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Il trasferimento del conto corrente diventa gratuito

Il trasferimento del conto corrente diventa gratuito

Non si è trattato della rivoluzione che alcuni avevano annunciato nei giorni scorsi, ma sicuramente il decreto legge varato ieri dal Governo cambia alcuni aspetti fondamentali nel rapporto tra i risparmiatori e le banche. I due punti principali riguardano la possibilità di trasferire il conto corrente gratuitamente, e in tempi brevi da un istituto all'altro, e la trasformazione in Spa delle principali banche popolari italiane. Cerchiamo di capire quali saranno le ricadute concrete.

Il conto corrente come il cellulare
Portabilità è un concetto che i consumatori hanno imparato a conoscere a proposito della telefonia mobile: in sostanza si mantiene lo stesso numero di telefono anche quando si decide di passare da un gestore all'altro alla ricerca delle migliori condizioni contrattuali. Qualcosa di simile si produrrà ora in ambito bancario, dato che i risparmiatori potranno trasferire il proprio conto corrente da una banca all'altra "senza oneri o spese" a loro carico. Inoltre gli istituti di credito saranno tenuti a garantire la rapidità del trasferimento: se ci metteranno più di 12 giorni, infatti, scatterà un rimborso proporzionale al ritardo e alle somme da trasferire.
L'obiettivo è favorire in tal modo la concorrenza sul fronte dell'offerta, a tutto beneficio dei risparmiatori. Di fatti, nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni, i conti correnti in Italia restano tra i più costosi a livelli europeo. Secondo l'ultima indagine annuale di Bankitalia sui costi dei conti correnti dellefamiglie,  le spese di gestione nel 2013 sono state pari a 81,9 euro (7 in meno rispetto al 2012), quindi quasi 7 euro al mese. Tuttavia, se si considerano anche gli  interessi e le commissioni su eventuali scoperti (nonché gli oneri fiscali), la spesa media sale a 97,1 euro.

Le banche popolari diventano Spa
Un'altra novità di rilievo contenuta dal decreto appena approvato riguarda l'obbligo di trasformazione in società per azioni delle principali banche popolari, quelle che hanno attivi per almeno 8 miliardi di euro. In ordine di grandezza si tratta di: Ubi Banca, Banco Popolare, Bpm, Bper, Creval, Popolare di Sondrio, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Popolare di Bari. Alla vigilia si era parlato di un possibile obbligo di trasformazione in Spa per tutte le popolari e le Bcc, ma poi si è optato per un'inclusione delle sole prime dieci banche, che comunque valgono un quarto del totale per attivi e impieghi. Finora questi istituti sono stati caratterizzati dalla natura cooperativa, caratterizzata dal principio "una testa, un voto". In sostanza tutti i soci hanno lo stesso potere decisionale, a prescindere dalle quote detenute. Un sistema ideato per favorire un maggiore legame tra gli istituti e i territori di riferimento, che tuttavia nel tempo ha prodotto inamovibilità dei vertici e autoreferenzialità (alle assemblee si presentano in massa a votare dipendenti e pensionati, mentre rara è la presenza di soci esterni, per cui le decisioni prese finiscono con l'accontentare solo i primi).

L'obiettivo della riforma è accrescere l'appeal di queste banche presso gli investitori istituzionali, e per questa strada favorire il processo di aggregazione tra le banche. Una strada obbligata per ridurre i costi e consentire la ripresa del credito alle famiglie e alle imprese.

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