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Carige, Bonomi interessato a quota significativa ma trattativa difficile su prezzo

di Andrea Mandalà

MILANO (Reuters) - Il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi è interessato ad entrare in Banca Carige con una "quota significativa" per diventare il primo socio della banca ma la partita che sta giocando con la Fondazione Carige, attuale azionista di riferimento dell'istituto genovese, è complessa e il risultato ancora incerto.

Molto dipenderà dal prezzo a cui l'ente è disposto a cedere parte della propria quota, attualmente pari al 19% ma destinata ad assottigliarsi in vista dell'aumento fino a 700 milioni chiesto dalla Bce, e dal raggiungimento di eventuali accordi di governance, anche se in concreto i temi non sarebbero stati ancora affrontati tra le parti.

E' quanto spiegano fonti vicine al dossier mentre la prospettiva dell'arrivo di un forte azionista privato spinge al rialzo il titolo Carige che, dopo avere archiviato il 2014 con un pesante -70% e toccato un minimo lo scorso 23 dicembre a 0,0522 euro, prova a risalire la china guadagnando quasi il 16% da inizio anno.

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Oggi Carige ha chiuso con un rialzo del 2,77% a 0,0630 euro.

Le scommesse si sono rafforzate negli ultimi giorni dopo che Bonomi, attraverso Global Resort, ha deciso di ritirarsi dalla partita a colpi di Opa per la conquista della società francese Club Med potendo quindi concentrarsi sul dossier genovese.

"Al momento c'è solo una riconferma dell'interesse che Bonomi ha già manifestato in occasione del precedente aumento di capitale di Carige e che non si era concretizzato in primo luogo per una questione legata alla valorizzazione della quota che sarebbe passata di mano", dice una fonte.

Mancato l'accordo, la Fondazione aveva quindi venduto sul mercato ottenendo meno di quanto aveva preventivato ma comunque riuscendo a dotarsi dei mezzi finanziari per sottoscrivere la propria quota di competenza, scesa intanto al 19%, dell'aumento di capitale da 800 milioni della scorsa estate.

Gravata da un indebitamento finanziario e operativo di 120 milioni di euro (in linea al valore dell'intera quota di Carige ai prezzi attuali) di cui 80 circa nei confronti della stessa banca, la Fondazione guidata da Paolo Momigliano ha bisogno di recuperare altre risorse per coprire i debiti e potere sottoscrivere il nuovo aumento anche se con una quota molto ridimensionata.

BONOMI NON INTENZIONATO A OPERAZIONE OSTILE

L'intenzione dell'ente sarebbe quella di monetizzare al meglio parte della quota chiedendo un premio per la cessione del controllo e continuare a mantenere un ruolo nella banca.

Da parte sua Bonomi non sarebbe intenzionato a riconoscere un premio su un titolo che, a parte qualche acquisto speculativo, secondo gli analisti è destinato a rimanere sotto pressione in vista dell'aumento di capitale molto diluitivo (Carige capitalizza 630 milioni circa) che potrebbe partire a giugno.

"Anche questa vo1ta si tratta di verificare il prezzo e le condizioni di governance. Molto dipenderà dalle decisioni che prenderà la Fondazione e da come verrà esplicitato l'interesse di Bonomi considerando che quest'ultimo non vuole fare operazioni ostili pur puntando ad una quota significativa che gli possa permettere di guidare la banca come fatto in Bpm" dice la fonte.

Un primo passo sarebbe dunque quello di cercare un accordo per rilevare dalla Fondazione un pacchetto di azioni, siglando eventualmente anche un mini-patto di sindacato, per poi raggiungere, anche rastrellando diritti dell'aumento di capitale, quella quota che gli permetterebbe di diventare il primo socio di Carige.

Indiscrezioni stampa parlano del 20% ma per le fonti è ancora presto per avanzare ipotesi e la situazione è molto fluida.

"E' plausibile che se Bonomi decide di investire punti ad una quota tra il 20 e il 25%" sostiene una seconda fonte ricordando che con le nuove norme in materia di Opa la soglia per l'offerta obbligatoria scatterebbe al raggiugimento di una partecipazione del 25%.

Quanto ai tempi, eventuali decisioni non sono dietro l'angolo, anche perché si attende a inizio del mese prossimo il via libera definitivo della Bce al piano per coprire lo shortfall emerso negli stress test per poi proseguire formalmente con l'iter dell'aumento che dovrà essere sottoposto all'assemblea dei soci, ma non sono escluse accelerazioni.

Uno scenario ancora più lontano, e comunque post-aumento, è quello relativo ad eventuali aggregazioni. L'eventuale ingresso di Bonomi accende inevitabilmente le speculazioni di mercato di un matrimonio con Pop Milano, operazione che avrebbe una buona logica industriale ma piena di ostacoli, primo fra tutti le diverse regole di governance delle due banche.