Calo drastico delle imprese artigiane nel 2019. In 10 anni -165mila
La Cgia di Mestre pubblica un nuovo report sullo stato di salute delle imprese artigiane italiane. Nel solo 2019, nei primi sei mesi di quest’anno, hanno chiuso definitivamente 6.564 imprese. E questo nonostante la stessa Cgia evidenzi come nel secondo trimestre si sia verificata una ripresa lieve del settore.
Il nuovo totale delle imprese italiane è quindi di 1.299.549. Solo il Trentino Alto Adige ha mantenuto un saldo positivo, le altre regioni hanno fatto registrare un numero di imprese artigiane inferiore al 2018. In testa l’Emilia Romagna con 761 aziende in meno, segue la Sicilia con 700 imprese artigiane in meno, quindi il Veneto con 629 artigiani in meno.
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La moria delle imprese artigiane
L’ufficio studi della Cgia di Mestre non esita a definirla la “moria, quella delle aziende artigiane”, una lenta decimazione che negli ultimi 10 anni ha portato alla chiusura 165.600 società di comparto.
I fattori scatenanti
Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, spiega i motivi della sofferenza di un settore che in Italia dovrebbe essere invece trainante.
“La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la mancanza di credito e l’impennata degli affitti, sono le cause che hanno costretto molti artigiani a cessare l’attività.”
Non è solo un problema di tasse, prosegue Zabeo è anche un problema di “rivalutare il lavoro manuale”, per troppo tempo considerato o non più utile o di scarso valore. Si è diffusa in Italia la percezione che essere artigiano significa accontentarsi di un lavoro di serie B. Ma ciò non è assolutamente vero!
“Negli ultimi 40 anni c’è stata una svalutazione culturale che è stata spaventosa. L’artigianato è stato dipinto come un mondo residuale, destinato al declino”, prosegue Zabeo.
L’artigianato deve rinascere a scuola
Servono investimenti importanti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra il percorso scolastico e il lavoro. Gli istituti professionali vanno rivalutati perché essi “sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese.”
Purtroppo gli istituti professionali sono stati culturalmente relegati alla serie B, come se chi li frequentasse lo facesse perché non ha vere prospettive per il futuro. Forte in Italia, infatti, la percezione che chi segue altri percorsi scolastici ha maggiori chance.
L’aumento dell’IVA va scongiurato
Se malauguratamente dovesse “scoppiare la bomba dell’aumento IVA”, le aziende artigiane potrebbero subire un drastico calo a causa di fatturati ancor più ridotti. L’aumento dell’IVA, infatti, dovrebbe essere del 3% sia per l’aliquota ordinaria che di quella ridotta.
I centri storici si desertificano
La chiusura delle botteghe artigiane causa anche la desertificazione dei centri storici, ma anche delle periferie urbane delle grandi città e dei piccoli paesi.
Insomma, non è solo un problema a carattere economico ma sociale.
Il decreto dignità che prevede per i Comuni sotto i 20mila abitanti la possibilità di azzerare le tasse locali ai piccoli artigiani che ampliano il locale o riaprono dopo uno stop di sei mesi, è un aiuto che va nella giusta direzione, riporta la Cgia di Mestre.
Dove operano le imprese artigiane del nostro paese?
Il 37,7% delle imprese artigiane lavora nel settore dell’edilizia, il 33,2% nei servizi, il 22,9% lavora nel settore produttivo e il 6,2% nei trasporti.
Ad essere stato colpito maggiormente proprio il settore dell’autotrasporto, una riduzione significativa si è avuta poi nel settore delle attività manifatturiere e quindi dell’edilizia.
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