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Calo spread già scontato nei prezzi delle banche italiane, SocGen salva solo Unicredit

Il calo dello spread Btp/Bund (oggi a 265 punti base) è ormai pienamente scontato nei prezzi delle banche italiane i cui fondamentali rimangono difficili. E’ quanto sostiene Societe Generale (Parigi: FR0000130809 - notizie) in un report di oggi sulle banche italiane in cui ha confermato il rating hold su Unicredit (Milano: UCG.MI - notizie) (target price alzato da 3,6 a 4,5 euro), su Ubi Banca (Milano: UBI.MI - notizie) (target price a 4,1 euro) e sul Banco Popolare (Milano: BP.MI - notizie) (target price a 1,60 euro). Mentre sono da vendere (sell) Intesa Sanpaolo (Milano: ISP.MI - notizie) (target a 1,25 euro) e Monte dei Paschi (Milano: BMPS.MI - notizie) (target a 0,18 euro).

Societe Generale osserva che il recente re-rating delle banche italiane (+13% in un mese rispetto all'Eurostoxx bancario) è il risultato del restringimento degli spread italiani, in quanto vi è una forte correlazione tra i prezzi delle azioni delle banche italiane e gli spread italiani dato che le banche italiane sono le più grandi detentrici di debito sovrano in Europa.

Sulla base dei fondamentali, la riduzione dello spread è uno sviluppo positivo per il costo dell'equity; il capitale (con una riduzione delle riserve negative AFS per migliorare il portafoglio obbligazionario mark-to-market); gli utili delle banche che hanno influenza sul finanziamento, il costo del credito e gli accantonamenti per perdite su crediti nell'ambito di una costante normalizzazione dello spread.

L'impatto sul capitale è immediato, mentre quello sugli utili richiede più tempo. La diminuzione di 100bp dello spread dal terzo trimestre va nella direzione giusta, ma SocGen avverte che ogni ulteriore miglioramento potrebbe essere oscurato da più cattive notizie sulla qualità dell'attivo. In particolare il broker rivolge la sua attenzione alle ingenti sofferenze delle banche italiane, che impediscono loro di un recupero di redditività, anche se la loro copertura è quasi in linea con i competitor europei.

"Le (Parigi: FR0000072399 - notizie) elevate sofferenze hanno riaperto il dibattito sulla bad bank, ma il dibattito non è rilevante per l'Italia, a nostro avviso", sostengono gli esperti della banca francese secondo i quali a 0,5 volte il PTBV 2013, a sconto del 44% rispetto ai competitor europei, e con un Rote 2013 del 4,4% (il 50% al di sotto dei peers europei), le banche italiane trattano a un premio implicito rispetto ai concorrenti europei del 15%.

Dunque, una riduzione di 100 pb dello spread è già nei prezzi delle banche italiane, "ma il differenziale si deve normalizzare stabilmente affinché si materializzi un rialzo degli utili e questo è improbabile date le imminenti elezioni e la scarsa visibilità sul loro esito", prosegue l'analisi di Societe Generale. "A questo punto, pensiamo che un potenziale catalizzatore per un re-rating dei titoli bancari italiani sia un miglioramento degli accantonamenti per perdite su crediti. Ma anche questo è sempre improbabile".

In generale gli strategist azionari della banca francese hanno un peso neutral sulle banche e quindi il broker mantiene una visione negativa sulle banche italiane. "Non abbiamo nessun rating buy sulle banche italiane ma ci piace Unicredit per la sua diversificazione geografica, la ristrutturazione in corso e il maggior potenziale di rialzo del Rote". Il trend della qualità dell'attivo in Italia resta il maggior rischio alla normalizzazione degli utili nel nostro Paese e gli analisti hanno tagliato leggermente le stime di eps 2012-2014 del 4,8% in media (anche se hanno alzato le previsioni sul 2014 del 3%).

In questo contesto, Unicredit potrebbe beneficiare delle misure di riduzione dei costi, del calo degli asset ponderati per il rischio al di sopra delle aspettative e di un potenziale interesse da parte di investitori strategici. "Ci aspettiamo che le attività in Italia di Unicredit raggiungano quasi il breakeven quest'anno: valutiamo il business italiano a un multiplo P/Bv pari a 0,2 volte, ben al di sotto di quello dei concorrenti diretti, con un P/Bv medio pari a 0,6 volte". Tra le banche italiane più piccole, invece, "ci piace Ubi Banca vista la ristrutturazione, i potenziali benefici in termini di capitale aggiuntivo e l'esposizione sovrana tattica", concludono gli analisti di Societe Generale.