Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • Dow Jones

    39.807,37
    +47,29 (+0,12%)
     
  • Nasdaq

    16.379,46
    -20,06 (-0,12%)
     
  • Nikkei 225

    40.168,07
    -594,66 (-1,46%)
     
  • EUR/USD

    1,0790
    -0,0040 (-0,37%)
     
  • Bitcoin EUR

    65.547,52
    +1.697,48 (+2,66%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • S&P 500

    5.254,35
    +5,86 (+0,11%)
     

Anche il cambio EUR/USD risente della crisi catalana

Peggiora la situazione in Catalogna: il governo centrale di Mariano Rajoy ha annunciato che la risposta inviatagli da Carles Puigdemont, presidente della Generalitat catalana, è stata giudicata insoddisfacente.

L'evolversi della situazione

Per questo motivo Madrid sospenderà da sabato le regole che autorizzano l'autonomia della regione e, di fatto, procederà per lo scioglimento del Parlamento catalano. Di (KSE: 003160.KS - notizie) fronte all'intransigenza spagnola, persino Marta Pascall la coordinatrice generale del PDeCat, partito che raggruppava gli ultimi recalcitranti verso l'indipendenza che non vedevano di buon occhio l'addio a Madrid, ha invece sottolineato che le forze politiche catalane sono compatte a favore dell'azione di indipendenza e che quindi, qualora Madrid procedesse verso le sue intenzioni, la sospensione dell'indipendenza annunciata dallo steso Puigdemont al parlamento all'indomani della vittoria del referendum, verrebbe revocata. Puigdemont incassa anche l'appoggio di Esquerra republicana di Oriol Junqueras, e, prima ancora, quello della Cup, la formazione indipendentista di antica data. Una situazione che si sta drammaticamente avvitando su se stessa: nelle ultime ore, al fine di evitare una pericolosa escalation soprattutto di nervi, Rajoy aveva offerto la sospensione dell'articolo 155 in cambio di nuove elezioni in Catalogna. Proposta respinta. Guardando al calendario si scopre poi, che il voto catalano con il quale si dovrebbe ufficializzare l'indipendenza, lo stesso voto che nel famoso discorso del presidente catalano fu di fatto congelato, potrebbe arrivare sabato e coincidere, quindi, con il voto del Senato madrileno che, invece, guarderebbe dalla parte esattamente opposta. Un ultimo margine i speranza arriverebbe, però, proprio dalla tempistica per così dire "tecnica": una volta ufficializzata la chiamata per l'applicazione dell'articolo 155 (che richiede la maggioranza assoluta), tecnicamente ci sarebbero una decina di giorni prima che possa essere resa effettiva, uno spazio di manovra per possibili trattative in extremis.

EUR/USD

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Ma a questo punto, con l'opzione nucleare sul tavolo che diventa uno scenario a dir poco concreto, anche i mercati avvertono la tensione: il cambio Euro Dollaro viaggia al di sotto del livello 1,18 già in prima mattinata arrivando a testare 1,1797, per poi virare a 1,1822, il livello più alto delle ultime tre sedute. Il nervosismo si evidenzia anche sullo spread Bonos/Bund che arriva a 127 punti base mentre quello Btp/Bund si trova attualmente a 166,3 punti base. Ma ad influire sul cambio EUR/USD c'è anche un altro fattore: il meeting della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) di giovedì prossimo durante il quale Mario Draghi, governatore della Banca Centrale, potrebbe fornire dettagli sul piano di riduzione del Qe. Le previsioni della maggior parte degli esperti parlano di una riduzione estremamente calibrata degli acquisti su un prolungamento, nel tempo, del piano; tradotto in numeri è possibile che presto ci si trovi di fronte ad acquisti per 30 miliardi di euro per altri 9 mesi, come hanno pronosticato da Bank of America (Swiss: BAC-USD.SW - notizie) -Merrill Lynch, aggiungendo che un eventuale rialzo sui tassi non arriverà prima del primo semestre 2019. Diversa (Amburgo: XA6.HM - notizie) , invece, la posizione di Hsbc: da loro si pensa ad un'estensione del QE di sei mesi a un ritmo di 40 miliardi di euro di acquisti.

BCE

Intanto Ewald Nowotny, membro del consiglio esecutivo della Bce e governatore della Banca centrale austriaca, ha tenuto a precisare che la Banca centrale europea non deve necessariamente raggiungere il proprio obiettivo di un'inflazione vicina, ma sotto il 2%, per dare vita alla politica di riduzione degli stimoli monetari. Ad anticipare le intenzioni del board è stato anche Villeroy de Galhau, governatore centrale francese e anch'egli membro del consiglio della Bce, il quale vede come opportuna un'adeguata riduzione degli acquisti di asset in parallelo, però, al mantenimento degli altri strumenti a corollario della strategia di supporto ai mercati. Una view dovish o per meglio dire che cerca di conciliare in maniera morbida le esigenze di un cambio di strategia chieste a gran voce soprattuto dall'ala dei rappresentanti delle nazioni dell'Est e sostenute dalla Germania con le ultime dichiarazioni di Jeins Weidmann, numero uno della Bundesbak che lamenta una politica da parte dell'istituto di Francoforte, ancora troppo accomodante.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online