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Le elezioni Usa rischiano di far chiudere una fabbrica bellunese?

Cosa c'entra Trichiana, provincia di Belluno, poco meno di 5000 abitanti ed una fabbrica con 668 dipendenti che rischia di chiudere entro pochi mesi con le presidenziali americane? Apparentemente poco, in realtà il collegamento c'è ed è più di una semplice suggestione. La Ceramiche Dolomite, fondata nel 1965 sfruttando i benefici della Legge Vajont, nel 1999 sfornava 2 milioni di pezzi all'anno con un fatturato da 80 milioni di euro e il 20% del mercato italiano.

Forte di questa situazione invidiabile venne acquistata dal gruppo statunitense American Standard che la inglobò nella Ideal Standard Italia. Sembra una storia di successo: 2000 addetti, 5 sedi produttive solo nel nostro paese, un fatturato da oltre 300 milioni di euro ed una produzione da 8 milioni di pezzi all'anno, ma dopo 5 anni la decisione dei proprietari americani è di cedere in blocco le attività legate alla produzione di sanitari alla Bain Capital per 1,76 miliardi di dollari concentrandosi sul business dei condizionatori.

La Ceramica Dolomite passa dunque nuovamente di mano e finisce fra le controllate del fondo di private equity fondato nel 1984 a Boston dall'allora uomo d'affari Mitt Romney, poi divenuto governatore del Massachusetts ed oggi candidato alle presidenziali del prossimo novembre per i Repubblicani contro Barack Obama. Siamo nel 2007, in quel momento mancavano 12 mesi all'esplosione della prima crisi finanziaria ed è lì che Bain Capital, per contenere le sue perdite, decide di scaricare parte dei debiti sulle sue controllate italiane, compresa l'Ideal Standard.

Questo genere di operazioni sono proprio fra quelle finite nel mirino dei detrattori di Romney. Durante la campagna per le primarie repubblicane, che l'ha visto prevalere fra gli altri sull'ultraconservatore Rick Santorum, l'immagine di "uomo d'affari di grande successo" è stata smontata citando i casi nei quali Bain Capital ha acquistato imprese per poi cannibalizzarle e lasciarle sull'orlo del fallimento con le inevitabili ricadute occupazionali.

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Oggi la fabbrica bellunese, ma il discorso include in misura diversa gli stabilimenti di Brescia, Roccasecca e Orceanico, potrebbe finire per chiudere i battenti nonostante i lavoratori abbiano già accettato un contratto di solidarietà (in soldoni meno ore di lavoro ed uno stipendio in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali) che scadrà l'anno prossimo. Nel 2012, almeno secondo i sindacati, da Trichiana sarebbero dovuti uscire 2,5 milioni di pezzi, difficilmente si arriverà ad un 1,5. Appare fondata la preoccupazione che, al netto dell'intervento dello Stato, ci sia il rischio di un cospicuo taglio dei dipendenti o addirittura di una chiusura della fabbrica.

Delia Murer, deputato del Partito Democratico, ha chiesto in un'interrogazione ad hoc al governo Monti, nella persona dei ministri Passera e Fornero, di farsi carico di una situazione che potrebbe avere gravissime ricadute sociali: dei 668 dipendenti appena il 5% sono vicini alla pensione, gli altri rischiano di essere espulsi dal processo produttivo.

Gli spin doctor di Obama cercheranno di convincere gli elettori americani che lo sfidante repubblicano è uno squalo senza scrupoli: il caso della Ceramiche Dolomite potrebbe finire fra gli esempi delle pratiche spregiudicate messe in atto dalla Bain Capital.