero riferito al mese in corso è aumentato da 52,2 a 53,4 punti, superando le aspettative della comunità finanziaria che guardava ad un rialzo a 52,5 punti. L'indice PMI servizi invece è aumentato da 56,4 a 58,5 punti, a fronte della stima di un dato invariato a 56,4 punti.

Intanto le vendite hanno la meglio anche a Piazza Affari dove il Ftse Mib ha provato a spingersi sopra i valori del close di ieri, salvo cambiare direzione di marcia e presentarsi negli ultimi minuti a ridosso dei 20.100 punti, con un calo dello 0,37%.

Tra le blue chips in controtendenza troviamo Ferrari (Xetra: 30092157.DE - notizie) che segna nuovi massimi storici con un rialzo dell'1,74% dopo che Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) ha confermato la raccomandazione "overweight" sul titolo, con un prezzo obiettivo a 72 dollari.
Bene (Londra: 0N6T.L - notizie) anche Italgas che si apprezza dell'1,37% sulla scia dei risultati del 2016, chiuso con un utile netto in calo da 345 a 226 milioni di euro, ma sostanzialmente in linea con le attese.

Segno più per Poste Italiane (Dusseldorf: 29884131.DU - notizie) con un vantaggio dello 0,24%, ma anche per Salvatore Ferragamo (Londra: 0P52.L - notizie) che avanza dello 0,4%, mentre nello stesso settore Luxottica (Milano: LUX.MI - notizie) resta sulla parità dopo che il Cda di Essilor ha approvato l'accordo sulla transazione con Delfin per la fusione con il gruppo italiano.

Prese di profitto sui bancari con Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) e Bper Banca in rosso di quasi un punto, seguiti da Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) e Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) che scendono entrambi dello 0,4%, mentre Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) cede lo 0,3%, seguito da Banco BPM che mostra un frazionale calo dello 0,07%.

Debole Telecom Italia che scende dello 0,37% dopo i dati definitivi del 2016.

Sul fronte macro Usa è in calendario il dato preliminare degli ordini di beni durevoli che a febbraio dovrebbero mostrare una variazione positiva dell’1,5%, in frenata rispetto al 2% precedente, mentre al netto della componente trasporti le stime parlano di un rialzo dello 0,5% contro la lettura invariata di gennaio.

Da segnalare anche il dato preliminare dell’indice PMI manifatturiero di marzo e in calendario troviamo un discorso di Charles Evans, presidente dela Fed di Chicago, ma a parlare sarà anche Robert Kaplan, a capo della Fed di Dallas, oltre a James Bullard, numero uno della Fed di St.Louis, oltre a John Williams, presidente della fed di San Francisco.

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