Buoni pasto verso l'addio? I supermercati potrebbero non accettarli più
Buoni pasto verso l'addio? Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potrebbero smettere di accettare i ticket.
Si tratterebbe di un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto.
A lanciare l'ultimo grido di allarme sono le principali associazioni dei settori interessati, ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT Confesercenti, Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio, che vogliono "accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto", alla vigilia della pubblicazione della gara BP10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip, e prima di "avviare azioni più drastiche".
Nel 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. A beneficiarne sono circa 3 milioni di lavoratori, di cui 1 milione dipendenti pubblici. Dei 500 milioni di buoni pasto, 175 milioni sono acquistati dalle pubbliche amministrazioni, che li hanno messi a disposizione di 1 milione di lavoratori. In totale, ogni giorno i dipendenti pubblici e privati spendono nei bar, nei ristoranti, nei supermercati i e in tutti gli esercizi convenzionati 13 milioni di buoni pasto.
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Sono due le priorità per le aziende: "La riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l'impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati". Nel corso delle ultime due gare Consip, 2018 e 2020, denunciano le associazioni, "gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9)". Questo meccanismo finisce per "scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale".
Peer questo i presidenti delle sigle riunite presso la sede di Fipe-Confcommercio hanno sottoscritto un manifesto nel quale si chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: "la salvaguardia del valore nominale dei titoli - un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l'esercente - e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici".
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