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Borse, Mediobanca: Piazza Affari avara di rendimenti ma Star eccelle

MILANO (Reuters) - Piazza Affari si conferma avara di soddisfazioni per chi ha investito nell'ultimo decennio, ma il segmento Star rappresenta un'eccezione offrendo rendimenti al livello delle più remunerative borse mondiali.

Se infatti 100 euro investiti in Borsa italiana a fine 2006 a settembre 2017 sono diventati 84, per lo Star il valore è circa il triplo, pari a 251 euro. Il rendimento complessivo (dividendi inclusi) delle società Star è stato pari al 9% medio annuo, contro il -1,7% della borsa milanese nel suo complesso.

E' questo il quadro che emerge dall'ultimo rapporto 'Indici e dati' a cura dell'Area Studi Mediobanca, giunto alle sua 71esima edizione.

Nella classifica internazionale Piazza Affari è in coda (ma accompagnata in termini di rendimenti negativi da Madrid, Mosca e Lisbona), mentre lo Star offre lo stesso livello di Copenhagen, seconda solo al Nasdaq (+12%).

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IMA E REPLY LE AZIONI MIGLIORI

Se si guarda ai singoli titoli, i rendimenti più elevati sono offerti da Ima e Reply, due società Star: nel decennio gli azionisti Ima hanno visto il valore del proprio investimento (dividendi inclusi) moltiplicato per 12,7 volte (rendimento medio annuo del 26,6%), quelli di Reply per 12,4 volte (26,4% medio).

Il raffronto con i Btp (4,9% medio annuo) è vincente soltanto per 40 dei 170 titoli della borsa italiana rimasti quotati in tutto il periodo preso in esame.

Quanto ai settori, il più redditizio è l'investimento in titoli industriali (2,6% medio annuo), di gran lunga migliore rispetto alle società assicurative (-3,4%) e ancor più alle bancarie (-10,4%).

Nel lungo periodo (gli ultimi 90 anni) l'inflazione viene battuta solo col reinvestimento delle cedole; al netto dei dividendi viene superata solo di rado. Esemplare il caso di Generali: investendo nel gennaio 1938 nella compagnia si sarebbe realizzato al giugno 2017 un rendimento medio annuo reale (netto dell'inflazione) senza i dividendi del 4,5%.

CAPITALIZZAZIONE PIAZZA AFFARI PARI A 31% PIL

In termini di capitalizzazione, il valore dell'Mta a fine settembre 2017 era pari a 550 miliardi di euro (31% del Pil). Ancora marginale, seppure in crescita, l'apporto dell'Aim con 4,7 miliardi.

Il settore industriale nel decennio si è portato dal 58% al 68% sul totale, a scapito prevalentemente delle banche, in arretramento dal 32% al 24% (nell'anno di crisi 2008 erano al 25%).

Il confronto internazionale per capitalizzazione vede Milano in 19esima posizione, dopo la Spagna e prima della Russia.

Nel 2017 si è interrotta la tradizione negativa della maggiore numerosità di cancellazioni rispetto alle società di nuova quotazione che si verificava costantemente dal 2010. Il saldo entrate/uscite per l'Mta è stato positivo sebbene di una sola unità, con 10 ammissioni (la più recente, il ritorno sul listino di Pirelli) a fronte di nove delisting.

AUMENTI CAPITALE: A UNICREDIT OLTRE UN QUARTO DEL TOTALE

Nel 2016 sono stati realizzati aumenti di capitale per 5 miliardi, importo inferiore di un quinto circa alla media dal 2007 (6,1 miliardi di euro).

Dal 2007 sono stati raccolti 95 miliardi (62% dalle banche e il 33% dall'industria). Gli istituti di credito si sono infatti presentati sul mercato con insistenza dal 2008 al 2017, ricevendo 64 miliardi. UniCredit con 27,5 miliardi ha totalizzato oltre un quarto degli aumenti raccolti nel decennio; sommando le quote di Mps (14%) ed Enel (8%) si giunge alla metà degli importi complessivamente richiesti al mercato italiano.

BORSA ITALIANA GENERA DUE TERZI UTILI LSE GROUP

Guardando alle società di gestione delle Borse, nel decennio successivo all'acquisizione (2007/2016) Borsa Italiana ha generato i due terzi circa degli utili del London SE Group (oltre che il 26% dei ricavi e il 28% del margine operativo netto), avvalendosi di appena il 17% dei dipendenti.