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Borse: scenario positivo, ma Piazza Affari richiede più cautela

Di seguito riportiamo l'intervista realizzata a Gabriele Cortigiani, esperto ricercatore dei mercati e autore del sito www.90trading.com .

I mercati azionari hanno reagito bene nel complesso alla vittoria di Trump negli Stati Uniti, tanto che a Wall Street sono stati battuti nuovi massimi storici. Quali riflessioni si possono fare sull’attuale situazione delle Borse e quali le sue attese nel breve?

E’ passata oltre una settimana dall’elezione di Trump e come dice lei i mercati finanziari, specialmente quelli statunitensi, hanno accolto favorevolmente il nuovo presidente degli Stati Uniti D’America.

Il Dow Jones ha battuto il suo record storico proprio nei giorni scorsi e, conseguentemente, il quadro tecnico globale non può che essere positivo. Molti titoli azionari USA, come del resto lo stesso Dow Jones, si stanno trovando in “territorio inesplorato” sui massimi di sempre.

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Calcolare target rialzisti in mercati che stanno battendo prezzi “mai visti” non è certamente semplice, ma non escludo che il Dow possa estendersi fino a 19.360 punti circa, livello ottenuto con le estensioni di Fibonacci misurando la discesa dai massimi precedenti del 15 agosto fino al “minimo Trump” del 9/11, battuto dal future durante la notte americana.

Prendendo come riferimento questa discesa e calcolando il valore 100 di Fibonacci sul massimo del 15/8 ed il valore 0 sul minimo del 9 novembre, possiamo vedere che la prossima estensione passa intorno ai 19.360 punti.

Per quanto riguarda gli indici europei l’attenzione va rivolta a quello principale che, ci piaccia o meno, resta il DAX di Francoforte. Anche in questo caso abbiamo avuto sulla candela del 9 novembre una forte spinta propulsiva rialzista ed osservando il quadro tecnico delineato nel corso di ques’anno possiamo notare come, dopo i minimi di febbraio, la Borsa Tedesca abbia formato degli interessanti massimi e minimi rialzisti.

Mi sto riferendo al massimo del 20/4, al minimo del 24/6, al massimo del 15/8 e al minimo del 9/11. Se le quotazioni dovessero rompere al rialzo la resistenza statica situata intorno ai 10.800 punti, è probabile che si possa assistere ad un recupero delle quotazioni fino a 11.400. La stagionalità, con l’avvicinarsi del Natale, sarebbe favorevole a questo scenario.

A Piazza Affari il Ftse Mib rimane confinato al di sotto dei 17.000 punti, incapace di interrompere la fase laterale in atto ormai da tempo. Con l’approssimarsi del referendum del 4 dicembre si aspetta ulteriori ripiegamenti?

Sul mercato italiano l’attenzione di molte persone è rivolta al Referendum del 4 dicembre, ma secondo il mio modesto parere l’esito del voto, qualunque esso sia, non rappresenterà il «market mover» sul FTSE MIB.
Che vinca il “SI” oppure il “NO” avremo sicuramente molta volatilità nelle prime ore di contrattazione post-voto, ma non credo che il quadro tecnico generale potrà essere condizionato dall’esito del Referendum Costituzionale.

Prendiamo ad esempio la Brexit: tutti si aspettavano che gli indici crollassero con l’uscita del Regno Unito dall’unione Europea, per ironia della sorte, o meglio, della Sterlina, l’indice che ha avuto performance migliori rispetto agli altri è stato proprio quello inglese.

Con Trump è successa la stessa cosa: la maggior parte degli operatori si attendevano ribassi catastrofici se fosse andato alla Casa Bianca “un personaggio” come Donald Trump, ma anche in questo caso abbiamo avuto rialzi su tutte le piazze borsistiche mondiali.

Ritengo che i mercati seguiranno comunque il proprio corso, sulla base dei grossi investimenti e dei miliardi che vengono spostati quotidianamente dagli Istituzionali e grandi investitori. L’alta finanza ha dimostrato negli anni che prevale sempre sulla Politica, quindi è molto più probabile che sia quest’ultima ad adattarsi alle decisioni di banchieri e investitori miliardari, non il contrario.

Tornando al FTSE MIB: siamo in una fase di compressione dei prezzi. Se guardiamo l’andamento da giugno ad oggi possiamo notare come le quotazioni siano “intrappolate” all’interno di un triangolo. Qualunque sia il lato del triangolo che verrà sfondato nei prossimi giorni starei molto attento ad eventuali falsi segnali, quindi in ottica operativa attenderei una seconda conferma dopo il breakout (se ci sarà).

Tra i livelli statici da tenere sotto osservazione c’è sicuramente area 16.000-15.750, perché se rotta al ribasso si aprirebbero preoccupanti scenari ribassisti. In ottica rialzista, invece, fin quando non verrà superato il lato superiore del triangolo, che si ottiene congiungendo i massimi di giungo e di ottobre, sarà molto difficile riattaccare area 18.000-18.500.

Come valuta l’attuale situazione del settore bancario a Piazza Affari? Ci sono dei titoli a cui consiglia di guardare in particolare in questa fase? Ci può fare qualche nome?

Esaminando l’indice di settore possiamo notare un quadro tecnico moderatamente rialzista, chiaramente se prendiamo come riferimento il minimo di luglio e non prima.

Osservando l’andamento delle quotazioni, infatti, è possibile notare massimi e minimi crescenti, nonostante i livelli di metà 2015 siano ancora molto lontani. Prima di intraprendere posizioni rialziste sui titoli bancari italiani attenderei che l’indice di settore vada sopra i 9.000 punti (al momento quota 8.190 circa).

Se invece vogliamo focalizzarci su qualche nome particolare non ho alcun dubbio a rammentare nuovamente MEDIOBANCA, che sta dimostrando una marcia in più rispetto agli altri.

Nella mia ultima intervista del 19 ottobre avevo detto che il segnale long su questo titolo era scattato (quotava circa 6,3 € per azione) e che l’eventuale target profit poteva essere identificato a 7 euro. L’operazione è andata bene, visto che il massimo è stato fatto qualche giorno dopo a 7,12.

Adesso, nonostante il trend di medio-breve periodo sia moderatamente positivo, attenderei il superamento dell’area di resistenza situata intorno a 7,30-7,45 € per azione, perché fino ad allora dobbiamo fare i conti con i venditori sopra 7 euro che potrebbero ostacolare la corsa dei tori.

Nel settore del lusso italiano ci sono dei titoli che meritano di essere seguiti con interesse? Ci sono delle storie su cui puntare ora?

Sì, nel settore del lusso ci sono due titoli che, a mio avviso, meritano attenzione sia dal punto di vista “long”, sia dal punto di vista “short”.
LUXOTTICA, ad esempio, dopo i forti ribassi che hanno portato i prezzi a 40€ per azione si è ripresa piuttosto bene. Dopo aver rotto al ribasso un importante supporto in area 42, che ha fatto “pensare al peggio”, è riuscita a riportarsi immediatamente sopra tale livello e, ad oggi, possiamo constatare una buona sequenza di massimi e minimi crescenti.

Si può quindi iniziare a pensare ad un cambio di trend che, secondo il mio parere, sarà confermato se le quotazioni si dovessero portare sopra i 50,45 € per azione, livello sul quale troviamo un massimo relativo importante.
Sopra quest’area si aprirebbe, pertanto, una buona conformazione tecnica ed eventuali ritracciamenti potranno essere interpretati come opportunità di acquisto.

Su GEOX, invece, sono ancora i ribassisti a dominare la scena e l’ultimo livello da monitorare lo possiamo trovare in area 1,73 che, se rotto al ribasso, può portare le quotazioni fino al minimo formato a maggio 2012 in area 1,38.

A livello intermarket ci sono degli aspetti che vuole segnalarci in particolare? A cosa consiglia di guardare in questa fase di mercato?

Negli ultimi 3 mesi abbiamo assistito ad una persistente debolezza su quasi tutti i principali asset: dal lato obbligazionario abbiamo un bund in discesa, dal punto di vista valutario abbiamo un euro che sta perdendo quota ed anche per quanto riguarda le materie prime possiamo notare un trend caratterizzato dalla debolezza.

Se cerchiamo rendimenti è inutile girarci molto intorno: se investiamo in modo consapevole adottando comunque una politica di riduzione del rischio cercando di diversificare al meglio il proprio portafoglio, ad oggi, è sempre opportuno continuare a premere l’acceleratore sull’azionario americano, che risulta essere l’asset con i rendimenti migliori.

Sulla base del mio personale punto di vista è per me doveroso far presente che ci stiamo trovando in una fase non ideale, causata della eccessiva correlazione tra i vari strumenti e, conseguentemente, va ad aumentare il rischio sui portafogli, nonostante siano strutturati e diversificati correttamente.

Come ho appena spiegato la maggior parte degli asset stanno puntando verso la medesima direzione e, conseguentemente, in assenza di correlazione inversa (necessaria per ridurre i rischi volatilità dei portafogli) è doveroso chiederci: cosa succederà nel momento in cui anche l’azionario perderà quota? Quale sarà lo strumento o gli strumenti che difenderanno i portafogli dall’eventuale volatilità?

L’ideale sarebbe che l’attuale correlazione vada a diminuire con il passare del tempo, così da poter trovare rendimenti altrove, altrimenti l’unica salvezza per gli investitori sarà rappresentata dalla corretta gestione del rischio e del money management, incassando piccole perdite, ma salvaguardando i capitali.

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