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Che cos'è lo scudo penale richiesto da Arcelor Mittal?

(Photo: KURT DESPLENTER/AFP via Getty Images)
(Photo: KURT DESPLENTER/AFP via Getty Images)

Fra le ragioni alla base dell'abbandono dell'Ex-Ilva da parte di Arcelor Mittal ci sarebbe lo stop allo scudo penale imposto dal governo.

Lo scudo (o immunità) penale, infatti, costituiva per il gruppo siderurgico “un presupposto essenziale” su cui” era stato fatto “esplicito affidamento e in mancanza del quale non avremmo neppure accettato di partecipare all'operazione né, tantomeno, di instaurare il rapporto disciplinato dal Contratto” - si legge nella nota di retrocessione con cui Arcelor Mittal motiva in via ufficiale la fine dei suoi rapporti con Taranto.

Ma in cosa consiste esattamente lo scudo penale?

Si tratta di una norma in base alla quale i rappresentanti dell'azienda non possono essere perseguibili giuridicamente, anche in caso di violazioni legali durante l'attuazione del piano ambientale dello stabilimento (ossia per questioni legate all'inquinamento prodotto dall'acciaieria). Grazie a tale scudo, insomma, la protezione legale dei gestori di Arcelor risulta garantita legalmente a partire dall'acquisizione della fabbrica fino alla scadenza concessa per il risanamento ambientale nel 2023.

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Com'è nata l'idea dello scudo e perché è stato eliminato

Lo scudo penale era stato pensato dal governo Renzi nel 2015 come soluzione per riportare a nuova vita l'ex Ilva (allora gestita dai commissari) e per invogliare nuovi acquirenti a risollevare il destino della città portuale pugliese.

Arcelor Mittal a quei tempi non aveva ancora presentato l'offerta, ma è chiaro che la garanzia di una protezione penale - come d’altronde confermato nella nota di retrocessione - abbia rappresentato per la compagnia un punto fondamentale per proporsi come nuovo gestore (prima tramite affitto e poi tramite acquisizione) dell'impianto siderurgico.

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Lo scudo è quindi stato introdotto nel 2015 ed è durato fino al 2019 (nel 2018, intanto, è entrata in gioco Arcelor Mittal). Ad aprile 2019, durante il governo Lega-M5s, l'allora ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio ha deciso di eliminare l'immunità per Arcelor, ritenendola “un privilegio ingiustificato” e fissando al 6 settembre il termine ultimo di “applicazione dell’esonero dalle responsabilità”.

Secondo i sindacati a cui si è appoggiata Arcelor, il cambio di regole da parte del governo non è stato legittimo. Da qui, la decisione finale del gruppo siderurgico, che ha annunciato la recessione dal contratto e l'abbandono dello stabilimento.