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Borse tentennano: resta incertezza sulle decisioni di Washington

Oggi le borse presentano un quadro variegato con il Ftse Mib che alle 12 risulta avere un vantaggio, seppur lieve, dello 0,15%. Ma si tratta di un risultato poco indicativo se raffrontato alle altre piazze di scambio che alla stessa ora registrano situazioni differenti: il Dax è a -0,4%, Parigi con il suo Cac40 a +0,24% e il Ftse 100 ondeggia sulla parità.

Il caos statunitense

Resta quindi, di sottofondo, una nota amara dettata dall'incertezza che arriva da Washington. Al di là dei rialzi da parte della Fed, ormai non più argomento del giorno, resta la pesantezza di una Casa Bianca al limite del caos dopo l'addio del consigliere presidenziale Gary Cohn e soprattutto la certezza che, eliminato l'ultimo ostacolo che si frapponeva tra i dazi e la loro applicazione, ostacolo rappresentato proprio dall'ex banchiere di Goldman Sach, l'arrivo delle tasse sui materiali importati sembrano essere ormai una certezza. Ma l'ex banchiere deve lamentare altri motivi di tensione con il Presidente Usa Donald Trump, motivi che risalgono all'estate scorsa ovvero quando, dopo gli scontri di Charlottesville (agosto 2017) Trump aveva usato parole di condanna troppo soft secondo Cohn contro i suprematisti bianchi. Non si sono fatte attendere le reazioni dell'Ue che, di ieri la notizia, dopo le parole di Trump sarebbe pronta a imporre i propri dazi del25% sulle merci importate dagli Usa. Nello specifico si tratterebbe di moto, bourbon e jeans, ma non è escluso che, sul medio periodo, possa anche estendersi ad altre voci. Indubbio che, di fronte ad una siuazione simile, la parola d'ordine è monitorare.

Le previsioni di Neuberger Berman

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A farlo è Erik Knutzen, chief investment officer multi asset class di Neuberger Berman che ricorda come la turbolenza di inizio febbraio altro non fosse che la manifestazione di un cambio di rotta. Da Neuberger Berman, però, non si guarda tanto alle prospettive di una guerra commerciale, qualto a specifici elementi presenti sui mercati. Stando a quanto da loro stabilito, si prevede che la fase matura dell'attuale ciclo economico possa proseguire anche oltre il 2020 purché si continui a restare in una sorta di equilibrio caratterizzato da inflazione contenuta entro livelli accettabili, tassi di interesse in aumento moderato e prevedibile così come anche moderato e graduale dovrà essere il drenaggio operato dalle varie banche centrali impegnate in un riordino misurato dei rispettivi bilanci.

In realtà, continua l'esperto, i mercati non sembrano conoscere la gradualità e spesso devono soffrire reazioni piuttosto nervose, il che potrebbe pregiudicare la situazione. Per questo motivo è bene, come detto, monitorare l'andamento di alcuni elementi. Lo scenario caratterizzato da crescita dei tassi, dell'inflazione e della ripresa, si è verificato relativamente in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto. Nello specifico ci sarebbero tre indicatori particolarmente importanti: l'inflazione, i tassi di interesse e il dollaro.

Cosa guardare

Di (KSE: 003160.KS - notizie) fatto l'inflazione rappresenta la causa scatenante della correzione: i mercati, visto l'aumento inaspettato dei salari, affiancato ad un Pil rafforzato e ad un continuo calo della disoccupazione, hanno reagito d'impeto. Secondo Knutzen quando il tasso di breakeven sul decennale Usa andrà oltre il 2,5%, allora la Fed potrebbe “modificare le sue politiche”. Questo almeno ufficialmente, perché secondo i loro studi, invece, il livello più probabile potrebbe essere il 3%. Da qui è facile passare al secondo punt, quello rappresentato dai tassi di interesse. Stando ancora alle loro proiezioni si parla del 3,25% per i Treasury Usa a dieci anni come livello massimo tollerabile dai mercati, soglia oltre la quale potrebbero verificarsi diverse reazioni.

Impossibile non citare il dollaro. L'ago della bilancia potrebbe essere, in questo caso, un livello di 105 contro lo yen giapponese e di 1,30 contro l'euro. Un dollaro troppo debole significherebbe che le altre valute si siano nel frattempo rafforzate, a tutto discapito dell'export rispettivamente di Tokyo e dell'Ue. Ma l'altro lato della medaglia potrebbe essere anche più pericoloso: un eventuale rafforzamento del biglietto verde porterebbe perturbazioni sul settore delle materie prime e sui mercati emergenti caratterizzati da un debito in dollari.

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