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Caccia alle occasioni in Europa

L’Europa torna a guardare le valutazioni e i fondamentali. Accantonate, almeno per il momento, le questioni legate al debito greco e a un possibile dissolvimento della zona euro, il problema di cosa mettere in portafoglio in relazione ai prezzi e all’andamento della regione è tornato di prepotenza nell’agenda degli investitori.

Dal punto di vista dei prezzi la situazione non è agevole, ma è migliorata in queste settimane grazie al forte sell-off prodotto dal crollo delle Borse cinesi. Nell’ultimo mese, l’indice Msci Europe NR Eur (fino al 31 agosto e calcolato in euro) ha ceduto l’8,42%, riducendo il guadagno da inizio anno a +7,39%. Risultato ancora superiore rispetto a quanto realizzato nell’intero 2014, in cui il paniere ha portato a casa un +6,8%. In una situazione del genere non sembra semplice andare a caccia di buy opportunity. Ma è davvero così? “In generale i titoli europei coperti dalla nostra ricerca trattano, mediamente, con un premio del 3% rispetto alle nostre stime di fair value”, spiega Alex Morozov, direttore della ricerca azionaria di Morningstar (NasdaqGS: MORN - notizie) . “Nonostante questo, alcune società interessanti, dal punto di vista dei prezzi e del vantaggio competitivo (Economic moat, Ndr) ci sono ancora”. Fra i nomi che ultimamente hanno attirato l’attenzione del research team di Morningstar ci sono ABB, Elekta, Millicom International e Lloyd Banking Group.

Il quadro macro
Ma al di là dei prezzi e del moat di queste aziende, le loro probabilità di crescita sono anche legate al quadro macroeconomico del Vecchio continente. Qui la questione diventa più spinosa perché gli indicatori non vanno tutti nella stessa direzione. Il Pmi manifatturiero è salito in luglio da 54,1 a 55,3, che rappresenta il livello più alto dall'aprile 2011. Il progresso è stato sostenuto dall'andamento degli ordinativi (sia esteri, sia domestici) e dalla crescita più diffusa della produzione (57,8 da 55,6). L'indice relativo all'occupazione è arretrato rispetto a giugno ma, arrivando a 54, ha segnalato che la tendenza all'aumento prosegue.

A giugno intanto, secondo gli ultimi dati Eurostat, la produzione industriale nell'Eurozona è scesa dello 0,4% rispetto a maggio. Nell'Europa a 28, invece, il calo congiunturale è dello 0,2%. A livello tendenziale l'indice dell'Eurozona è salito dell'1,2%, quello dell'Europa a 28 dell'1,7%. A maggio la produzione industriale era scesa dello 0,2% e dello 0,1%, rispettivamente nell'area euro e nell'Europa a 28.

Le grandi istituzioni internazionali, intanto, non riescono a nascondere un po’ di preoccupazione per la situazione della regione. “Senza una significativa accelerazione della crescita, alla Spagna ci vorranno quasi dieci anni e a Italia e Portogallo quasi vent’anni per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi”, ha spiegato il Fondo monetario internazionale in uno studio dedicato all'Eurozona e in cui si legge che “una disoccupazione alta probabilmente continuerà per un po’”. Per l’Italia in particolare, si stima che il “tasso naturale di disoccupazione (definito come il tasso di disoccupazione a inflazione stabile, Ndr) resti più alto di quello visto durante la crisi”. In Francia, invece, sarà (nel medio termine) a livelli pari a quelli della crisi, mentre in Spagna “scenderà in modo significativo rispetto a livelli senza precedenti, ma rimarrà sopra il 15% nel medio termine”.