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Borse europee incerte su crisi afgana e restrizioni cinesi

In un primo momento si è creduto che la crisi in Afghanistan fosse lontana dai mercati finanziari, poiché non vi sono lì importanti impegni economici e finanziari da parte di tante imprese internazionali e non troviamo neppure una borsa di scambio a Kabul.

Invece i timori si sono manifestati già a partire dal lunedì 16 agosto con un calo dei principali listini.

L’Afghanistan è ora visto come un “incubo geopolitico” come ha commentato Rabobank all’Economia del Corriere.

Se, infatti, in Afghanistan gli interessi economici diretti e quindi gli investimenti diretti sono tutto sommato molto esigui, quello che preoccupa è il risvolto geopolitico

Crisi in Afghanistan e geopolitica

Come scriveva ieri il Financialounge, a preoccupare gli investitori non è tanto la crisi in sé, dal momento che i talebani hanno dichiarato (a parole) di volere solo l’Afghanistan e di voler tessere rapporti bilaterali pacifici con tutti i paesi limitrofi e non solo.

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A preoccupare è l’influenza politica in particolare della Cina, la quale non è certo interessata ad espandersi geograficamente ma ha tutto l’interesse ad espandersi commercialmente.

E se bene riflettiamo, sotto il punto di vista tecnologico e infrastrutturale l’Afghanistan è un territorio vergine. La Cina con la sua tecnologia nelle telecomunicazioni (5G sopra tutti) con le sue aziende mobile come Huawei o Xiaomi, avrà modo di inondare il mercato afghano.

Ma anche le infrastrutture e non dimentichiamo le miniere di metalli rari di cui l’Afghanistan è ricco, metalli che servono in chiave di transizione energetica.

Qui la riflessione si potrebbe ampliare ponendosi la domanda perché le potenze occidentali hanno lasciato se il Paese è ricco di tali risorse. Non è chiaro, in Afghanistan è palese a tutti che si è creato un corto circuito in cui da tempo nulla funzionava per davvero.

La Cina, la Russia e i talebani potrebbero stringere accordi economici legittimi portando sotto la loro sfera di influenza il paese. Ma quando Biden si sarà ripreso dalla “botta” che si è dato da solo, resterà a guardare? E l’Europa, che ruolo vuole recitare?

Cina e i problemi interni

Cambiamo argomento.

La Cina non ama avere altri poteri intorno se non quello del partito comunista, quindi le società tecnologiche vanno addomesticate. Da qui il nuovo giro di vite da parte dell’antitrust cinese nei confronti delle società tecnologiche, che sta affossando i titoli high tech cinesi.

Questa volta le autorità cinesi si sono mosse sul piano del monopolio dei dati degli utenti e degli algoritmi, non vogliono che anche le big tech cinesi possano avere ampio accesso ai dati dei cittadini cinesi, come fa il governo centrale che ha riempito le città di telecamere per il riconoscimento facciale.

Sarcasmo a parte, ad Hong Kong i tecnologici hanno perso svariati punti percentuali, come Tencent che è crollata del -3,5% e Alibaba del -2,5%.

In prospettiva si può considerare un momento utile per comprare questi titoli a prezzi particolarmente scontati, ma ovviamente è il caso di attendere che la tempesta giunga al termine e che sui mercati cinesi torni un minimo di sereno, anche se variabile.

This article was originally posted on FX Empire

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