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Borse deboli. E il WSJ lancia l'allarme sui tassi negativi

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) borse d'agosto confermano un trend debole questa mattina, debolezza che non è vinta nemmeno dalla vivacità di una Wall Street che ha continuato ad aggiornare i propri record storici attirando, allo stesso tempo, però, le diffidenze di chi, come Marc Faber, interpreta questo trend come una conferma delle strategie adottate dalle grandi aziende attraverso buy back e M&A. Intanto i mercati vedono Piazza Affari che, nel primo quarto d'ora dopo le 12 arriva al limite della parità con il resto del Vecchio Continente caratterizzato dal segno rosso un po' ovunque: Londra a a -02%, il Dax a -0,5% e il Cac 40 a -0,4%.

La situazione in Europa

L'Europa inizia a guardare con allarme al surplus tedesco e soprattutto alle sostanziali disparità interne che vedono, tra le altre cose, anche il calo della produzione industriale francese. Proprio parlando di disparità e anomalie di sorta, è da sottolineare il minimo storico registrato sul Btp italiano con un livello a 1,1%, il tutto mentre avanza più di un sospetto sulla diffusione sempre più insidiosa dei tassi negativi e la loro eventuale efficacia. Nati come strumento (estremo?) per stimolare i consumi e favorire la circolazione del denaro, i tassi negativi si basano sul fatto che i soldi fermi in banca non rendono così come i titoli di stato e quindi sarebbe più proficuo spenderli, approfittando anche del fatto che depositare i capitali è una spesa anche per i singoli istituti di credito i quali, in teoria, avrebbero interesse nel prestarli per le spese dei privati, creando così domanda, riattivando in contemporanea la produzione e, infine, stimolando l'inflazione; purtroppo, però, stanno invece ottenendo l'effetto opposto e cioè quello di aumentare la propensione al risparmio, propensione che, in Italia, è già storicamente radicata e che è ulteriormente aumentata proprio di fronte all'aumento di sfiducia nel futuro.

E non solo nella Penisola

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Il WSJ , infatti, fa notare come, storicamente, il messaggio che arriva alla base dei consumatori, ogni qualvolta le banche centrali optano per questa scelta, non è “indebitarsi facilmente equivale a poter spendere di più” bensì l'esatto contrario e cioè “se si arriva a questo parossismo che stravolge le regole allora qualcosa non va”. Ecco allora che, numeri alla mano, si può notare come nelle zone dove il tasso negativo è realtà da tempo, in primis il Giappone, il risparmio sia notevolmente aumentato. In particolare Tokyo si trova in una situazione ancora più radicale in cui sono le stesse società a non voler investire preferendo restare cash: nei primi tre mesi di quest'anno contanti e depositi detenuti da società non finanziarie hanno registrato un +8,4% sul 2015.

La Germania e gli altri

Non solo, ma anche in Germania, nazione dove notoriamente si è molto propensi al risparmio, la cautela aumenta: stime Ocse sottolineano come proprio in Germania il tasso di risparmio sia aumentato del 9,7% nel 2015 con proiezioni che parlano del 10,4% nel 2016. Lo stesso discorso vale anche in Danimarca, Svizzera e Svezia, altre realtà in cui il tasso negativo è di casa e dove, in contemporanea, si è visto aumentare a livelli record il tasso del risparmio. Il legame stretto farebbe pensare che sia proprio l'idea di insicurezza che il tasso negativo trasmettere a creare il rapporto causa-effetto perché la propensione alla spesa non deriverebbe, in realtà, dalla capacità di indebitarsi, bensì da quella di riuscire a gestire autonomamente il rimborso e, in ultima analisi, dalla fiducia sul futuro, per lo più lavorativo e produttivo in generale. Una fiducia, o per meglio dire una mancanza di fiducia, che investe anche l'intero settore bancario europeo: l'acquisto di oro (asset che ha registrato +27% nei primi sette mesi dell'anno) è aumentato anche perché la fiducia nelle banche e soprattutto nella gestione che queste adottano sul patrimonio, è venuta meno.

Si teme per l'esperimento

Non solo, ma come sottolineato da Andrew Sheets, capo strategist cross-asset di Morgan Stanley a peggiorare la cosa è il fatto che il tasso negativo, ancora di più perché adottato su larga scala, è già di per sé una novità, un territorio inesplorato; il quadro generale, oltre alla ben nota Abenomics che da tempo ha incluso lo sconfinamento dei tassi in territorio negativo, include anche la Bce, che recentemente ha aperto la porta, sebbene solo per alcune voci, al tasso negativo mentre la Fed ha fatto intendere più di una volta che, in casi estremi non esiterebbe ad adottare la soluzione. Ultima, ma solo in ordine di tempo è la Bank of England la quale, in seguito alla Brexit, giovedì scorso è stata costretta a portare il costo del denaro al livello più basso della sua storia durata oltre 320 anni. Non è certo l'equivalente di un tasso negativo tout court, estremizzazione verso la quale Marc Carney si è detto contrario, ma certamente è una posizione forte.

Risparmiatori come cavie?

Per questo motivo la sensazione diffusa è quella di essere in un periodo di sperimentazione finanziaria e quindi, istintivamente, si preferisce premunirsi nel caso l'esperimento non vada a buon fine. Difficile riuscire a individuare i benefici, anche perché, come confermato dal governatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda, i vantaggi si manifestano sommessamente e solo sul lungo periodo saranno identificabili. Infatti da tempo le banche centrali sono impegnate in azioni di stimolo dell'economia che, dallo scoppio della crisi non hanno portato a grandi successi o comunque a risultati anche solo proporzionali alle energie messe in campo; a questo si aggiunga il fatto che le stesse istituzioni finanziarie, al di là di Quantitative Easing di vario tipo, taglio dei tassi e Ltro più o meno targettizzate come quelle fatte dalla Bce, non sembrano avere altre armi a disposizione.

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