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Brexit: mercati europei ad un punto di svolta

Venerdì i britannici hanno scelto Brexit e l’impatto su Europa e mercati è stato molto pesante. Un punto di svolta per il Regno Unito e per l’Europa, che ora affronta uno scenario politicamente nuovo e carico di incertezze. Ieri a Francoforte si sono visti i ministri degli esteri della Ue che hanno invocato un rapido inizio delle trattative. Ci potrebbero volere due anni per completare le procedure di separazione. Tutte le banche centrali sono in massima allerta: la Banca d’Inghilterra si è dichiarata pronta ad iniettare 250 miliardi di sterline di liquidità per garantire il regolare funzionamento del mercato, alle prese con fortissime pressioni al ribasso. La Banca nazionale svizzera è intervenuta per fermare la corsa del franco, diventato una valuta rifugio dopo l’esito del referendum. Anche Bce e Fed sono pronte ad intervenire.

E' previsto per oggi l'incontro a Berlino tra il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il primo ministro italiano Matteo Renzi e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per fare il punto sulla situazione del post-voto referendario nel Regno Unito. La Merkel ha invitato i leader dei paesi fondatori dell'Unione europea a incontrarsi prima della riunione informale di mercoledì che si terrà a margine del Consiglio europeo: riunione informale, che vedrà, per la prima volta, la partecipazione di 27 Stati membri dell'Ue, senza Regno Unito quindi e si concentrerà sulle implicazioni politiche della Brexit ed il futuro dell'Unione Europea. Si mostrano comunque tutti abbastanza cauti pensando alle conseguenze per la stabilità economica e politica dell’UE. Bisognerebbe prendere in considerazione un probabile abbandono della Scozia, un possibile riacutizzarsi del dramma irlandese ed inoltre una probabile fuga da Londra di società finanziarie, banche e sedi di multinazionali.

Ftse Mib

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Anche se l’indice principale nella giornata di oggi sta registrando crescite intorno al 4%, l'intonazione del Ftse Mib rimane totalmente ribassista; dobbiamo però ricordare che questo periodo dell'anno è normalmente associato a dei cali. Questa evoluzione del mercato peraltro prescinde dalla Brexit, anche se poi è chiaro che un dato come quello di venerdì scorso non può che amplificare e accelerare il movimento in direzione del target. Nella giornata di ieri a Milano sono finiti in asta di volatilità (per problemi di validazione del prezzo di apertura il titolo ha aperto in ritardo rispetto agli altri) ben nove titoli del Ftse Mib: Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) , Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie) , Unipol (Dusseldorf: 18319160.DU - notizie) , Azimut (Milano: AZM.MI - notizie) , Mediaset (Londra: 0NE1.L - notizie) , Banco Popolare (Amsterdam: PB8.AS - notizie) , Ubi (Taiwan OTC: 6562.TWO - notizie) , Fca e Finecobank (MDD: FBK.MDD - notizie) . Mps risulta in ribasso del 12,4% e Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) cede oltre l'8% L'ondata di vendite colpisce comunque tutto il comparto bancario, mentre Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) resiste con guadagni superiori all'1%.

Mercato Obbligazionario

La vittoria del fronte favorevole a Brexit nel referendum britannico ha generato un clima di forte incertezza che, sul mercato secondario, ha fortemente penalizzato i titoli dei paesi periferici a vantaggio di quelli core, considerati più sicuri dagli investitori. Dopo aver toccato quota 190 punti base in apertura, lo spread Btp-Bund si è progressivamente sgonfiato nel corso della seduta di venerdì fino a chiudere a 161 bp (+30 bp rispetto a giovedì), con il rendimento del decennale tedesco che ha chiuso in ribasso di 14 bp a -0.05% e quello del decennale italiano che è salito di 16 bp a 1.56%. Tra i Paesi Core il decennale britannico è risultato in ribasso di 29 bp a 1.09%, mentre il Treasury decennale ha chiuso a 1.56%, in ribasso di 19 bp.

Mercato Valutario

La vittoria dell’opzione 'leave' nel referendum di giovedì in Gran Bretagna ha alterato in profondità le traiettorie finanziarie e gli equilibri dei maggiori tassi di cambio, con ampie escursioni, rispetto agli standard storici, in una sola giornata. Nella seduta di venerdì, le direzioni delle valute sono state: caduta della sterlina, indebolimento dell’euro, apprezzamento del dollaro.

Il cross euro sterlina sopra 0,82, ai minimi da marzo 2014 per la moneta britannica ed il dollaro-sterlina in area 0,8440, con il pound ai minimi trentennali. Il deprezzamento relativo dell’euro rispetto al dollaro trova fondamento nel fatto che la Brexit allunga ombre sulla tenuta dell'intero progetto europeo e tale clima finisce per pesare anche sull'euro, che quindi si è mosso in netto deprezzamento: il cross eurodollaro si muove appena sopra 1,10. La forte avversione al rischio sostiene invece il franco, tradizionale valuta rifugio. Il cross euro-franco svizzero è scivolato venerdì sotto 1.07 e stamane si muove appena sopra quel livello, sui minimi da agosto 2015.

Commodities

Tutta le attenzioni adesso vanno all’oro, il bene rifugio per eccellenza che nella giornata del crollo dei mercati dopo l’esito del referendum sulla Brexit, è tornato ai massimi da marzo 2014 fino a raggiungere 1.355 dollari l’oncia apprezzandosi di oltre il 4%. Già da inizio anno il metallo prezioso aveva segnato un rialzo superiore al 20%, mentre solo a dicembre 2015 i prezzi, al terzo anno consecutivo di declino, erano affondati sotto 1.050 $, a livelli che non si vedevano dal 2010. Ora la Brexit torna a far parlare di questo investimento considerato a “rischio zero”. Questa mattina però l’oro è in ribasso, perdendo lo 0,6%, e portandosi a quota 1.316,32 dollari.

Autore: Private & Consulting Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online