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Buzzi Unicem: venduta a piene mani

Forte ribasso per Buzzi Unicem (Londra: 0NVQ.L - notizie) che cede oltre 5 punti percentuali. La rottura di 22.60 euro ha fatto scattare il primo segnale di allarme. Ulteriori segnali negativi giungeranno sotto quota 21.90 euro (in particolar modo in chiusura) per il test a 21.15 euro in prima battuta. Oltre 23.70 e 23.93 euro (in chiusura) la situazione si ristabilirà e ci sarà la possibilità di assistere ad un ulteriore allungo, potenzialmente in grado di spingere le quotazioni fino a 24.70, ultimo ostacolo che separa il titolo dal max storico a 25.90 euro.

Evoluzione prevedibile della gestione

In avvio d’anno abbiamo registrato un andamento operativo tutto sommato coerente con gli sviluppi attesi per l’esercizio in corso; peraltro solitamente sono necessari almeno 6 mesi affinché la stagionalità tipica del primo trimestre sia assorbita e normalizzata. Riteniamo, quindi, opportuno confermare l’evoluzione prevista con l’approvazione del bilancio 2016, ovvero che a livello consolidato il margine operativo lordo ricorrente dell’intero 2017 possa esprimere una variazione favorevole rispetto all’esercizio precedente compresa tra il 5% e il 10%.

Dati primo trimestre

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Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo trimestre del 2017 i volumi di vendita realizzati dal gruppo hanno segnato una leggera crescita rispetto all’anno precedente. Dal confronto tra i due periodi, con il 2017 favorito da un maggior numero di giorni lavorativi (la Settimana Santa è caduta in aprile), risulta che le variazioni più decise sono state realizzate in Europa Centrale, particolarmente in Germania, dove la dinamica del settore costruzioni si è confermata in espansione ed in Italia, grazie alla ripresa dell’export. In Europa Orientale, lo sviluppo positivo in Repubblica Ceca, Ucraina e Polonia ha complessivamente più che bilanciato la flessione patita in Russia, mentre in Stati Uniti d’America le consegne a clienti sono state analoghe a quelle, particolarmente brillanti, durante lo stesso periodo del 2016.

In avvio d’anno si sono rafforzate le indicazioni favorevoli che segnalano il consolidamento delle prospettive di ripresa e l’accelerazione del commercio internazionale, favorite anche dalla spinta delle politiche espansive e dal rafforzamento degli investimenti in molte economie. Le stime di crescita del prodotto per il 2017 sono state riviste al rialzo per la gran parte delle maggiori economie avanzate, mentre sono rimaste sostanzialmente invariate per quelle emergenti. Negli Stati Uniti d’America la congiuntura si è rafforzata, grazie alla tenuta dei consumi privati e alla crescita degli investimenti; l’occupazione è risultata in aumento oltre le attese ed il clima di fiducia è sensibilmente migliorato. In Europa, l’espansione dell’attività economica si è consolidata, sospinta dalla domanda interna e dal forte recupero degli investimenti; la crescita di PIL nel primo trimestre è stimata in linea con quella del precedente periodo (+0,5%), con i maggiori Paesi dell’area, Germania e Francia, che hanno ottenuto +0,4% e +0,2% l’Italia.

Nelle economie emergenti, la crescita si è leggermente rafforzata in Cina grazie alla ripresa delle esportazioni ed al protrarsi degli effetti dello stimolo fiscale e monetario sulla domanda interna; ha moderatamente rallentato in India; si è mantenuta positiva in Russia, beneficiando della ripresa dei corsi petroliferi, mentre non ci sono ancora state indicazioni di ripresa in Brasile. Il consolidamento graduale del recupero globale rimane comunque soggetto a vari elementi di incertezza derivanti, tra l’altro, dalla possibilità che siano attuate politiche di protezionismo commerciale, con il rischio di ricadute negative sugli scambi e sull’attività economica complessiva. Nelle economie avanzate l’inflazione al consumo è aumentata, per effetto soprattutto della risalita dei prezzi dei beni energetici, mentre la componente di fondo ha registrato variazioni contenute. Nelle principali economie emergenti in febbraio l’inflazione è scesa, collocandosi a 0,8% in Cina, 3,2% in India, 4,6% in Russia e 4,8% in Brasile. I corsi petroliferi, dopo la risalita in seguito all’accordo di novembre tra i paesi OPEC ed alcuni paesi non OPEC, sono rimasti pressoché stabili, sino all’inizio di marzo, quando l’aumento di produzione negli Stati Uniti e l’accumularsi delle scorte hanno indotto una temporanea correzione al ribasso. Le condizioni dei mercati finanziari segnalano ottimismo sul rafforzamento della crescita internazionale e gli indici azionari sono aumentati in tutti i principali mercati. Confermando le attese, la Riserva Federale ha aumentato i tassi di riferimento del dollaro, mentre il Consiglio direttivo della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) ha confermato il grado elevato di espansione monetaria per il rialzo dell’inflazione nel medio termine.

Le vendite di cemento del gruppo hanno chiuso il periodo con un aumento del 4,5% rispetto al primo trimestre del 2016, attestandosi a 5,2 milioni di tonnellate. L’andamento dei volumi è risultato in crescita in tutti i Paesi di presenza, con l’eccezione di una contenuta flessione in Russia. Le vendite di calcestruzzo preconfezionato hanno realizzato una variazione favorevole più evidente (+9,1%) rispetto allo stesso periodo del 2016, attestandosi a quota 2,6 milioni di metri cubi. Il maggior numero di giorni lavorativi rispetto al primo trimestre del 2016, in cui la Settimana Santa era caduta in marzo, ha naturalmente favorito i risultati di vendita ottenuti.

L’effetto prezzi in valuta locale, rispetto al primo trimestre 2016, è risultato positivo in Stati Uniti, in Ucraina (spinto dall’inflazione) ed in lieve miglioramento in Polonia, mentre negli altri Paesi, salvo qualche caso in cui i ricavi unitari hanno espresso, trimestre su trimestre, una tendenza leggermente negativa, non ci sono state variazioni di rilievo.

Il fatturato consolidato è aumentato da 540,3 a 588,5 milioni (+8,9%), al lordo di un effetto cambio favorevole di 16,8 milioni. A perimetro e cambi costanti, il fatturato sarebbe aumentato di 5,8%. L’effetto volume e l’effetto prezzo, entrambi favorevoli, sono stati rispettivamente pari a 22,0 milioni e 5,5 milioni.

Indicatori alternativi di performance

Buzzi Unicem utilizza nell’informativa finanziaria alcuni indicatori alternativi di performance che, pur essendo molto diffusi, non sono definiti o specificati dai principi contabili.

In conformità alla Comunicazione Consob n. 92543/2015 e gli orientamenti ESMA/2015/1415 comunichiamo di seguito la definizione dell’indicatore utilizzato nella presente informativa.

Indebitamento netto: rappresenta un indicatore della struttura finanziaria e corrisponde alla differenza tra le passività e le attività finanziarie, sia a breve sia a lungo termine; rientrano in tali voci tutte le passività o attività fruttifere d’interesse e quelle ad esse collegate, quali gli strumenti finanziari derivati ed i ratei.

Autore: Pasquale Ferraro Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online