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Cala la propensione al rischio

Propensione al rischio e petrolio

di Peter Rosenstreich

Sebbene permangano condizioni favorevoli alla propensione al rischio, i mercati finanziari sono diventati più cauti nei loro posizionamenti. Gli asset a rendimento elevato, inclusi i mercati emergenti e quelli azionari, hanno subito un generale rallentamento o si stanno prendendo una pausa prima di salire ancora, mentre barometri del rischio, come il petrolio e l’oro, hanno perso terreno. La liquidità è diminuita, gli operatori in cerca di rischio appaiono troppi e sopravvalutati. È fin troppo facile giocare a fare il commissario tecnico del lunedì, a partita finita. Poiché prevediamo che la presidente della Fed non segnalerà un rialzo a settembre, né farà chiarezza sulla direzione che prenderà la curva dei tassi d’interesse, ci aspettiamo un ritorno della propensione al rischio nel breve termine.

Tuttavia, visto il contesto rischioso, è improbabile che la flessione dei prezzi del greggio si fermi. Il ministro del Petrolio saudita, Khalid al-Falih, ha detto che finora non ci sono stati colloqui approfonditi su un intervento dell’OPEC per tagliare la produzione. Questa notizia ha ribaltato il rimbalzo dei prezzi di ieri, avvenuto sull’onda della notizia che a settembre l’Iran parteciperà a un incontro informale dell’OPEC in Algeria. Sono calate significativamente le aspettative sul raggiungimento di un accordo fra i principali produttori di petrolio per arginare l’eccedenza di produzione. Inoltre, la domanda probabilmente non si riprenderà, tenendo conto delle attuali previsioni deboli, soprattutto in India e Cina (un marginale miglioramento della domanda potrebbe avvenire nel nucleo duro dell’Europa, se i timori per la Brexit si dimostrassero infondati). Chi opera sul WTI dovrebbe mirare al supporto a 45 USD, costituito dalla media mobile a 21 giorni. Sul forex, le valute legate al petrolio come la NOK e il CAD dovrebbero continuare a fare peggio delle altre valute, perché il peso del calo dei prezzi del greggio non riesce a compensare il miglioramento della propensione al rischio.

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Yellen mette i mercati in attesa

di Yann Quelenn

Oggi non si prevede una volatilità marcata sui mercati finanziari prima del discorso della presidente della Fed Janet Yellen a Jackson Hole. Le probabilità che Yellen dia un segnale da falco rispetto un rialzo del tasso a settembre sono aumentate e ora si attestano sui livelli precedenti alla Brexit, intorno al 32%. È chiaro che, ancora una volta Yellen segnalerà il miglioramento del rapporto sul lavoro, nonostante i dati NFP contrastati e molto volatili degli ultimi mesi.

Anche i mercati azionari rimangono a guardare, l’S&P 500 ha chiuso in territorio negativo per il secondo giorno consecutivo. I movimenti ribassisti, però, sono stati molto leggeri, ciò indica che i mercati non vogliono scendere ancora e che ora attendono un segnale da colomba dalla Fed per continuare sulla loro strada verso nuovi massimi storici. A nostro avviso, è molto probabile che ciò avvenga. Anche i mercati obbligazioni attendono con impazienza il discorso di Yellen, mentre, a titolo di esempio, il rendimento del buono del Tesoro decennale negli ultimi mesi è tornato a salire e ora si avvicina all’1,6%.

Per quanto riguarda la valuta, il dollaro dovrebbe rimanere forte fintantoché ci saranno speranze di un rialzo del tasso nell’anno in corso. Evidentemente è in gioco la credibilità della Fed e riteniamo che la banca potrebbe applicare un piccolo aumento del tasso d’interesse esclusivamente al fine di salvaguardare la sua integrità. Ripetere all’infinito che ci sarà un rialzo del tasso e poi non intervenire è molto dannoso. Se arriveranno segnali da colomba, il dollaro potrebbe scendere ancora più e ciò peserebbe anche sui rendimenti USA. È chiaro che non ci troviamo in una fase di normalizzazione dei tassi, quanto piuttosto nel mezzo di una battaglia per la credibilità.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online