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Botox e Viagra non si sposano più

Sembrava cosa fatta e invece la fusione tra Pfizer (NYSE: PFE - notizie) e Allergan (NYSE: AGN - notizie) non avrà più luogo per colpa dell’imprevisto di turno incarnato, in questo caso, dalla crociata del governo statunitense contro le "inversioni fiscali” (tax inversion), e cioè tutti quei trucchetti e quelle strategie più o meno legali per riuscire ad evadere il Fisco a stelle e strisce.

160 miliardi svaniti

La madre di tutte le fusioni, un progetto che avrebbe smosso oltre 160 miliardi di dollari (e che invece smuoverà 150 milioni ovvero al penale che Pfizer pagherà ad Allergan) si è dovuto bloccare di fronte alle nuove norme che regolano le fusioni tra società, in particolare quelle tra un’azienda statunitense e una straniera, escamotage spesso sfruttato per permettere alla nuova nata di avere un trattamento erariale più favorevole e che anche in questo caso si era scelto: Allergan, più piccola, comprava Pfizer in modo che la prima, con sede a Dublino, potesse permettere il trasloco dell’americana in territorio irlandese, fiscalmente più accogliente (12,5% contro il 35% degli Usa), sfruttando allo stesso tempo le parti vantaggiose del fronte americano e cioè infrastrutture migliori e vantaggi per chi opera nella ricerca.

La frenesia da fusione

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Una notizia che arriva all’interno di un settore, quello farmaceutico, che ha puntato dalla prima ora verso il rafforzamento interno dettato dalla riorganizzazione delle grandi case, sempre a caccia di nuove, piccole realtà da inglobare, tanto da far sorgere il sospetto che molte delle operazioni avessero un motivo d’essere, più ampio sul fronte fiscale che non su quello finanziario.

Già a fine 2015 i numeri confermavano che in Nord America i volumi delle fusioni avevano superato le cifre registrate prima della crisi. Una spinta dettata anche dalla facilità con cui le società Investment Grade hanno potuto sfruttare facili capitalii: tradotto in cifre si parla di 600 miliardi di dollari per il 2015 contro i 390 miliardi dell’anno precedente.

La nuova legge made in Usa

Ma qual è stata la pietra d'inciampo? Nello specifico la stretta arriva dopo altri due tentativi fatti dal governo Obama per mettere dei paletti più stretti ai vari escamotage delle grandi aziende per fuggire all’estero o per meglio dire, lasciare all’estero i capitali creati su territorio statunitense sfruttando invece i vantaggi rimasti. Infatti le nuove norme prevedono che gli azionisti della società americana che prenderà il largo altrove, dovrà conteggiare per lo meno il 50% delle azioni della nuova nata, il che blocca sul nascere il facile squilibrio di fondo, giustificato solo dal reale intento fraudolento.

Primo risultato è stato quello di far saltare la fusione data ormai già per scontata. Il secondo è il -22% registrato da Allergan in borsa.

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