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Brexit, la May ha firmato. Qual è il destino degli stranieri che lavorano nel Regno Unito?

Donald Tusk riceverà alle 13.20 la lettera firmata da Theresa May
Donald Tusk riceverà alle 13.20 la lettera firmata da Theresa May che sancisce l’avvio delle procedure dell’articolo 50

Dopo 44 anni la Gran Bretagna lascia l’Unione Europea. Oggi è il giorno: Donald Tusk riceverà alle 13.20 la lettera firmata da Theresa May. Le procedure richieste dell’articolo 50 che dovrebbero concludersi tra due anni. “Nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”, aveva detto la premier britannica nei giorni scorsi, ipotizzando e anche un po’ minacciando la possibilità di una “hard Brexit”. Adesso si aprono tutte le questioni commerciali e di frontiere. Londra vorrebbe restare nel mercato unico, ma mettendo freni al libero accesso dei cittadini europei e senza più interferenze giurisdizionali della Corte Europea. Bruxelles ha subito fatto sapere: “Sei i cittadini Ue non potranno più entrare in Gran Bretagna, le merci britanniche dovranno pagare dazio”.

Una marea di interrogativi che aspettano di trovare risposte. E adesso sono preoccupati anche i lavoratori stranieri che vivono a Londra. Il destino dei 3 milioni di cittadini Ue residenti nel Regno Unito e del milione circa di britannici residenti nei 27 Paesi dell’Unione è uno dei punti più caldi del negoziato Brexit. Queste persone non saranno più coperte dal diritto di libera residenza nell’Unione, ma non è chiaro ancora da quando decorerebbe il termine su cui si sta discutendo di 5 anni di residenza richiesti per goderne. Sono già state messe in conto complicazioni burocratiche per richiedere la residenza nel Regno Unito: 85 pagine di moduli da compilare, per smaltire tutte le domande occorrerebbero 140 anni.

Theresa May wants a smooth legal transition into Brexit (Picture: Rex)
La premier britannica Theresa May

Chi sta organizzando un week end sotto il Big Ben o tra le Highlands scozzesi? Per il momento cambia poco. Anzi, chi paga in euro ha anche un potere d’acquisto maggiore, considerato il momento di difficoltà della sterlina. In futuro, però, le cose cambieranno drasticamente. Quando Londra sarà ufficialmente fuori dall’Unione europea non sarà più sufficiente la sola carta di identità per volare in Inghilterra, ma servirà il passaporto. Non sarà più valida la copertura garantita dalla tessera sanitaria europea e sarà necessario stipulare un’assicurazione. Rincari pesanti anche sul fronte dei biglietti aerei e per le tariffe di telefonia: il roaming non sarà più in Ue e quindi è facile prevedere aumenti vertiginosi per il traffico dati e per chiamate.