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BREAKINGVIEWS - Giappone, sacrificio Pil è prezzo equo da pagare per riforma fiscale

Un uomo e una donna seduti davanti a una fabbrica nell'area industriale di Keihin a Kawasaki, a sud di Tokyo. REUTERS/Toru Hanai

di Andy Mukherjee

SINGAPORE (Reuters) - Il sacrificio del Pil in Giappone è un prezzo equo da pagare per la riforma fiscale del Paese, resasi più che necessaria.

Il prodotto interno lordo del paese è crollato del 6,8% annualizzato nel secondo trimestre rispetto al primo, secondo la lettura preliminare.

Il calo, che gli investitori si aspettavano e che è stato ampiamente ignorato, è una diretta conseguenza dell'aumento delle tasse sulle vendite avvenuto lo scorso 1 aprile, il primo dal 1997. L'aumento di tre punti percentuali delle imposte ha spinto le famiglie a ridurre la spesa di un massiccio 19%.

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Ma per il primo ministro Shinzo Abe, una riduzione temporanea della domanda è un costo accettabile per sistemare le finanze pubbliche. Il peso del debito pubblico, che secondo il Fondo monetario internazionale salirà al 245% del Pil entro il 2019, rende cruciale per Abe andare avanti con la correzione fiscale.

Abe punta ad andare oltre a un secondo aumento delle imposte sulle vendite già previsto per l'anno prossimo. Questo perché l'austerity in Giappone non è un esercizio controproducente come in Europa e l'intervento fiscale non dovrebbe peggiorare il rapporto debito/Pil.

D'altro canto, il freno dovuto all'aumento delle tasse potrebbe già essersi esaurito.

Il sondaggio sull'acquisto dei manager mostra che l'attività manifatturiera si è espansa per il secondo mese consecutivo a luglio. Con stipendi, spesa dei consumatori e prestiti bancari in miglioramento, il Breakingviews Abenomics Index a giugno è salito al livello più alto degli ultimi 13 anni.

Abe insiste sulla riforma fiscale, e le prime indicazioni lasciano intendere che l'economia giapponese sia sopravvissuta allo shock. Ma se ulteriori aumenti delle tasse dovessero minacciare di strangolare le attività e portare ad una svolta deflazionistica, la Banca del Giappone potrà intervenire in soccorso con ulteriori rimedi di politica monetaria. Per ora, comunque, la banca centrale può permettersi di attendere e lasciare che Abe faccia le riforme promesse.

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